Cooperativa di comunità Porta Nova: dall’eco-ostello al cinema di comunità per creare nuovi legami
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Bari, Puglia - L’innovazione sociale e la logica delle cooperative di comunità continuano a farsi strada in Puglia. Siamo a Trani, dove a luglio 2023 nasce l’Hub Porta Nova, gestito dalla cooperativa di comunità omonima, per colmare un vuoto urbano e sociale attraverso progetti di rigenerazione urbana, servizi per il turismo sostenibile, l’accoglienza, l’integrazione, il co-working e il supporto per operatori turistici, oltre a una campagna associativa per ampliare la rete di servizi. E, non ultimo, l’aiuto delle fasce più deboli con il conseguente aumento dei livelli di partecipazione attiva alla gestione del bene comune nel rispetto dei valori associativi: mutualismo, prossimità, solidarietà, inclusione, cooperazione, sostenibilità ambientale e multiculturalità.
Nello specifico, si è pensato alla rifunzionalizzazione di un’ampia porzione in disuso dell’ex conservatorio di San Lorenzo, un prestigioso immobile settecentesco di proprietà comunale nel quale verrà realizzato un eco-bike hostel, una sala mensa e una cucina autogestita. L’Hub Porta Nova sarà attrezzato per ospitare conferenze, riunioni, mostre, spazi per lo smart working e laboratori artistici, una biblioteca di quartiere e una ciclofficina mobile al servizio dei turisti. Tra le novità più recenti, la nascita di un cinema di comunità.
Ho rivolto qualche domanda al Presidente della cooperativa di comunità Porta Nova, Vincenzo di Cugno, per entrare un po’ di più nelle specificità dell’innovativo progetto in una realtà come quella del sud Italia dove, come ho sottolineato più volte, un limite è rappresentato da retaggi culturali difficili – ma non impossibili – da debellare.
Come nasce l’idea di Hub Porta Nova?
Nasce dal desiderio di ricostruzione di legami di comunità. È il tentativo di aprire uno spazio di incontro, in cui la tecnologia possa essere al servizio delle persone e non viceversa. Porta Nova vuole essere la presa in cura di una parte di città e di chi la abita.
Da chi è gestito questo progetto?
Hub Porta Nova è gestito dalla Cooperativa di Comunità Porta Nova, costituitasi in seguito alla vincita di un bando regionale di innovazione sociale e rifunzionalizzazione di immobili pubblici. Il nucleo fondativo di Hub Porta Nova è costituito da tre associazioni – Legambiente Trani, Ambulatorio Popolare – Barletta e Arkadia Aps – e due cooperative sociali – Sociale Promozione Sociale e Solidarietà e Comunità Oasi2 San Francesco – a cui si sono unite diverse altri enti del terzo settore. Porta Nova, in circa sei mesi di attività e ancora senza la consegna ufficiale dell’immobile, ha già circa cento soci individuali e una decina di soci collettivi e sta vagliando diverse altre richieste di adesione.
Cosa vuol dire per voi coniugare l’idea di garantire ospitalità e aiuto alle fasce sociali più deboli con quella di realizzare un luogo di sperimentazione di processi di innovazione sociale?
Hub Porta Nova è un luogo di sperimentazione di welfare generativo di comunità, in cui l’azione di aiuto alle persone fragili si esplica in un percorso di inclusione socio lavorativa all’interno della filiera turistica. Si è scelto di realizzare un eco-ostello perché l’ospitalità e i servizi di supporto al turista, a differenza di altri settori come la ristorazione, necessita di professionalità molto diverse, così da garantire sia un’auto sostenibilità che l’inserimento di persone con livelli di competenza e funzionalità motorie differenti
Quali i riscontri positivi e quali le difficoltà?
L’attività non è ancora entrata pienamente nel vivo, siamo ancora in una fase di avvio e in questi mesi abbiamo effettuato le nostre attività in una sede temporanea, ma il percorso partecipato con la cittadinanza ha portato feedback molto positivi. È forte l’esigenza di avere in città uno spazio aperto di aggregazione e ambienti lavorativi che possano essere realmente inclusivi per le diversità. Uno dei problemi principali che ci troviamo ad affrontare è il rapporto con l’apparato burocratico, che sembra studiato per complicare anche le cose più semplici e che si dimostra inadatto alle sperimentazioni di innovazione sociale che spesso non sono codificate in procedure e atti standard.
Come sta rispondendo il mondo associazionistico e istituzionale locale?
Ci sono molta curiosità e interesse, che iniziano a trasformarsi in richieste di adesione alla cooperativa di comunità.
Quali i pro e i contro nello specifico della vostra realtà?
Il pro e il contro è la grande diversità di percorsi che si sono uniti in questo progetto, che da un lato è un elemento di grande ricchezza e crescita collettiva, ma dall’altro necessità di tempi lunghi di rodaggio e costruzione di una identità caratterizzante e di una mission condivisa.
Quali sono le vostre attività?
Stiamo lavorando all’avvio funzionale dell’ostello, che dovrebbe divenire anche la reception dell’ospitalità diffusa nel centro storico, elaborando una serie di servizi che possano contemporaneamente migliorare l’esperienza dei turisti in città e rispondere ai bisogni dei residenti del quartiere. Inoltre stiamo elaborando una programmazione culturale che argini l’assenza di un cinema e di un teatro a Trani.
Come e perché avete pensato alla formula di un cinema di comunità?
Trani, durante il periodo di pandemia, ha perso il suo ultimo cinema. Questo vuoto ha portato diverse organizzazioni del terzo settore a incontrarsi ed elaborare un’idea che potesse riportare il cinema in città e a immaginare una modalità nuova di fruizione dei film. Da questo è nato il Cinema di comunità Porta Nova, un progetto di programmazione cinematografica che nasce dal desiderio di costruire un senso nuovo di comunità e coesione sociale partecipato, in cui i cittadini attraverso un crowdfunding donano delle somme che si tramutano in proiezioni gratuite per tutti.
Questa iniziativa ha avuto un grande successo, dimostrando che un approccio mutualistico e partecipato dal basso può cambiare le cose. Il cinema di comunità è stato anche il modello su cui è nata la Cooperativa di Comunità Porta Nova, che è stata la formalizzazione di un modello partecipato di risposta a bisogni diffusi. La proprietà collettiva e la fruizione gratuita sono un mix che rispetto ad altri modelli, agevola il ritorno in sala del pubblico.
Una cooperativa di comunità come la vostra potrebbe rappresentare un’ottima soluzione per colmare vuoti dal punto di vista del welfare, della domanda culturale, della valorizzazione turistica, del disagio sociale ed educativo, in particolare qui al sud?
La cooperativa di comunità ha proprio il compito di intervenire lì dove il mercato non ha interesse e il pubblico non è più capace di incidere. Possiamo considerarle come un’attualizzazione delle società di mutuo soccorso di fine ottocento. La peculiarità è di tenere, all’interno di un’unica struttura, chi esprime un bisogno e chi può soddisfarlo, in una dinamica di reciproco aiuto.
La cooperative di comunità nasce principalmente nel piccolo Comune in cui invecchiamento e spopolamento hanno portato alla scomparsa di diversi servizi di base come un asilo nido, un servizio di trasporto pubblico o di gestione dei rifiuti urbani e così via. Noi siamo una delle poche esperienze realizzate in contesti urbani di medie dimensioni, che operano fondamentalmente sull’elaborazione di servizi inseriti nella filiera turistica e culturale.
Se ti interessano le cooperative di comunità leggi anche le storie di quelle di DA, Pratomagno, Terre del Magra e Mediblei.
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