A Niscemi la sughereta secolare riprende vita grazie al centro di educazione ambientale ODV
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Caltanissetta - Oggi si estende per poco più di tremila ettari, ma un tempo la Riserva Naturale Sughereta di Niscemi copriva una larga parte della Sicilia centro meridionale. Il più importante relitto dei boschi di querce da sughero, che copre le ultime propaggini collinari dei monti Iblei nella parte dell’altopiano su cui si colloca il centro abitato di Niscemi, ha una storia antichissima.
Fin dal periodo greco-romano è stato utilizzato per la produzione di legname e durante l’epoca bizantina la sughereta ha subito deforestazioni per fare spazio all’agricoltura. Dal 1601, quando il territorio di Niscemi fu concesso in feudo alla nobile famiglia Branciforti, il bosco continuò a essere soggetto a taglio illegale di legname che devastò la macchia mediterranea e la fauna; un uso dissennato che costrinse nel 1718 Stefania Branciforti a emanare precise disposizioni per limitarne lo sfruttamento.
Nella seconda metà del XIX secolo, in seguito alla cessione comunale di parte delle aree boscate ai contadini, il querceto subì un’ulteriore riduzione e la vegetazione venne molto frammentata. Nonostante tutte queste continue minacce, si tratta di un habitat rarissimo che conserva delle specie uniche da tutelare e salvaguardare. Dal 1997 infatti la parte superstite della Sughereta è stata dichiarata Riserva.
NELLA RISERVA NATURALE SUGHERETA DI NISCEMI “CONVIVONO” INSIEME IL MUOS E LA QUERCIA DA SUGHERO PIÙ GRANDE D’EUROPA
Un passato vessato che, in parte, è ancora presente. È proprio qui che una collina è stata sventrata per realizzare i lavori del terminale terrestre del MUOS. A nulla sono servite le iniziative di mobilitazione e di protesta contro il nuovo sistema di telecomunicazioni militari da parte dei cittadini siciliani e non. Per fortuna alla stupidità dell’uomo la Natura risponde sempre con superiorità e grande resilienza.
Nonostante tutte queste prevaricazioni al territorio, qui sorge la Grande Quercia, la quercia mosaica di oltre 400 anni, la più grande d’Europa. Generalmente queste piante vivono circa 300 anni. Questa a Niscemi è un vero unicum, oggetto di studio da parte di ricercatori di tutto il mondo. Non solo la Grande Quercia, ma anche una macchia mediterranea con querce secolari ormai rare – di solito si trovano boschi giovani riforestati con eucalipto o pino – resistenti alla siccità e agli incendi: quercia da sughero, leccio, roverella, quercia spinosa e tante altre piante; oltre 600 specie, tra cui orchidee selvatiche che crescono solo in questa area.
Il Centro di educazione ambientale ODV di Niscemi, nato nel 1995 dalle ceneri della sezione WWF di Niscemi, ha avuto un ruolo determinante nel diffondere un atteggiamento culturale positivo nei confronti dell’ambiente attraverso azioni di tutela delle aree naturali. Tra le tante sfide, da molti ritenuta persa in partenza, anche quella di portare turisti a Niscemi e in questi luoghi unici. In tempi non sospetti infatti sono stati spediti centinaia di inviti alle scuole siciliane e, a poco a poco, le richieste di visite guidate sono diventate sempre più numerose e affollate.
Da qualche mese, proprio all’interno della Sughereta, è partito il progetto Rifugio Pachamama – che in lingua quechua vuol dire Madre Terra – per valorizzare questo luogo che continua a essere tartassato dagli incendi ed è campo libero per molti bracconieri.
LE ATTIVITÀ DEL CENTRO ODV PER TUTELARE LA SUGHERETA E SCORAGGIARE INCENDI E BRACCONAGGIO
«Proponiamo escursioni, incontri di educazione ambientale con le scuole, gite alla Sughereta e al Museo Civico di Niscemi per la parte di Scienze Naturali. Collaboriamo anche con associazioni di escursionismo. La risposta è molto buona, arrivano scuole da tutti i territori, e non solo scuole. La nostra presenza qui è fondamentale per scoraggiare incendi e bracconaggio», racconta Davide Pepi, volontario della Lipu, membro dell’centro di educazione ambientale ODV, e tra i promotori della rinascita di Geloi Wetland.
«La macchia mediterranea è capace di riprendersi – continua Davide –, ma se ogni anno il fuoco colpisce lo stesso terreno e la stessa area, nel tempo sarà sempre più complicato. Questa estate alla Sughereta ci sono stati parecchi incendi, mentre nella piana di Geloi per la prima volta non abbiamo avuto nessun caso, neanche a bordo strada e nonostante tutto intorno fosse bruciato».
I processi di salvaguardia e cura del territorio stanno dando i loro frutti. Al contrario, l’incuria, soprattutto da parte di chi dovrebbe sorvegliare, controllare e tutelare questo patrimonio grandissimo, genera disastri ambientali non quantificabili. La Sughereta, ad esempio, non è del tutto recintata e solo l’anno scorso, dopo anni di abbandono, hanno sistemato l’area intorno alla quercia grande, i percorsi, le vie di fuga e rinnovate le tabelle.
La Riserva è uno scrigno di vita. Trovandosi lungo un canale preferenziale di migrazioni per gli uccelli è possibile avvistare l’avvoltoio capovaccaio, l’avvoltoio monaco, l’aquila minore, che in inverno sverna alla sughereta, e poi poiane, bianconi, ma anche altri animali come volpi, donnole, istrici, ricci, topo quercino. La lista è davvero lunga.
«A fine dicembre abbiamo avvistato un avvoltoio monaco, mancava da tempo. In Italia è estinto da anni, è davvero una rarità vederlo. Proveniva dalla Francia, è stato possibile individuarlo grazie all’anello, e si è fermato a Niscemi per un po’, almeno due settimane. È bello anche notare come si siano trasformati nel tempo alcuni rapporti umani, ad esempio con i pastori, in un primo momento turbolenti anche qui all’interno della Riserva», continua Davide.
UNA SCELTA FATTA PER PRENDERSI CURA DEL TERRITORIO E DIFFONDERE UNA CULTURA AMBIENTALE
Giovane, appassionato ed entusiasta, dopo qualche esperienza all’estero e in altre regioni italiane, Davide è tornato in Sicilia e da volontario ha cominciato a trasferire il know-how che ha imparato altrove. Ha iniziato con sporadici appuntamenti di escursionismo, fino a qualche anno fa sconosciuto a Niscemi – nel Bosco di Santo Pietro, un tempo un tutt’uno con la Sughereta e oggi diviso da una strada provinciale, a Butera, nella stessa Sughereta –, per poi coinvolgere le scuole.
«Mi chiedevo come fosse possibile che in Trentino si organizzassero gite d’istruzione per vedere i masi, le masserie locali, e qui non si riusciva a fare nulla con tutta la bellezza che ci circonda. Possiamo offrire diverse esperienze, adesso anche un tratto della via Francigena Fabaria attraversa il nostro territorio. Siamo stati il primo comitato a costituirsi, organizziamo escursioni a tappe da Niscemi a Gela, a Caltagirone».
«Sono davvero tante le possibilità. All’interno della Sughereta vogliamo continuare con le escursioni proposte dal Cea, la collaborazione con le altre associazioni, ma anche incontri, giornate di permacultura, yoga, laboratori con i bambini, cerchi e condivisioni. Intorno alla Mamma Quercia – mi piace chiamarla così – è tutto magico e la sua forza e la sua resistenza non può che essere il migliore esempio per tutti noi», conclude Davide.
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