Specula: un’antica masseria rinasce grazie a un progetto di accoglienza ed ecosostenbilità
Seguici su:
Taranto, Puglia - Deve essere stata una rovente giornata di agosto di un anno fa quella in cui per la prima volta la Masseria Specula, abbracciata da quindici ettari di campagna assolata, ha accolto i suoi primi ospiti. In estate, così come in primavera inoltrata, quando per chilometri la campagna pugliese si estende tra la macchia senza alberi, le spesse mura di queste antiche costruzioni, in parte crollate o abbandonate all’incuria, offrono ancora, dopo generazioni e interi cicli stagionali, riparo dalla calura.
ALLE RADICI
Carlo, originario della provincia di Taranto, ne è sempre stato affascinato, sin da bambino. «Sapevo che prima o poi sarei tornato qui per recuperarne una delle tante abbandonate», ricorda nel corso della nostra chiacchierata. Dopo aver vissuto tanto tempo fuori dall’Italia, due anni fa è riuscito a rientrare e avverare questo sogno. «Prima di questo momento non avevo mai lavorato nel settore turistico. Ho lavorato come ingegnere a Londra, in Olanda, ho vissuto anche in Asia e Medioriente – prosegue – ma ho sempre saputo di voler tornare qui dove sono nato».
Masseria Specula sorge in una contrada della campagna di Manduria, ribattezzata con il nome dei cumuli di pietra che un tempo punteggiavano i terreni da queste parti e ne delimitavano i confini. L’antico complesso, in parte crollato negli anni, pare risalga alla prima metà dell’Ottocento. «Era probabilmente abitata da una famiglia di pastori e allevatori – spiega Carlo – perché i due corpi principali che la costituiscono erano adibiti rispettivamente al ricovero delle mucche e degli ovini. Al piano superiore, ci abitava la famiglia, al piano terra invece, di fianco alle stalle, si producevano il formaggio e altri prodotti».
ACCOGLIENZA A BASSO IMPATTO
Sin dall’inizio, Carlo desidera non solo ridare vita a una masseria abbandonata ormai da cinquant’anni, ma soprattutto ridurne il più possibile l’impatto ambientale. Come? Innanzitutto rendendola autosufficiente da un punto di vista energetico nelle ore diurne grazie a un impianto di pannelli solari installati sul tetto dell’edificio principale. Ma non finisce qui. «I quindici ettari circostanti erano utilizzati anticamente come pascolo e successivamente erano stati arati ogni anno, senza che vi crescesse più la macchia mediterranea tipica di queste zone», spiega Carlo.
L’intenzione, da qui alla fine del 2024, è di mettere a dimora circa cinquecento alberi e specie arbustive della macchia mediterranea, come lentischi, lecci, pini d’Aleppo e timo. «Basandoci sui Greenhouse Gas Reporting Conversion Factors, abbiamo calcolato quanta anidride carbonica viene emessa in media dai nostri ospiti per un soggiorno di sette giorni – precisa Carlo – e per compensare tali emissioni, piantiamo delle specie della macchia mediterranea attorno alla masseria».
Il desiderio di farsi portatori di un impatto positivo sul territorio e sulla società muove la maggior parte delle iniziative e attività ospitate da Masseria Specula. «La nostra struttura con i suoi quattordici posti letto è specializzata ad accogliere dei ritiri aziendali, di yoga, benessere e artistici, intrecciando alle ore di pratica e lezione qui da noi, altre attività che sono intimamente legate al territorio», aggiunge Miriam, responsabile dell’ospitalità.
Dopo aver lasciato Torino, la sua città, e trascorso un po’ di anni nelle isole ionie in Grecia, Miriam ha immediatamente abbracciato il progetto di Carlo e di Masseria Specula. «Qui ogni giorno nasce in modo diverso – sorride – come avveniva anticamente nella vita in masseria. Ci si deve occupare un po’ di tutto, collaborare. È questo che rende speciale il mio lavoro».
Da quando Masseria Specula ha aperto le sue porte, Carlo, Miriam e il piccolo team che lavora con loro, hanno sempre portato avanti un’idea di ospitalità ecosostenibile. Da qui la scelta di prodotti a km0 preparati in deliziose pietanze unicamente vegetariane o vegane, ma anche cosmetici naturali e prodotti che impiegano la minor quantità possibile di plastica. Per il futuro, Carlo e Miriam desiderano continuare a seminare il terreno circostante rimasto spoglio per decenni e perché no, accogliere attività di educazione ambientale per le scuole, piantare un orto a uso privato e provare così anche solo con poche scelte consapevoli, a cambiare il mondo.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento