Un parco eolico nel Supramonte: in Sardegna un’overdose di energia destinata ad andare altrove
Seguici su:
Nuoro - Un muro di torri eoliche davanti al Supramonte e l’ennesimo, forte e coeso “no” delle comunità alla trasformazione del territorio in un hub di produzione di energia per il continente. Ormai è quasi una formalità da accantonare definire “cosiddetto” l’assalto eolico in corso: è un continuo tentativo di incursione in forze contro persone e luoghi, che avanza senza una riflessione sul consenso e che passa per una rivendicazione di spazi – e di conseguenza anche di comunità e peculiarità locali – come fossero terra di nessuno, da possedere. Eppure sono terre abitate e vissute e nondimeno (come rivendicato dalle femministe antimilitariste sarde) terre, comunità e corpi che li attraversano, non possono essere luogo di conquista.
Il progetto del parco eolico Orgosolo – Oliena pensato dalla Scirocco Prime SRL di Taranto prevede 11 aerogeneratori e un sistema di accumulo di energia nel territorio di Nuoro. Le torri avranno un’altezza massima complessiva superiore a 200 metri, per una potenza totale di 109,8 MW. Previste linee di collegamento alla rete elettrica nazionale, viabilità, una stazione di trasformazione, una nuova stazione elettrica RT e “sbancamenti e cavidotti in zone ricche di boschi e macchia mediterranea, come chiaramente indicato anche dalla carta forestale regionale, come una visibilissima selva di acciaio davanti al Supramonte”, denuncia il Grig. Ma sia chiaro: qua non si conduce una lotta contro la transizione energetica.
AMBIENTALISMO POLITICAMENTE CORRETTO
La questione eolico è diversa ma rientra sempre in quelle definite come forme di ingiustizia climatica: il costo delle azioni da mettere in campo per la tutela ambientale non può gravare sulla vita delle piccole comunità; ancor più se caratterizzate da un’esistenza in sintonia con l’ambiente circostante. Oltre il danno la beffa. La bassa antropizzazione, i cosiddetti incontaminati ampi spazi naturali, i territori dove principalmente la natura comanda, non possono giustificare azioni volte a trasformare il territorio in un grande parco eolico per la produzione di un’energia verde destinata ad andare altrove.
Di base c’è anche un paradosso: agire su uno spazio naturale trasformandolo in un hub di produzione di energia – dove niente può più essere coltivato, vissuto, attraversato se non in funzione del parco eolico – infatti alimenta quel processo di desertificazione dei luoghi che è cenere nel fuoco del cambiamento climatico. “Essere a favore dell’energia prodotta da fonti rinnovabili – spiega il Grig – non vuol dire avere ottusi paraocchi, non vuol dire aver versato il cervello all’ammasso della vulgata dell’ambientalismo politicamente corretto”.
L’AZIONE DEL GRUPPO DI INTERVENTO GIURIDICO SUL PARCO EOLICO
Il Gruppo d’Intervento Giuridico ha inoltrato un atto di intervento il 14 febbraio 2024, nell’ambito del procedimento di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto di realizzazione del parco eolico Orgosolo – Oliena ai piedi del Supramonte. La finalità della valutazione di impatto ambientale è quella di proteggere la salute umana, contribuire con un miglior ambiente alla qualità della vita, provvedere al mantenimento delle specie e conservare la capacità di riproduzione degli ecosistemi in quanto risorse essenziali per la vita. A questo scopo la V.I.A. individua, descrive e valuta in modo appropriato gli impatti ambientali di un progetto.
“In presenza di vincolo paesaggistico e di vari beni culturali fra nuraghi e chiese campestri, la centrale eolica sorgerebbe ben dentro la fascia di rispetto estesa tre chilometri dal limite delle zone tutelate con vincolo culturale e/o con vincolo paesaggistico, in attesa della prevista individuazione delle aree non idonee all’installazione degli impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile”, spiegano gli ambientalisti in una nota.
LE RAGIONI DEL NO AL FAR WEST DELL’EOLICO
Per il Grig nell’Isola è in corso una “reale sostituzione paesaggistica e culturale, sostituzione economico-sociale e sostituzione identitaria”. E a sostenerlo non sono solo associazioni e comitati. L’associazione ecologista sottolinea infatti come anche Soprintendenza speciale per il PNRR abbia evidenziato in modo chiaro e netto che “nella regione Sardegna è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile tale da superare già oggi di ben 7 volte quanto previsto come obiettivo da raggiungersi al 2030, tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno regionale previsto”.
In Sardegna le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a., gestore della rete elettrica nazionale, al 31 dicembre 2023 risultavano 756, pari a 55,05 GW di potenza, ovvero più di 28 volte gli impianti oggi esistenti nell’Isola. Per il Grig si tratta di “un’overdose di energia che non potrebbe esser consumata sull’Isola, che già oggi ha circa il 38% di energia prodotta in più rispetto al fabbisogno, né trasportata verso la Penisola, poiché quando entrerà in funzione il Thyrrenian Link la potenza dei tre cavidotti sarà di circa 2mila MW, e neanche conservata, in quanto gli impianti sono molto pochi e di potenza estremamente contenuta. Insomma, energia producibile da impianti che servono soltanto agli speculatori energetici“.
LA SENTENZA TAR NON SALVA LA BARBAGIA
Si è diffusa una notizia in merito a una presunta sentenza del TAR Sardegna che avrebbe “salvato” la Barbagia dall’assalto eolico in quanto l’area comprenderebbe il sito candidato a ospitare il futuro osservatorio di onde gravitazionali Einstein Telescope, dando per nullo anche il progetto del parco eolico Orgosolo – Oliena. Ma in merito sempre il Grig ha fatto chiarezza: “La sentenza T.A.R. Sardegna ha autorevolmente ricordato che l’interesse a una transizione energetica verso la produzione da fonti rinnovabili non può comportare il sacrificio degli interessi alla salvaguardia ambientale del territorio, qualora l’impatto ambientale sia ritenuto insostenibile”.
Ma, spiega l’avvocato Stefano Diliperi, “una sentenza del TAR. non estende automaticamente i propri effetti ad altri casi analoghi, ma costituisce un precedente autorevole”. La Barbagia quindi non è del tutto salva, ma non è sola. Le lotte dei comitati e delle comunità tutte continuano, in nome di una transizione energetica che non lasci indietro nessuno.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento