Verso una nuova leadership, tra responsabilità individuale e visione d’insieme
Seguici su:
Piacenza, Emilia-Romagna - Cosa vuol dire essere leader? La storia ci ha consegnato esempi di persone che hanno letteralmente cambiato il corso degli eventi. Da Gandhi a Martin Luther King, da Nelson Mandela ad Abraham Lincoln, solo per citarne qualcuno, esempi illuminati, spesso soli, e modelli per tutte le generazioni a loro successive che nel corso della propria vita hanno saputo trascinare milioni di persone grazie ai loro messaggi di pace, amore, accoglienza e solidarietà.
Negli anni il concetto di leadership è cambiato, in alcuni ambiti è sempre meno verticale e più condiviso. Non si pensa più al leader come a un capo, ad una persona che sta avanti e conduce gli altri verso una direzione, dando le indicazioni su cosa e come fare ma, al contrario, si ricerca qualcuno in grado di far emergere la luce negli altri, di fare in modo che tutti possano esprimere al massimo il proprio potenziale.
La leadership è uno dei vari temi affrontati ne La Via del Cambiamento, la prima accademia ispirata alla Via del Cerchio in Europa, proprio con questa nuova accezione. «Il leader non è colui che ti indica la direzione, ma il bastone che ti aiuta a percorrerla e sostenerla, un amplificatore del potenziale delle persone».
«È qualcuno che possiede più strumenti che vuole condividere per contribuire a una crescita più ampia e comune, capace di generare un cambiamento reale e significativo. È una nuova maniera di intendere la leadership, necessaria al cambiamento che i nostri tempi richiedono» commenta Michele Bini, che da due anni fa parte della comunità dell’ecovillaggio Tempo di Vivere e ha già partecipato al primo anno del percorso La Via del Cambiamento.
Il primo anno dell’academy è molto incentrato sull’individuo e anche il tema della leadership viene affrontato con l’obiettivo, per ognuno dei partecipanti, di riconoscere la propria autenticità: se non sappiamo essere leader di noi stessi difficilmente potremo esserlo al di fuori e per gli altri, per questo serve rintracciare quei limiti che non permettono la nostra massima espressione nell’assoluta autenticità, abbandonando tutte quelle maschere, indossate fin da piccoli, per riscoprire la propria essenza e la fiducia in sé stessi e negli altri.
Donare all’esterno la propria essenza e autenticità, per creare un nuovo mondo, sui valori che sentiamo di incarnare. Chi ha già frequentato il primo anno de La Via del Cambiamento ha potuto constatare la difficoltà e l’impegno che richiede un lavoro di consapevolezza e ascolto personale e interiore come questo.
«Amiamo di solito gli altri, ma facciamo fatica ad amare noi stessi. Siamo pronti, nascondendoci dietro delle maschere che sono finti valori, ad accogliere tutto degli altri ed essere estremamente severi con noi stessi. Con quelle parti di noi che sentiamo estranee e diverse non siamo comprensivi. Questa modalità si collega con l’essere cerchio, non solo verso gli altri, ma anche e soprattutto verso di noi e quelle parti di noi che non ci piacciono».
«Non possiamo essere dei leader per gli altri se prima non siamo “bastoni” per noi stessi. Attraverso il percorso de La Via del Cambiamento possiamo riconoscere queste maschere, accettarle senza colpevolizzarci o colpevolizzare chi ce le fa notare, scegliere quali parti di noi nutrire, senza per questo fare finta che le altre non esistano» continua Michele.
Solo dopo questa presa di coscienza si può comprendere meglio il concetto di leadership, che è principalmente un concetto di responsabilità, non più rivolto verso gli altri e l’esterno, ma verso se stesso. Una leadership verso se stessi vuol dire assumersi la responsabilità del lavoro interiore e personale, che non rimane un ambito egoista di mera autorealizzazione, ma assume un ruolo importante nel sentirsi parte di qualcosa di più grande che riguarda anche gli altri.
«Quello proposto da La Via del Cambiamento è un percorso circolare, che parte dall’io per arrivare al noi, ma sempre continuando a lavorare su se stessi. Alcuni temi ritornano nel corso dei tre anni, e affrontarli personalmente, sostenuto dalla forza del gruppo, permette di rafforzare i traguardi raggiunti passo dopo passo. La leadership è assumersi la responsabilità su di sé e verso un progetto più ampio, rendersi conto dei nostri comportamenti disfunzionali e delle maschere che indossiamo senza volerlo».
«Il percorso accompagna a diventarne consapevoli, che non vuol dire essere sempre in grado di eliminarli, ma renderci conto della loro esistenza e scegliere come gestirli. Il lavoro più impegnativo è accettare che ciò si è raggiunto con la propria evoluzione non deve rivolgersi a beneficio solo di se stessi, ma essere donato a servizio del tutto» conclude Michele.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento