17 Gen 2024

Neogenitori a basso impatto: ecco come affrontare gravidanza e puerperio in modo consapevole

Scritto da: Valentina D'Amora

Due gravidanze, due parti completamente diversi e due bambine che si somigliano da crescere con un occhio di riguardo all’ambiente. La nostra Valentina D’Amora ci propone un’approfondita serie di suggerimenti e aneddoti per adottare l’arte del risparmio e della riduzione dell’impatto ambientale quando in famiglia arriva un bebè. L’obiettivo? Il benessere del nuovo arrivato, dei genitori e anche del pianeta.

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Poco dopo aver scoperto di aspettare Gaia, nel 2016, sono andata a casa dei miei genitori e ho tirato giù dall’armadio della mia cameretta due enormi scatoloni. Volevo cercare le tutine di quando ero piccola, i bavaglini, le scarpette, i ciripà. Con gli occhi lucidi, insieme a mia mamma ho scelto tutte le mie cose più belle, che oggi Gaia indossa, con orgoglio vintage. E ogni volta che la vedo uscire i miei golfini sopra il grembiule o entrare in palestra con le mie mezzepunte di trent’anni fa mi rendo conto che basta davvero poco per essere un po’ più felici, oltre che ecologici, durante la gravidanza e il puerperio. In questo caso, serve “solo” un po’ di spazio.

Ma andiamo con ordine. Già con il pancione avevo maturato l’idea che mai mi sarei infilata nei classici negozi per future mamme e neonati dove la plastica è la regina indiscussa di ogni scaffale. E così è stato anche con la seconda gravidanza. Alla ricerca di un’alternativa a questi colossi commerciali di articoli per l’infanzia, mi è bastato curiosare in un negozietto di Genova con tanti libri illustrati e giochi didattici in legno e stoffa per trovare la risposta – il posto è econegozio La Formica – e quello che cercavo.

I primissimi giorni dopo la nascita sono i più complicati: ci si sente letteralmente dentro un frullatore, soprattutto perché c’è un nuovo linguaggio da imparare da zero. In più, ci vuole tempo per accordarsi con i nuovi ritmi della famiglia e i nuovi bisogni della neo-mamma e del neo-papà. Si viene letteralmente travolti da sensazioni nuove e contrastanti tra loro. Cercare però di mantenere il più possibile un equilibrio tra le necessità di tutti i componenti della famiglia è fondamentale per riuscire a ricreare in poco tempo un’atmosfera rilassata e serena. Bisogna “solo” prendere un po’ le misure col nuovo assetto.

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LE PRIME SETTIMANE

L’allattamento al seno assorbe totalmente le energie della mamma e il bisogno di attaccamento del piccolo rende le giornate lente, le ore sembrano dilatate. Si ha la sensazione di aver iniziato mille cose senza averne conclusa nemmeno una. Se andate a trovare un’amica che ha appena partorito, quindi, portatele qualcosa di nutriente da bere e un pasto pronto, stendete il bucato, passate l’aspirapolvere, buttate la spazzatura oppure offritevi di intrattenere il piccolo. Nel frattempo la mamma potrà fare una doccia o una pennichella, entrambe cose vitali per “sopravvivere” al turbinio dei primi giorni. Saper chiedere aiuto se ci si rende contro di non stare bene è molto importante

Farsi seguire da un’ostetrica per un percorso di sostegno nelle difficoltà che si incontrano nelle fasi di crescita del neonato – dall’avviamento dell’allattamento al seno al cambiamento ritmi di vita, passando per il sonno, l’alimentazione e la condivisione dell’esperienza genitoriale – può essere davvero molto utile sia per la mamma che per il papà. In Liguria Asl offre un servizio gratuito di assistenza domiciliare per creare un “ponte” tra l’ospedale e i servizi del territorio. L’ostetrica così si pone in ascolto della famiglia, fornendo un’assistenza personalizzata a seconda dei bisogni che emergono via via durante gli incontri. 

Oltre a tutto questo, nel periodo del puerperio, cercare compagnia per una passeggiata con il piccolo, magari in fascia, è importante, perché godersi qualche raggio di sole tra una pioggia e l’altra, facendo due chiacchiere con un’amica, sono un toccasana per l’umore. E poi, l’aria fresca e il movimento fanno bene a entrambi, mamma e bambino.

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QUANTO INQUINA UN NEONATO?

Non sempre ci si rende conto di quanto i bambini, sin dai primi giorni di vita, inquinino. Mi riferisco non solo ai pannolini, ma alle salviette, agli innumerevoli flaconi di detergenti, creme e saponi, ai coloratissimi giochi, sonagli e accessori in plastica che arrivano in regalo dalle zie.

