“I Giardini di Poseidone”: all’Elba, un sistema ecologico sostenibile economicamente e umanamente – Io Faccio Così #395
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Livorno, Toscana - L’Isola d’Elba, un po’ come il resto delle isole italiane, nel nostro immaginario è vissuta come un luogo turistico e non pensiamo spesso al fatto che le persone ci vivono anche d’inverno. I residenti dell’Isola d’Elba infatti sono circa trentamila, distribuiti su una superficie di 224 chilometri quadrati. Oggi vi raccontiamo la storia di due persone provenienti dalla Romagna che non solo si sono trasferiti nell’Isola stabilmente, ma hanno anche intrapreso un’attività agricola che mette al centro la permacultura e la rigenerazione del suolo: si chiama I Giardini di Poseidone e ha sede a Porto Azzurro.
I fondatori de I Giardini di Poseidone sono Davide Fabbri, originario di Ravenna, e Michela Francia, di Forlì, che hanno deciso cinque anni fa di dare vita sull’isola alla loro azienda agricola che mette al centro la permacultura e l’agricoltura organica e rigenerativa e che affonda le sue radici… nella musica! La nostra intervista con Davide, che abbiamo incontrato in occasione del Macrolibrarsi Fest 2023, è iniziata con il suono delle corde di una chitarra, come potete vedere nel video dedicato alla storia di oggi.
«Ho iniziato a suonare la chitarra all’età di dodici anni – ci racconta Davide – ma non sono mai diventato un professionista. Però la musica per il mio percorso è stata importantissima: quando ho deciso di aprire l’attività, il primo anno in cui mi sono trasferito all’Elba, mi sono mantenuto economicamente suonando nei locali. Questo mi ha permesso di mettere da parte le risorse per acquistare il primo terreno e fare i primi investimenti per avviare l’azienda».
Oggi I Giardini di Poseidone è un’azienda agricola in permacultura e Davide è affiancato nella sua attività dalla sua compagna e socia Ginevra Manzoni. Produce olio di oliva grazie alla presenza nei suoi terreni di circa millecento ulivi. L’uliveto è anche la base per l’applicazione dell’agricoltura organica e rigenerativa, un altro caposaldo fondamentale: il terreno a valle delle coltivazioni è la sede di circa duemila metri di orto sinergico, che genera diversi tipi di ortaggi che la coppia vende nei mercati locali e tramite diversi canali. Davide e Ginevra gestiscono anche settanta arnie da cui producono miele.
Dopo cinque anni di presenza all’Elba, i due si ritengono molto contenti del loro operato: «Economicamente siamo soddisfatti della nostra attività. Questa azienda vuole dimostrare che la permacultura è un sistema sostenibile sia umanamente che economicamente per chi si approccia alle sue tecniche. Non improvvisiamoci, studiamo e rendiamo davvero sostenibili le nostre attività. Il principio “osserva e interagisci” della permacultura è fondamentale per approcciare e affrontare i problemi nel migliore dei modi».
Perché avete scelto proprio l’isola d’Elba come casa de I Giardini di Poseidone?
Siamo approdati perché io qui ho avuto la fortuna di avere una casa dei nonni che frequentavo fin dall’infanzia, in estate. Un posto che mi è rimasto nel cuore e dove ho deciso appunto di tornare. Il primo impatto è stato di grande entusiasmo: costruire e dimostrare che un seme di cambiamento è possibile partendo proprio dall’agricoltura.
Come siete stati accolti dagli elbani?
Inizialmente ci siamo scontrati con alcune rigidità caratteriali delle persone che abitano questo luogo. Una sorta di diffidenza fondata su ragioni legittime: chi vive sull’isola spesso si sente invaso da un turismo che negli ultimi anni si è rivelato di frequente opprimente e invadente, ma che sembra essere l’unica risorsa che l’Elba possiede per attrarre investimenti e risorse economiche.
La nostra idea di azienda agricola era quella di dare vita a un’attività che si basasse sull’autoproduzione e che mettesse al centro la rigenerazione del suolo e la permacultura, allo scopo di diffondere questi concetti e mostrare agli abitanti che si poteva vivere anche di altro, oltre che di turismo. Abbiamo iniziato a lavorare in punta di piedi, il primo anno è stato di transizione.
Dopo alcuni screzi iniziali con le persone del luogo, che rifiutavano il nostro tipo di agricoltura e la nostra visione, le cose sono cambiate nel corso degli anni. Oggi in tanti mi chiedono consigli, mi interpellano per chiedermi nozioni, informazioni varie e a volte per avere consulenze tecniche per apprendere il tipo di agricoltura che portiamo avanti. Questa fiducia delle persone che vivono lì per noi è una grande soddisfazione e un importante traguardo.
Hai parlato di permacultura e di agricoltura organica e rigenerativa: su questi temi dove avete ricavato le informazioni necessarie per la vostra attività?
Io ho una formazione agraria di base. A dir la verità non smettiamo mai di formarci e aggiornarci, perché il sistema di valori che sta alla base del nostro lavoro ci ha insegnato che la vera agricoltura, quella che cerca di minimizzare l’impatto sulla terra e di ascoltare al meglio ciò che ci trasmette la Natura, è fatta di esplorazioni e tentativi che sono difficilmente codificabili in azioni routinarie e schematiche. Vogliamo dimostrare che la permacultura è un sistema sostenibile sia umanamente che economicamente per chi si approccia alle sue tecniche.
Per quanto riguarda l’agricoltura organica e rigenerativa, mi sono formato frequentando diversi corsi presso realtà che se ne occupano. Questo mi ha dato la possibilità di confrontarmi direttamente con aziende che la praticano. È una sfida interessante ed evolutiva dove la ricerca è continua, perché questo è un tipo di agricoltura che imita quello che un bosco e in generale la natura fanno in un sistema in equilibrio. A volte si considera pulito tutto quello che è trinciato e tagliato: nella nostra azienda non è così.
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