Spazio Animale, a Napoli il nuovo collettivo antispecista che lotta per i diritti di tuttз
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Campania - Come si lotta per i diritti animali e cosa significa farlo in una città come Napoli? Quali sono le maggiori difficoltà che si incontrano nell’attivismo antispecista? Chi vuole iniziare a lottare, da dove può cominciare? Ne abbiamo parlato insieme allз ragazzз di Spazio Animale, un collettivo appena nato a Napoli che ha come valore essenziale quello dell’antispecismo e della liberazione animale, ma che intende combattere ogni forma di violenza e di discriminazione, inglobando in sé la lotta intersezionale.
Come vi siete conosciutз e perché avete deciso di dare vita a Spazio Animale?
Facevamo tuttз parte di un’altra organizzazione attiva a Napoli, ma che opera in un contesto sia nazionale che internazionale. In quell’ambito sono nati tra noi forti legami personali. A un certo punto ci siamo resз conto che alcune modalità in quell’organizzazione ci stavano strette. Sentivamo di voler politicizzare il nostro attivismo, di voler agire di più a livello locale e dare più spazio ai singoli individui. Così abbiamo deciso di lasciare quell’organizzazione e di creare un nuovo collettivo.
Crediamo che la lotta antispecista non possa essere slegata dalle altre questioni politiche e da altre lotte anti-oppressive. Abbiamo scelto il nome “Spazio Animale” perché pensiamo che attivismo significhi prendersi quello spazio che è sempre occupato da chi domina e da chi opprime.
Cosa avete in mente per le azioni future del collettivo Spazio Animale?
Con Spazio Animale vogliamo prendere tutto il buono dalle nostre esperienze precedenti, portando l’attivismo in strada, organizzando azioni di testimonianza nei luoghi di oppressione, azioni di disubbidienza e mantenendo i contatti con altri collettivi del territorio. Per noi è importantissimo il legame con la nostra terra, perché qui al sud esistono molte realtà antispeciste che non vengono valorizzate come le loro sorelle al nord. Vorremmo quindi lavorare insieme e sostenere tutte le realtà che operano attivamente per aiutare gli animali.
Nel frattempo, cerchiamo di fare in modo che gli animali che incontriamo sulla nostra strada vivano quanto meglio possibile. Crediamo in una lotta che parte dal basso e anche sui social vogliamo semplicemente raccontare quello che viviamo quotidianamente.
Cosa consigliereste a qualcuno che vorrebbe iniziare ad avere uno stile di vita più etico e magari avvicinarsi alla lotta, ma che non sa da dove cominciare?
È importante conoscere persone che hanno già iniziato questo percorso e che possano aiutare a capire molte cose. Le persone che si avvicinano a noi iniziano pian piano a mettersi in gioco, prima osservando, poi magari partecipando a un’azione diretta. Può aiutare stare insieme ad altrз che facciano nascere nuove consapevolezze, chiacchierando e dialogando e vivendo un po’ di quotidianità.
La differenza che vogliamo fare con Spazio Animale rispetto alle altre organizzazioni che magari si limitano a sensibilizzare sull’importanza di un’alimentazione vegana è proprio questa. Come non si fa la lotta femminista cercando di convincere gli uomini ad essere tutti femministi, allo stesso modo non facciamo lotta antispecista cercando di convincere le persone a diventare vegane. Come gruppo, cerchiamo proprio di far capire che bisogna pretendere la liberazione in tutti i contesti, anche nel contesto animale, perché gli animali sono individui e meritano la libertà.
Una cosa che ci ha unitз fin dall’inizio è che cerchiamo nell’attivismo la cura. Stando insieme, in un contesto in cui ci sentiamo al sicuro, possono nascere molti spunti di riflessione. Consiglierei a chi capisce che l’attuale modello di consumo è sbagliato di iniziare ad attivarsi, a cercare persone che la pensano allo stesso modo e di farne tesoro.
Come non c’è modo di definire una “brava femminista”, nessuno può prendersi la briga di decidere cosa significa essere l’antispecista perfetto. Il percorso politico è un percorso di decostruzione ed è un percorso che va fatto insieme, come comunità. Noi lo facciamo scambiandoci informazioni, dialogando, dandoci sostegno anche dal punto di vista emotivo ed è per questo che la nostra lotta viene dal basso.
Quali sono le difficoltà maggiori che si incontrano nel fare attivismo antispecista a Napoli?
La prima che viene in mente è che nel sud Italia, dove le persone giovani, che di solito sono quelle più attive, hanno spesso lavori precari, fare attivismo diventa un privilegio. Quando si è costrettз a fare un altro lavoro per mantenersi o quando si studia all’università il tempo e le energie da dedicare alla causa sono poche. Bisogna fare attenzione a non sovraccaricare di responsabilità le persone e ricordarsi che non tuttз possano fare tutto.
Molte persone sono state costrette negli anni a lasciare Napoli per cercare lavoro altrove e questo, oltre ad essere una perdita per il gruppo per competenze e continuità, è anche qualcosa di doloroso da affrontare a livello personale, perché è duro vedere andar via persone con cui hai condiviso tanto. Poi c’è il problema del forte legame che la città di Napoli ha con la propria cultura culinaria e con le proprie tradizioni ed è difficile ottenere dei cambiamenti quando le persone si sentono attaccate nelle proprie tradizioni e nell’identità collettiva.
Inoltre, non si è sempre emotivamente preparatз per guardare con i propri occhi le realtà dei mattatoi e degli altri luoghi di abusi sugli animali. Alcunз di noi hanno certe immagini stampate nella loro memoria e a volte questo trauma può portare ad allontanarsi dall’attivismo o ad avere reazioni molto forti. Bisogna ricordarsi di salvaguardare se stessз creando un certo distacco emotivo da quella realtà, chiedendo aiuto allз compagnз e capendo quali sono i propri limiti emotivi. Non è necessario fare nulla per cui non ci si sente prontз.
Ovviamente, siamo estremamente legatз alla nostra terra e per questo l’ultima parte del nostro Manifesto, dove abbiamo provato a formulare tutti i nostri valori, l’abbiamo scritta in dialetto napoletano. Perché è importante ricordare che, anche se in maniera diversa, anche noi veniamo da un luogo di marginalizzazione ed è qualcosa che vogliamo rivendicare e rendere parte della nostra identità.
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