Orfani di femminicidio e donne sfigurate: la Sicilia approva la legge sull’assunzione diretta
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In Sicilia le donne che hanno subito violenza, riportando una deformazione o uno sfregio permanente del viso, e gli orfani di femminicidio potranno essere assunti per chiamata diretta dalla pubblica amministrazione. Lo prevede una norma della legge stralcio alla Finanziaria, approvata il 9 gennaio dall’Assemblea regionale siciliana. La norma, un’integrazione alla legge regionale che già riserva queste tutele per le vittime di mafia, stabilisce che possano procedere all’assunzione Regione, enti locali, aziende sanitarie ed enti o istituti pubblici.
Nella relazione tecnica alla norma, voluta dal gruppo di Sud chiama Nord, si legge: «La presente proposta nasce della necessità di lavorare sia sul fattore culturale che sulla cosiddetta percezione del problema concernente la violenza sulle donne, considerato il continuo aumento delle vittime di femminicidio nel territorio regionale». Si tratta di un primo tassello utile all’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza, con danni permanenti e visibili, ma anche degli orfani di femminicidio.
UNA NORMA PER GARANTIRE LAVORO A DONNE SFIGURATE E ORFANI DI FEMMINICIDIO
Da più parti si sottolinea come sia importante un passo come questo e come possa essere fondamentale estendere questa tutela a livello nazionale. Di fatto, l’emendamento ha meritato il plauso da parte delle associazioni che lo vedono come un passo importante per dare dignità alle vittime di violenza. «Di sicuro si tratta di una norma importante perché equipara le vittime a quelle di mafia e di terrorismo e io ripeto sempre che quello della violenza di genere è una vera e propria guerra, quindi ben vegano tutte le iniziative che permettono piccoli grandi passi per il contrasto e per dare dignità alle vittime», sottolinea Maria Andaloro, ideatrice di Posto Occupato.
Dello stesso avviso Vera Squatrito, mamma di Giordana Di Stefano, vittima di femminicidio nel 2015, che dall’assassinio della giovane figlia si prende cura della nipotina che allora aveva solo 4 anni e porta avanti tante battaglie contro la violenza con l’associazione Io sono Giordana. «Ogni iniziativa è sempre lodevole, ma questa finanziaria sembra quasi come se si iniziasse dai piedi invece che dalla testa. Nel caso degli orfani di femminicidio, come mia nipote, è vero che potranno contare un giorno su questo aiuto, ma stiamo parlando di una tutela per gli orfani in età lavorativa. La Regione dovrebbe pensare prima a farli diventare adulti questi bambini e queste bambine che hanno perso la madre».
«La Regione – continua Vera – dovrebbe prima approvare e applicare il sussidio per gli orfani che sarebbe poi l’allungamento della legge 4/2018 che prevede una somma di 5000 euro una tantum fino ai 29 anni. Oltre a questo – continua – per me è aberrante che si debba fare una specifica in cui si parla di sfregi visibili, come se le donne debbano sempre mostrare e dimostrare la violenza per essere credute. Inoltre, in Sicilia la statistica sulle donne sfregiate non è rilevante, mentre lo è quella delle donne sopravvissute alla violenza. Ecco, sarebbe stato più opportuno parlare di sopravvissute».
Per Anna Agosta, presidente del Centro Antiviolenza Thamaia di Catania, la norma è un «segnale molto importante perché rappresenta un ulteriore passo culturale di condanna della violenza maschile. Soprattutto per gli orfani che vivono una situazione molto complessa. Questi bambini e queste bambine si ritrovano di colpo a perdere la madre e anche il padre. Per anni sono stati invisibili alle istituzioni, finalmente si pensa al loro domani. Perché il lavoro è la possibilità di guardare di nuovo al futuro».
Quello degli orfani speciali e invisibili è un aspetto di cui Thamaia si occupa da parecchi anni, tanto da essere parte del progetto “Respiro”, finanziato da Fondazione con il Sud. Unico progetto nel Meridione a seguire gli orfani di femminicidio che, secondo le stime dell’associazione, solo in Sicilia sono circa 80 negli ultimi dieci anni. Il progetto Respiro – Rete di Sostegno per Percorsi di Inclusione e Resilienza con gli Orfani Speciali si occupa della cura e presa in carico degli orfani di femminicidio e del sostegno delle famiglie affidatarie.
THAMAIA E IL PROGETTO RESPIRO FINANZIATO DA FONDAZIONE CON IL SUD
Il progetto parte dalle considerazioni di analisi di contesto contenute nell’avviso pubblico “A braccia aperte” circa una realtà, come quella dei cosiddetti orfani speciali, i figli e le figlie dei femminicidi, tanto complessa quanto ancora sommersa, con un impatto psicologico devastante per i bambini orfani, che ha riflessi e conseguenze su tutta la loro sfera di vita e coinvolge anche i loro caregiver – in prevalenza familiari delle vittime – ai quali vengono affidati.
La finalità del progetto è raggiungere tutti gli orfani speciali con un modello di intervento che tenda alla standardizzazione ma salvaguardi e promuova la prossimità e le relazioni personali, per rispondere adeguatamente ai tre obiettivi fondamentali dell’iniziativa “A braccia aperte” dell’Impresa Sociale “Con I Bambini”, ovvero: realizzazione di interventi di presa in carico, formazione e inclusione socio-lavorativa degli orfani; sostegno delle famiglie affidatarie e dei caregiver; creazione o potenziamento della rete degli attori che a vario titolo si occupano degli orfani.
Il progetto Respiro intende “creare sistema”, nel senso di valorizzare l’esistente e promuovere le opportune sinergie come risorsa indispensabile nella direzione della stabilità e dell’efficacia. La strategia dell’intervento e la relativa metodologia sono ispirate ai criteri di tempestività, multidisciplinarietà, integrazione, specializzazione, costanza nel tempo. Si punta alla modellizzazione di protocolli e procedure di intervento, alla definizione di buone prassi e linee guida nazionali, e alla definizione di una Child Safeguarding Policy specifica per tutti i soggetti partners.
La direzione scientifica del progetto si avvale anche del gruppo di lavoro per la mappatura del fenomeno degli orfani speciali e parallelamente sarà condotta una attività di prevenzione e sensibilizzazione attraverso laboratori educativi diffusi di prevenzione primaria sulla competenza/capacità di chiedere aiuto, su un doppio binario dalla prevenzione primaria per bambini con la finalità di promuovere competenze sulla capacità di chiedere aiuto in situazioni di difficoltà e percorsi educativi, orientati a ragazzi e adolescenti, volti all’esplorazione, all’identificazione e alla messa in discussione dei modelli di relazione basati su stereotipi di genere.
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