7 Feb 2024

Le comunità che salvano i territori: la lotta del comitato Salviamo il Lago Bianco

Scritto da: Lisa Ferreli

Salviamo il Lago Bianco è un comitato spontaneo nato per impedire i lavori "inaccettabili" nell'area inserita del Parco Nazionale dello Stelvio. Abbiamo intervistato Marco Lanciani, portavoce del comitato che da tempo lotta per difendere l'area inserita nel Parco Nazionale dello Stelvio. Al centro della protesta, un'opera per lo sfruttamento delle acque del Lago Bianco come bacino di compensazione per l'innevamento artificiale a Santa Caterina Valfurva.

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Lombardia - Pompare l’acqua di un lago situato nell’area di un Parco Nazionale e di una Riserva Naturale Statale per trasformarla in neve artificiale. Succede nel Lago Bianco, cuore di una tra le aree protette più vaste delle Alpi, il Parco Nazionale dello Stelvio. La Regione Lombardia nel 2016 ha deciso che le sue acque possono essere utilizzate per l’innevamento artificiale delle piste nel Comune di Santa Caterina Valfurva. In un angolo di mondo prezioso, che dall’ultima glaciazione è custode dell’ultimo lembo di tundra artica, oggi compaiono i segni di scavi e trivellazioni, mentre le istituzioni “latitano”.

Il tutto avviene nonostante l’area sia parte della Rete Natura 2000, ovvero quella rete ecologica istituita per garantire il mantenimento degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari. Le comunità che vivono nella zona che attorno al Lago Bianco negli anni si è costruita, non sono però intenzionate al pieno, tacito assenso. Hanno scelto di sommare al valore ambientale quello civile, rendendo il luogo un «simbolo di resilienza e disobbedienza civile».

Si era già occupato di questa vicenda il nostro Andrea Degl’Innocenti in una puntata di Io non mi rassegno dello scorso ottobre, ma oggi torniamo sull’argomento dato che purtroppo le novità – non tutte positive – continuano a susseguirsi. Lo facciamo con Matteo Lanciani di Salviamo il Lago Bianco, comitato dal quale proviene il grido che negli ultimi anni si è levato contro «uno scempio che sta avvenendo sotto gli occhi di tutti».

lago bianco
La possibilità di sciare è legata al clima, ma in questo caso sembra che si voglia agire sulle conseguenze del cambiamento climatico non con politiche di tutela ma con azioni che paiono voler spremere il territorio fino all’ultima goccia. Ѐ così?

Se i cambiamenti climatici non portano la neve, la neve porta cambiamenti climatici. Neve artificiale, nel secondo caso. Quello che è stato fatto al Lago Bianco va fuori da qualsiasi tipo di logica, legge o autorizzazione. Siamo in un contesto geografico che prevede delle tutele per via del pregio naturalistico: è interno alla Zona di Protezione Speciale (ZPS) della Riserva Statale Tresero-Dosso Vallon, istituita tra l’altro a seguito di precedenti danneggiamenti al territorio. I lavori in corso infrangono inoltre la normativa europea a tutela della Rete Natura 2000. Ciò che si sta svolgendo al Lago Bianco lo riteniamo assolutamente abusivo e dannoso dell’equilibrio.

C’è mai stata una valutazione di incidenza ambientale?

In teoria ce ne sono due ma non sono congrue, non parlano nello specifico del cantiere ma analizzano laghi alpini svizzeri riportando dati non del territorio. Non sono studi che tra l’altro prevedono il classico iter di valutazione di incidenza, uno screening che attesti quindi che l’eventuale opera non avrà alcun impatto. Per questo motivo le abbiamo portate anche all’attenzione del Parlamento europeo, perché le riteniamo assolutamente non congrue. Il cantiere è a tutti gli effetti autorizzato ma entrando nel merito delle norme e delle leggi quei lavori non potevano essere realizzati.

Quello che contestiamo è che gli stessi organi che nel 2007 sono stati condannati ora stanno assaltando il lago in un contesto climatico e ambientale che non fa che peggiorare

Come si è arrivati al 2016 con le prime azioni a favore dell’impianto di pompaggio?

L’assalto al Lago doveva essere l’opera finale di tutta una serie di procedimenti sul filo del rasoio che in Valtellina vanno avanti dagli anni ’90. In quegli anni è cresciuto l’interesse verso il business della neve, il quale però necessitava sempre di più di impianti, acqua e altri servizi. Allora è iniziato questo iter per risalire dalla Valfurva verso il Passo Gavia per andare prima a prendere acqua dai torrenti, per poi arrivare al famoso Lago Bianco. L’iter è andato avanti a più tratti, interrotto da cambi di amministrazioni e sindaci che avevano pensato non fosse possibile portare avanti un’opera così. Insomma, la situazione è stata molto discussa.

