13 Feb 2024

Dimensionamento scolastico e campagne elettorali: la morte della scuola pubblica passa sottobanco?

Scritto da: Laura Tussi

Il dimensionamento scolastico è la cronaca di una morte annunciata. In Sardegna lo si ribadisce da tempo con mobilitazioni, scioperi e presidi di protesta permanente, come accade nel paese di Seui, che è tra le comunità minacciate dai tagli al comparto scuola. Nel frattempo però proseguono le visite istituzionali, anche in funzione delle elezioni regionali imminenti. Fra le ultime quella del ministro dell'Istruzione e del Merito Valditara.

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Le scadenze elettorali comportano visite e questa del ministro Valditara a Cagliari è una di quelle eccellenti. Il ministro però, accolto da alcune scuole che si sono fatte in quattro per salutarlo al meglio e circondato dalla vetrina dell’evento “Scuola Futura” dedicato agli investimenti del Pnrr, potrebbe non aver colto adeguatamente la reale situazione della scuola in Sardegna. In tal senso – soprattutto per quanto riguarda la questione del dimensionamento scolastico – vorremmo aiutare e fare presente le difficoltà, sottolineando però che le responsabilità sue e del suo Governo sono cruciali. 

LA PROBLEMATICA DEL DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO

Il dimensionamento scolastico dal 2000, quando ha iniziato il suo corso devastante allo scopo di razionalizzare l’offerta scolastica, ha determinato nella realtà l’accorpamento e la sparizione degli istituti scolastici con ridotto numero di iscritti. Lascito del 2023 e novità di quest’anno sarà inoltre l’effetto della legge di bilancio 2023, la n. 197/22, che prevede un numero minimo di studenti per mantenere una scuola autonoma – tra i 900 e i 1000 – con ulteriori conseguenze sul diritto allo studio dell’Isola.

dimensionamento scolastico

La riduzione sarà quindi a 36 autonomie, con un nuovo decreto che interviene però soltanto sui numeri di quest’anno, senza considerare il totale. Cosa significa? Che il numero di autonomie risparmiato dai tagli del 2024 dovrà comunque azzerarsi entro il 2027. Il problema principale è che le servitù numeriche non tengono conto del contesto. La riduzione delle autonomie scolastiche comporta tagli di dirigenti scolastici, Dsga e altro personale scolastico, riducendo così le scuole a un funzionamento molto più stentato.

Ma non solo: in un territorio come quello della Sardegna – che frequentemente è caratterizzato da zone scarsamente antropizzate e società inserite in un contesto naturale con il quale convivono in sinergia, senza ansie da cementificazione e bramosie erosive verso il panorama circostante – il dimensionamento scolastico e i tagli all’istruzione determinano inevitabilmente la morte di comunità già provate dallo spopolamento.

Accorpare, tagliare i fondi, chiudere plessi, creare maxi istituti determina un’accesso alla formazione e al diritto allo studio generalista

GOVERNO E MINISTERO DEL “MERITO”, MA QUALE?

Il parametro minimo di 900 studenti infatti vale sia per le aree a forte densità di popolazione sia per quelle meno densamente abitate. E la Sardegna, tra le regioni meno densamente popolate d’Italia, è pertanto tra quelle che subiscono più pesantemente i tagli previsti dal dimensionamento scolastico. Il tutto per merito dei governi che si sono susseguiti in questi ultimi decenni, in particolar modo di questo e del suo Ministero, che infatti non a caso si chiama dell’Istruzione e del Merito. Ma quale “merito”? Quello di assestare colpi tremendi alla scuola pubblica, particolarmente duri anche in Sardegna.

Perché se davanti ai numeri di uno spopolamento che da tempo minaccia ormai tutta l’Isola la risposta delle istituzioni non contempla politiche che evitino la morte dei luoghi bensì prevede azioni che favoriscono lo sradicamento delle persone dai territori, viene naturale domandarsi quale sia la finalità alla base. Accorpare, tagliare i fondi, chiudere plessi, creare maxi istituti determinano un’accesso alla formazione e al diritto allo studio generalista. Definiscono un approccio alla scuola distante, la trasformano in un “diplomificio”, una fabbrica dentro la quale si è costretti a entrare e uscire come prodotto, non come persona. L’individualità in un parametro minimo basato sui numeri e non sulle necessità, svanisce.

dimensionamento scolastico
IL CASO SEUI, PRESIDIO PERMANENTE

Salvare l’autonomia della scuola significa salvare il futuro e quello che accade nel piccolo paese di Seui ne è la testimonianza. Per settimane ha portato avanti una lotta in difesa della suo scuola: la comunità per giorni ciclicamente è scesa in piazza per difendere l’autonomia dell’Istituto comprensivo globale Filiberto Farci, spazzata via il 5 gennaio con l’ufficialità degli esiti del Piano di dimensionamento scolastico. Dal 1969 il paese ospita infatti un Liceo Scientifico senza il quale difficilmente tanti giovani avrebbero potuto continuare con gli studi.

Il Comune è arroccato sul Gennargentu della Barbagia di Seulo, ci si arriva soltanto in auto. La linea ferroviaria è dismessa, i collegamenti sono sporadici e negli anni politiche che guardano ai numeri e non alla realtà hanno esasperato l’isolamento di questa comunità di montagna. La chiusura della scuola sarebbe quindi l’ennesima privazione al diritto di essere comunità. Le proteste sono contro il dimensionamento scolastico e in difesa della scuola, contro i diritti concessi solo ai grandi numeri, che altro non fanno che contribuire allo spopolamento della nostra Isola. Il ministro Valditara è giunto anche in vista delle elezioni regionali, ma a Seui diversi cittadini hanno consegnato le schede elettorali in segno di protesta.

dimensionamento scolastico
Tra i cartelloni realizzati dai bambini di Seui durante gli scioperi contro il dimensionamento scolastico
LE PRIORITÀ: MILITARIZZAZIONE E CONTROLLO

Parallelamente al dimensionamento scolastico e all’assenza di azioni volte ad ascoltare i bisogni del territorio e di chi li abita, segnaliamo la sempre maggiore frequenza con cui gli studenti vengono contattati da figure della sfera militare o da enti privati – Assorienta, Nissolino corsi – che li informano sui “vantaggi” della carriera militare invitandoli ad arruolarsi, quando non mandano studenti e studentesse a svolgere giornate di alternanza scuola-lavoro in strutture militari. 

Inoltre non vi è stata alcuna remora in occasione del Giorno della Memoria a indirizzare all’Ufficio Scolastico Regionale l’invito a vigilare perché gli studenti e le studentesse non venissero “turbati” da iniziative o comportamenti. Comportamenti e iniziative di chi, se non degli insegnanti o degli stessi alunni?

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