Entro i primi tre anni di vita un bambino usa tra i 2500 e i 4500 pannolini, ognuno dei quali impiega circa 450 anni per decomporsi. Senza contare l’energia grigia: la produzione di un pannolino richiede molta energia, in termini di materie prime e di acqua. Solo in Italia si contano oltre 6 milioni di pannolini usa-e-getta utilizzati ogni giorno, l’equivalente di circa 1200 tonnellate di rifiuti, composti da feci e derivati del petrolio.

C’è di più. Pur trattandosi del primo indumento costantemente a contatto con la sua pelle delicata, le sostanze chimiche presenti nella maggior parte dei pannolini monouso sono moltissime, tra cui sbiancanti al cloro, inchiostri, coloranti, profumi, ftalati. Questo significa che un bimbo passa almeno due della sua vita a stretto contatto con sostanze che possono provocare allergie, fastidi e disagio. A tutto questo si devono aggiungere i costi di smaltimento.

Una possibilità è ricorrere ai pannolini lavabili. «I lavabili, oltre a essere una scelta ecologica, creano minori rischi di infezioni e irritazioni nell’area genitale», spiega la dottoressa Adele Moncagatta, ostetrica della Casa Maternità Le maree di Genova. Anche per il cambio, è bene orientarsi sulla semplicità: bastano un rubinetto e un piccolo asciugamano. «Alle mamme consiglio sempre di lavare il loro bambino, perché l’acqua ha un impatto differente sulla pelle rispetto alle salviette, che spesso contengono alcol».

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Un dettaglio dell’econegozio La Formica

Intervenire su eventuali eritemi naturalmente è possibile, ma molte pomate contengono sostanze chimiche nocive per un bambino in fase di sviluppo. Anche i prodotti noti per essere “naturali”, spesso sono realizzati con ingredienti da verificare. Sul sito Biodizionario è possibile inserire tutto l’INCI e controllare le composizioni dei prodotti prima di acquistarli. Per il bagnetto basta dell’amido di riso in una ciotola di acqua calda per rinfrescare la pelle e unguenti naturali, come l’olio di mandorle dolci per idratare. 

L’ABBIGLIAMENTO 

Il bimbo o la bimba cresce ogni giorno ed è impossibile stare al passo. Per questo la nuova tendenza in tema di indumenti per l’infanzia è senza dubbio il negozio di vestitini usati, che in realtà sono quasi nuovi. Di sicuro qui si risparmia, ma non è economico l’unico motivo del diffondersi di questo tipo di attività, presenti in ogni città. Un differente atteggiamento nei confronti dello spreco è innegabile, ma anche il calo delle nascite, in atto dal 2008. Per il terzo anno consecutivo, i bebè nati in Italia sono stati meno di mezzo milione, facendo proseguire, anche nel 2017, il trend della diminuzione della popolazione italiana.

A chi regalare allora gli abiti diventati piccoli, i passeggini e i seggioloni, se non ci sono figli minori o cuginetti? Attrezzature, spesso anche costose, e capi belli e in ordine restano chiusi nell’armadio. Perché non venderli, allora? La vendita dell’usato per bambini permette di minimizzare la spesa, liberare spazio e soprattutto non sprecare.

Secondamanina per esempio è una catena diffusa a livello nazionale dove si può trovare tutto ciò che riguarda il mondo dei bambini da 0 a 12 anni e abbigliamento prémaman: usato sì, ma poco poco, con sconti a partire dal 50% rispetto al nuovo. Sul sito si può consultare la pagina regionale relativa a ogni negozio e nella vetrina virtuale compaiono le foto e i prezzi degli articoli in vendita. Con questi scambi si indossano abiti di qualità, a piccoli prezzi.

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Anche su Facebook sono nati diversi gruppi di baratto che personalmente trovo molto utili, ma occhio alle fregature: al momento della consegna, bisogna controllare attentamente l’oggetto o l’abito che si sta comprando. In un paio di occasioni mi sono ritrovata con articoli non più conformi e in molti di questi gruppi il regolamento non contempla il reso, se non al momento stesso del ritiro. In alternativa, resta sempre valida l’opzione di regalare tutto alle amiche in dolce attesa o alle associazioni che si occupano di famiglie o mamme in difficoltà, come il gruppo Marea di Genova, di cui vi abbiamo parlato qui.

