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Palermo - Da tempo la pandemia non occupa più la prima pagina di giornali e TG, lasciando anche un vuoto sui cosiddetti “invisibili”, ovvero coloro che hanno riportato eventi avversi subito dopo la somministrazione obbligatoria del vaccino Covid. Già l’anno scorso scrivevamo di una enorme sottostima delle sospette reazioni avversi tra i sistemi di sorveglianza passiva o segnalazione spontanea adottati, ad esempio dall’AIFA in Italia, rispetto alla sorveglianza attiva attuata grazie a studi clinici randomizzati e controllati negli adulti per i vaccini Pfizer e Moderna e dal programma v-safe dei CDC (Centers for Disease Control and Prevention) negli USA.
In questi le reazioni avverse, e anche gravi, ai vaccini a mRNA superavano di tre ordini di grandezza le reazioni avverse segnalate nei sistemi di sorveglianza passiva. Da allora non è cambiato molto. Sul sito dell’Aifa, l’ultimo Rapporto sulla Sorveglianza dei Vaccini risale a dicembre del 2022. È quasi impossibile dare un numero reale e non falsato di coloro che, a causa della somministrazione del vaccino Covid, hanno riportato e continuano a riportare effetti avversi importanti.
Risale a pochi giorni fa la notizia di una donna siciliana di 45 anni che è riuscita a ottenere un indennizzo a vita per danni collaterali irreversibili, primo caso in Italia, a seguito di una miocardite cronica provocata dalla vaccinazione contro il Covid. Una limitazione funzionale dell’attività cardiaca che, a cascata, procura una serie di problematiche concatenate. L’indennizzo rientra tra quelli previsti dalle legge 210 del 1992 che riguarda “soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni di sangue e somministrazioni di emoderivati, che ne facciano richiesta”.
COME FUNZIONA LA LEGGE IN CASO DI EVENTI AVVERSI CAUSATI DAL VACCINO COVID
«La legge prevede una procedura amministrativa attraverso la trasmissione di un’istanza al Ministero della Salute e all’Azienda Sanitaria Locale. È poi compito della Commissione Medico Ospedaliera competente sul territorio valutare il caso convocando l’assistito ed esprimendo un giudizio finale. Questo è il primo verbale positivo che accerta il nesso di causalità tra vaccinazione e miocardite», racconta Dario Bonuso, legale della donna.
L’importo di risarcimento deve rientrare in una delle otto categorie previste dalla legge a secondo dell’inquadramento della patologia. È previsto anche un ulteriore indennizzo una tantum che corrisponde al 30% dell’importo dell’assegno vitalizio dal momento in cui è insorta la patologia al momento in cui il danneggiato/a comincia a percepire l’indennizzo. Lo studio legale Zancla di Palermo in cui lavora l’avvocato Bonuso contava già circa 30 assistiti, sempre per eventi avversi, ma dopo la “risposta positiva” da parte della Commissione Medico Ospedaliera di Messina nel giro di pochi giorni ha visto quasi raddoppiare le richieste. Si tratta di uomini e donne di età varia, il 65% dei quali ha un’età inferiore ai 50 anni, mentre il 35% è over 50.
Miocarditi, pericarditi e trombosi sono le patologie che statisticamente risultano molto più associate o associabili al vaccino Covid, ma tra gli assistiti dello studio legale ci sono anche altri casi meno comuni. Le istanze presentate fino ad ora sono state rigettate dalla Commissione Medico Ospedaliera per cui sono in corso molti ricorsi.
«L’evoluzione della letteratura scientifica e un’analisi più individualizzata sul singolo caso ha portato a un esito positivo. La Commissione quando conduce questo tipo di esame si attiene a numerosi parametri tra i quali la documentazione, lo stato di salute del paziente prima della somministrazione, il lasso di tempo tra la vaccinazione e la manifestazione della patologia irreversibile. Quello legato al tempo è sicuramente tra i parametri più importanti preso in considerazione dalla Commissione», continua l’avvocato Bonuso.
Durante la fase di vaccinazione venivano conteggiati come eventi avversi solo i casi in cui le reazioni comparivano entro 15 giorni dalla somministrazione della puntura e non oltre. Nel tempo, parecchi studi clinici hanno dimostrato che alcune patologie, come ad esempio le miocarditi, possono manifestarsi anche dopo 21 giorni dal completamento del ciclo vaccinale.
«Credo che se la Commissione in passato abbia rigettato le istanze presentate, lo abbia fatto a seguito di un’accurata visita e lettura delle documentazioni mediche presentate. Oggi gli studi scientifici, anche i Report dell’Aifa, ci danno una panoramica più approfondita. Sono tanti i pazienti che accusano delle difficoltà che prima non avevano, non sempre però risulta facile fare una correlazione con il vaccino Covid, soprattutto per problematiche come quelle neurodegenerative. La maggior parte dei miei clienti ha riscontrato fenomeni di miocardite o pericardite o fenomeni ormai cronicizzati che hanno portato a delle limitazioni funzionali dell’attività cardiaca, ma ci sono casi di patologie neurodegenerative che la Commissione ha rigettato».
RABBIA, LICENZIAMENTI E MALESSERI A CAUSA DEL VACCINO COVID. IL RUOLO DELL’AVVOCATO PER FUTURI RISARCIMENTI
Nonostante nei ricorsi presentati siano stati allegati studi scientifici condotti anche da università americane che dimostrano un’importanza statistica in materia di malattie degenerative con collegamento al vaccino, in Italia questo non basta ancora ad avvalorare la correlazione. Tra i casi dello Studio legale di Palermo anche patologie cronicizzate legate all’epidermide. Su un campione così ampio di soggetti a cui è stato somministrato il vaccino possono manifestarsi le più svariate reazioni avverse.
«Molti dei miei clienti, a causa della problematica fisica e patologica, hanno perso il lavoro. Nel caso di un’attività lavorativa faticosa che non possono più sostenere non hanno la possibilità di intentare una causa nei confronti del datore di lavoro perché il licenziamento sarebbe così supportato da una giusta causa. In queste vicende il ruolo di noi avvocati è davvero importante. Molte di queste persone hanno subito grossi danni, vivono uno stato d’animo poco sereno e rabbioso, il nostro ruolo è aiutarli a ottenere un adeguato ristoro».
«È necessario condurre una valutazione a 360 gradi come fase preliminare, chiedere tutta la documentazione medica considerando anche i parametri usati dalla Commissione, in modo che il cliente sia cosciente dell’azione che sta intraprendendo e non contribuire ancora negativamente sul loro stato psicologico ed economico», conclude l’avvocato. Si spera che questo primo caso faccia da apripista a molti altri che aspettano di ricevere un indennizzo che di certo non potrà sostituire o compensare integralmente il danno subito e le cronicizzazioni che, soprattutto nelle fasce più giovani, impongono importanti limitazioni nel proprio stile di vita.
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