Poi però è arrivato l’okay.

Tra il 2016 e 2018. Allora sono arrivate le prime autorizzazioni al cantiere e da lì hanno iniziato coi lavori per interrare le tubazioni da Santa Caterina fino al Lago Bianco. Una tra le cose assurde è che sempre a Santa Caterina per i Campionati mondiali di sci alpino del 2005 hanno effettuato dei lavori per le piste e la Comunità europea ha emesso una sentenza di condanna 2007 all’Italia per opere fuori dalle norme e dai regolamenti di azione su siti Natura 2000.

lago bianco

E gli stessi organi che nel 2007 sono stati condannati per lavori assurdi ora stanno assaltando il lago forzando leggi e regolamenti in un contesto climatico e ambientale che non fa che peggiorare. Oggi i ghiacciai che alimentano Lago Bianco sono ormai estinti, anche lui è destinato a morte certa diventando prima un laghetto stagionale. E anche in virtù di questo, tutto l’impianto e il deturpamento fatto sarà stato vano.

Che cosa succede ora attorno al Lago Bianco?

Noi abbiamo trovato una particolare difformità per quanto riguarda lo sversamento di liquami del cantiere e per questo piccolo cavillo, l’11 ottobre 2023 è arrivato un primo formale stop ai lavori, il giorno dopo che il Lago Bianco è stato perforato. Le contestazioni però erano in atto da mesi, la forestale è andata a controllare decine di volte senza mai trovare nulla invece e noi abbiamo steso oltre cinquanta pagine di difformità. Come è possibile che noi vediamo mentre gli organi deputati al controllo non hanno mai rilevato nulla?

Quest’ultima è una delle vostre contestazioni principali.

Sì, perché ci chiediamo ancora una volta: come è possibile che in un’area super protetta come la valle del Gavia, nessuna istituzione ha avuto nulla da dire? Come è possibile che liberi e privati cittadini si siano dovuti impegnare con continui sopralluoghi nella totale assenza dello Stato per provare a far notare lo scempio in corso al Lago Bianco? Sembra che qua la legge non sia in vigore. Non esiste che i privati debbano fare il lavoro degli organi preposti che in questo caso negano l’evidenza.

lago bianco
Che cosa è per voi il Lago Bianco?

Si tratta di un posto molto particolare con una tipologia di habitat che porta a definire la zona le cristalliere delle Alpi, perché fragili. Il luogo è unico, ospita specie botaniche e faunistiche protette e qui qualunque tipo di interferenza umana può creare delle problematiche. Con un cantiere così si va fuori da qualsiasi logica e noi vogliamo che il Lago Bianco mantenga le sue caratteristiche naturali, fermo considerando che la situazione climatica ambientale già porterà problemi in questi posti. Col cambiamento climatico siamo ben oltre la soglia del problema, se oltre a questo andiamo anche a fare scavi, rubare acqua e modificare gli equilibri si determina un ulteriore compenso a quelle che sono aree rarissime sul panorama nazionale.

Il turismo è tra le principali giustificazioni dietro l’opera.

Si dice che senza il business dello sci invernale qui non viene più nessuno, quindi si usa questa scusa per autorizzare l’inautorizzabile. Ma qua bisogna prendere coscienza che il turismo invernale va ripensato, diventa anacronistico pensare di avere impianti a tot metri d’altezza andando però – per mantenerli – a rubare acqua per un business che ormai è segnato. Facendo danni come al Lago Bianco veniamo privati di un turismo diverso: ora chi va a fotografare flora e fauna trova ruspe e delirio. Stiamo perdendo un turismo naturalista più sostenibile e fruibile. Stiamo perdendo il nostro futuro.

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Un ermellino nella zona della Riserva
Al momento c’è una raccolta fondi in corso per finanziare le spese del comitato tra legali e ricerche, ma cosa vi aspettate dal futuro?

Secondo noi se rimane un barlume di logica, legalità e giurisprudenza, prima o poi non si potrà far alto che emanare una nuova procedura di infrazione contro l’Italia e si arriverà così a una nuova condanna e una nuova multa. Per assurdo oltretutto poi la pagheremo noi cittadini questa multa, non i signori che hanno combinato questo pasticcio. Ma l’unico modo per noi è appellarsi all’Europa affinché blocchi tutto.

Porteremo avanti questa battaglia assurda che speriamo di vincere e speriamo sia d’esempio per altri territori dove accadono cose simili. Sogno ultimo è quello di spronare la cittadinanza a diventare garante attiva dei territori che attraversa: che le comunità che vivono gli spazi e li conoscono siano i primi a dire la loro.

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