Il Festival di Sanremo è accessibile? La nostra Elena Rasia ci racconta la sua esperienza
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Imperia - La mia avventura sanremese come giornalista con disabilità nella settimana del festival della canzone italiana è incominciata ancor prima della partenza con tantissima preoccupazione nei confronti di ciò che mi attenderà. Le mie richieste di accredito all’organizzazione del Festival di Sanremo infatti sono state caratterizzate da nessun pass ricevuto per gli addetti ai lavori e pochissima disponibilità di dialogo e confronto via e-mail.
IL FESTIVAL DI SANREMO È ACCESSIBILE?
Sono arrivata nella città dei fiori lunedì 5 febbraio a pomeriggio inoltrato e la mia mobilità si è subito scontrata con una realtà poco previdente verso chi utilizza una carrozzina per muoversi nel mondo – oltre che con il Green Carpet di Eni, che “verde” lo è solo a livello visivo perché persegue una politica energetica globale devastante dal punto di vista sociale e ambientale. Le mie difficoltà hanno riguardato non tanto le barriere architettoniche, perché ho trovato la città molto accessibile, quanto piuttosto la carenza di un pensiero inclusivo all’interno di un evento così esclusivamente popolare come il Festival di Sanremo della canzone italiana.
La bellezza dell’arte, degli incontri e di tutto ciò che la kermesse può comunicare in questa settimana in cui il mondo si concentra sulla cittadina ligure, si scontrano con la mancanza di considerazione per chi, come me, cerca di lavorare professionalmente e partecipare attivamente al pari di tanti altri colleghi e colleghe. Un paradosso che merita una riflessione approfondita in un contesto così celebrato a livello mondiale. “Ci dispiace, non sappiamo cosa dire, ci sono tante lacune ma miglioreremo”. Mi addormento con la consapevolezza che raccontare quest’esperienza potrebbe servire a far cambiare la musica, a dare credibilità e maggior rappresentatività alle persone con disabilità che scelgono il giornalismo come lavoro perché le parole possono superare qualsiasi ostacolo.
MARLEY E SANGIOVANNI
La notte reca consiglio, dialogare con le persone e portarle a vedere il mondo da una prospettiva per loro inedita anche. La seconda giornata è stata inaspettatamente costellata da momenti di vera inclusione o, come piace dire a me, di vera previsione. La mattinata è iniziata nel vibrante villaggio del Festival di Sanremo, dove sono riuscita a ottenere i pass che mi permetteranno di raccontare la storia di Marley, il primo cane cieco della protezione civile in Italia. Marley collabora con la sezione di Forte dei Marmi per la ricerca delle persone scomparse. Vi parlerò presto di lui.
Qui ho vissuto anche un momento molto significativo in tarda mattinata, quando Sangiovanni – un artista in gara del panorama gen Z – ha interrotto la sua routine, ritardando un’intervista programmata, per garantirmi la stessa opportunità di conoscenza offerta agli altri colleghi giornalisti. Questo gesto ha superato le barriere fisiche e ha trasmesso un potente messaggio di inclusione nel mondo dello spettacolo.
In un mondo frenetico dove raramente ci si aspetta la partecipazione di persone con tempi e necessità diverse, trovare nuove modalità che non escludano nessuno, rallentarsi, rallentare e andare controcorrente è possibile, semplicemente volendolo. L’azione di Sangiovanni rappresenta un esempio tangibile di come, con un pensiero aperto e non limitante, si possa promuovere un cambiamento reale. Non si è avvicinato a me per ottenere una foto con una fan urlante; è intervenuto perché ero l’unica giornalista con il pass del villaggio a non poter raggiungere la sua postazione.
MUSICA CONTRO LE MAFIE
La giornata prosegue nel pomeriggio, all’interno della storica cornice del Club Tenco, dove ho avuto l’onore di intervistare il presidente di Musica Contro le Mafie, Gennaro De Rosa. Presto condividerò con voi lettori e lettrici i dettagli di questa chiacchierata, evidenziando l’impegno del mondo della musica nella lotta contro le ingiustizie, le oppressioni e ogni forma di marginalità, con particolare attenzione al lavoro svolto in Calabria, dove l’associazione è nata più di dieci anni fa.
Gennaro si è aperto con me anche oltre l’intervista su temi sociali e conoscenze comuni che ci legano alla “mia” Bologna e io ho fatto altrettanto con lui, raccontandogli anche le difficoltà di accesso a spazi che avrebbero potuto arricchire la mia esperienza di questi giorni. Grazie al suo aiuto sono riuscita ad accedere a Casa Sanremo, dove in tarda serata ho partecipato alla presentazione del libro di Marley La vita a colori di un cane cieco.
CAMBIARE PROSPETTIVA
Queste prime due giornate al Festival di Sanremo hanno confermato che l’inclusione non è solo un obiettivo da raggiungere, ma una realtà tangibile che arricchisce e unisce le persone, possibile ora nonostante le sfide burocratiche e logistiche. Il cambio di prospettiva è l’unica via per poter aprire la strada a un reale cambiamento.
Se io, persona senza disabilità, mi ritrovo anche solo per un momento dall’altra parte, capisco immediatamente quanto le pari opportunità non possano permettersi di aspettare. Mi auguro che la mia partecipazione al Festival di Sanremo possa smuovere questa macchina immensa verso ciò che non deve essere fatto per compassione ma per diritto umanitario.
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