I GIOCATTOLI

Mentre la plastica impazza anche nei negozi di giocattoli, è il legno il materiale più raccomandato dai pedagogisti. «A differenza del giocattolo moderno – spiega la dottoressa Chiara Mancarella, pedagogista clinico – il gioco di legno permette al bambino di stimolare la sua creatività e fantasia, perché non dotato di luci e suoni che condizionano il suo utilizzo». Il bambino quindi è portato a impegnarsi per creare nuove avventure e usi sempre diversi. «Cambia il materiale, che rispetto alla plastica è caldo, e cambia il profumo», prosegue la pedagogista.

«I giocattoli di legno hanno forme morbide e tondeggianti e sono decorati con vernici atossiche che permettono alla vera essenza del legno di risaltare, lasciando nel bambino ricordi sensoriali piacevoli», aggiunge. Per le parti dipinte infatti vengono utilizzati colori ad acqua, affinché possano essere serenamente morsicate dai bambini, in piena fase esplorativa. E poi i giochi di legno sono più silenziosi, non richiedono l’uso di batterie, insegnano ai bimbi la consistenza dei materiali naturali, oltre a essere più resistenti nel tempo, per questo possono essere riutilizzati da fratelli e sorelle.

Prima di lanciarsi negli acquisti, è fondamentale per i futuri genitori fare un passo indietro e riflettere su cosa ha davvero bisogno un neonato

Cosa scegliere, allora, alla nascita del proprio figlio? «Quando nasce un bambino si è portati a riempirlo di ogni tipo di giocattolo, facendo a volte confusione sull’età e sui giochi più adatti», continua Mancarella. «Per un neonato sono da preferire gli oggetti morbidi. Piano piano che andrà crescendo, si potranno selezionare quelli più vicini ai gusti del bambino o della bambina, considerando sempre la stimolazione di tutti e cinque i sensi».

In ogni caso, il detto less is more è valido anche in questo caso: meglio orientarsi su pochi giochi, ma semplici. In alternativa, potete costruirli insieme al piccolo: sarà un bel momento da trascorrere insieme a mamma e papà! Quando, poi, arriva il momento del disegno, album e quaderni in carta riciclata saranno la tela dove scatenare tutta la sua creatività. 

LA SEMPLICITÀ

Cosa consigliare alle mamme e ai papà in attesa? «Innanzitutto di imparare a tutelarsi da tutti quei consigli finalizzati ad acquistare oggetti o prodotti», puntualizza la dottoressa Adele Moncagatta, ostetrica della Casa Maternità Le Maree, che chiarisce: «Prima di lanciarsi negli acquisti, trovo che sia assolutamente fondamentale per i futuri genitori fare un passo indietro e riflettere su cosa ha davvero bisogno un neonato». 

Sembra facile, eppure occorre un po’ di tempo per pensarci.  «Un neonato ha bisogno di nutrimento, quindi, di un seno, ma anche di contenimento, quindi di braccia che lo avvolgano, e di nutrimento d’amore, quindi di una famiglia in armonia». Per questo è essenziale che la mamma sia in salute e stia bene, non solo fisicamente. «Invece di sdraiette e altri sistemi utili a consentirle di occuparsi della casa o di cucinare, il mio suggerimento è quello di regalare alle neofamiglie dei servizi: dalla doula, che sostiene la donna anche a livello psicologico, alla signora delle pulizie, che dia una mano in casa».

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E ci ritroviamo a ragionare ad alta voce su com’era una volta il puerperio: stando ai racconti delle nonne e bisnonne, i quaranta giorni dopo il parto erano un momento delicatissimo, in cui la neomamma riceveva le attenzioni di tutte le donne della famiglia. «Oggi le mamme sono molto proiettate al ritorno al lavoro e si ritrovano la casa piena di oggetti che le aiutano a sopravvivere, in una società che ha perso il focus sulla sacralità della nascita».

Perché ho deciso di intervistare un’ostetrica? Perché è una figura ecologica, che sostiene la donna sin dalla gravidanza, seguendo un percorso volto ad attivare e rinforzare le sue risorse. «Quello che dovremmo poter fare davvero – conclude – è ascoltare i bisogni di mamma e bambino». Prendersi il tempo per riposare, se è il caso. Prestare sempre attenzione al proprio corpo e alle proprie necessità. «Nessun integratore al mondo può sostituirsi a del sano riposo».

L’ostetrica inoltre sostiene il parto naturale, con il minor impiego di risorse esterne alla mamma e al papà, l’allattamento al seno, non come obbligo ma come diritto della mamma, e il babywearing perché, rispetto alla carrozzina, la fascia asseconda il bisogno di contatto del neonato. Spero di avervi dato una panoramica di scelte e suggerimenti che possano aiutarvi nel meraviglioso cammino di crescita che farete insieme al vostro bambino. Perché il mestiere di genitori si impara giorno dopo giorno, a essere ecomamme ed ecopapà si inizia da subito!

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