12 Feb 2024

La cementificazione minaccia la natura e i borghi dell’Italia centrale

Scritto da: Paolo Piacentini

Dalle scorie nucleari alla caccia, dalle grandi opere al motocross, senza dimenticare l'agricoltura intensiva. Sono tante le minacce che si allungano sui paesaggi del centro Italia, fra l'Umbria e il Lazio, caratterizzati ancora da un rapporto armonico fra comunità locali e ambiente naturale e da una frequentazione turistica lenta e consapevole. Il presidente onorario di FederTrek Paolo Piacentini, oggi residente in Umbria, ci racconta le criticità principali che incombono su questi luoghi, che lui frequenta e difende da anni.

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Perugia, Umbria - Potremmo ancora immaginarci l’Umbria come una delle Regioni più virtuose e verdi d’ Italia? Potremmo pensare la stessa cosa di Tuscia e Alto Lazio? Per una strana coincidenza astrale la Regione in cui mi trovo a vivere felicemente da qualche anno sta dando, dal punto di vista ambientale, il peggio di sé. Il colore politico c’entra solo in parte perché sulle infrastrutture l’attuale Giunta Regionale sta rispolverando vecchi propositi di cementificazione messi in programma dalle amministrazioni di centro sinistra. Una situazione sempre più pesante dal punto di vista ambientale e della tutela del paesaggio la sta vivendo anche l’Alto Lazio, in quell’angolo meraviglioso della nostra Penisola che appartiene alla provincia di Viterbo. Proviamo a fare un elenco delle malefatte. 

LEGGE CHE PERMETTE IL TRANSITO DEI MEZZI A MOTORE SUI SENTIERI 

Sabato 3 febbraio a Perugia si è tenuta una grande manifestazione, come non se ne vedevano da tempo in termini di adesione da parte di cittadinanza e associazioni impegnate su montagna, ambiente e natura. Finalmente tutti insieme per dire no a una norma, approvata quasi di straforo, nelle legge di Bilancio della Regione Umbria. Una mossa della consigliera regionale della Lega Manuela Puletti per catturare il consenso elettorale di cacciatori, praticanti del motocross e altri. Con la scusa di ottenere una compatibilità impossibile, si da la possibilità di fruire della rete sentieristica ai mezzi motorizzati, a meno che non ci sia una tabellazione che esplicita il divieto: un’assurdità a cui anche i sindaci hanno risposto picche. 

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Con quest’atto, che per tutto il mondo dell’escursionismo e dell’ambientalismo rappresenta un colpo al cuore alla cultura della sostenibilità, si mette a dura prova la promozione del turismo lento in una regione a forte vocazione per trekking e cammini. Nel tempo sono cresciute in numero e qualità le figure professionali che operano nell’accompagnamento escursionistico lungo una fitta rete sentieristica e la stessa Regione, da qualche anno, sta investendo molto nella promozione dei cammini storico culturali. 

In una fase storica con un trend positivo e virtuoso di attenzione al “turismo dolce” arriva una legge che rischia di sfasciare tutto con un paradosso stellare appena giunto dalla BIT di Milano. Si lascia che passi una legge antistorica alla quale anche gli assessori regionali competenti si dicono contrari e innervositi e allo stesso tempo si presenta in pompa magna la Regione Umbria come capofila di un progetto nazionale sugli itinerari di turismo escursionistico. Non oso immaginare cosa diranno i camminatori che ogni anno si riversano in Umbria da tutta Europa quando si vedranno sfrecciare mezzi motorizzati in luoghi di pace nella tanto decantata Regione di San Francesco

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APPENNINO UMBRO MARCHIGIANO COME GROVIERA

Riusciranno i nostri amministratori a trasformare l’Appennino umbro-marchigiano in una groviera? Partiamo dall’opera più piccola – ma non certo meno impattante – nell’area nursina. Una galleria di 400 metri in Valnerina, non lontano da Norcia, per addrizzare una curva e rendere difficile la vita a residenti e turisti, non si sa per quanti anni. L’ennesimo episodio di cementifiazione inutile, che una volta realizzato aumenterà paradossalmente la possibilità di incidenti stradali a fronte di una diminuzione della percorrenza di soli 20 secondi. Un comitato molto accanito e ben attrezzato nello smontare l’assurdità di un’opera che verrà realizzata con i fondi della ricostruzione post sisma ha dimostrato con un video l’assurdità di un intervento di cui nessuno sentiva il bisogno. 

Questa galleria purtroppo è solo una piccola parte di un progetto stravecchio, la famosa Tre Valli, che forse andava messo nei cassetti in via definitiva come residuo ideologico e sviluppista del secolo scorso. Messo in campo già dagli anni ’70 per collegare i due mari, riciccia all’improvviso – come dicono a Roma – attingendo ai finanziamenti della ricostruzione prevedendo circa 500 milioni di euro che, come insegna la storia del nostro Paese, quasi sicuramente non basteranno: spero di essere contraddetto su tutti i fronti.

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Autore: Daniel Tarozzi
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L’altra mega galleria di questa infrastruttura che doveva collegare più velocemente l’Umbria con Ascoli è quella prevista tra Spoleto e Acquasparta. Rilanciata con forza dall’attuale governo regionale, l’opera sembra mettere tutti d’accordo al di là delle differenze politiche. Sentendo le dichiarazioni del sindaco di Acquasparta, rilasciate qualche mese fa, mi arriva addosso una grande tristezza. Pensate se Acquasparta – già collegata benissimo da Roma e dal nord con la E 45 – può avere bisogno, per rilanciare il turismo e combattere lo spopolamento, di una galleria di qualche chilometro che accorci le distanze con Spoleto di 15 minuti. 

Se ci spostiamo più a nord troviamo l’eterno progetto di cementificazione della Guinza, anche questo figlio del secolo scorso. Si tratta di un traforo annunciato da anni che permetterà di ridurre drasticamente i tempi di percorrenza tra il pesarese e l’Alta Valle del Tevere. Anche in questo caso il consenso sembra molto diffuso persino tra persone che amano il loro territorio e lo difendono da anni. La cosa più grave di queste nuove gallerie che dopo più di vent’anni sembrano aver trovato risorse e corsie preferenziali per le autorizzazioni, è che nessuno sta chiedendo di bloccarle e sottoporle a una seria Valutazione Ambientale Strategica

In una fase storica con un trend positivo e virtuoso di attenzione al “turismo dolce” arriva una legge che rischia di sfasciare tutto

LA TUSCIA TERRA DI CONQUISTA    

Tornado poco più a sud, nell’Alto Lazio, ci si imbatte in una battaglia molto importante che sta mobilitando tutti i sindaci dei Comuni ricompresi nel biodistretto della Via Amerina e non solo. Si tratta – dopo l’invasione di immensi campi fotovoltaici,  progetti di eolico industriale e monocolture intensive di nocciole a danno di oliveti secolari – di difendersi dal deposito di scorie radioattive e nucleari. Famiano Crucianelli, l’attivissimo presidente del biodistretto sostenuto da tantissimi sindaci e dal presidente del biodistretto dell’area di Bolsena e da una vasta rete di comitati locali, sta organizzando per il 25 febbraio una grande marcia di protesta che da Vasanello, Gallese e Vignanello arriverà fino a Corchiano. 

Gli organizzatori rispediscono al mittente la solita tiritera della sindrome di Nimby perché il loro no è fortemente motivato dopo aver studiato per anni le carte ISPRA  e del Ministero dell’Ambiente. La loro opposizione è ancora più dura per la mancanza assoluta di ascolto da parte del Ministro dell’Ambiente nonostante una lettera firmata da 35 sindaci per aprire un serio confronto. Insomma, l’Italia centrale sembra vivere una stagione molto difficile dal punto di vista ambientale. Ma non sono solo queste le vertenze in atto. Ci tornerò. 

Clicca qui per saperne di più sul consumo di suolo.

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