11 Gen 2024

L’epopea del Colle di Tenda: dal 1989 si parla di ammodernarlo, ma ad oggi è ancora chiuso

Scritto da: Nicola Muratore

Dal 1989 si pensa a come ammodernare e implementare il tunnel presente sul Colle di Tenda. I lavori iniziano nel 2013 dopo un iter burocratico durato un ventennio, ma sembra che quello sia stato solo l'inizio di una storia condannata a durare ancora molto e costellata da malaffare, ritardi, ripensamenti e progetti a forte impatto ambientale.

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Cuneo - Sin dal 1989 si parla di modificarlo, di ampliarlo, di rinnovarlo, ma ad oggi il Tunnel Tenda, il traforo che collega Italia e Francia in corrispondenza del Colle di Tenda, è ancora inagibile. Negli anni ne sono successe di tutti i colori, con l’unica costante che delle decine di promesse fatte non ne è stata mantenuta neppure una. Ora abbiamo una nuova data per il termine dei lavori relativi al tunnel, ma nel frattempo è crollata la strada. Come andrà a finire questa storia?

LA STORIA DEL TUNNEL DEL COLLE DI TENDA

C’era una volta il Tunnel Tenda a doppio senso di marcia. Viene inaugurato nel 1882 e con i suoi 3182 metri di lunghezza collegava Limone a Tenda, in Francia, ed era l’unico traforo stradale a collegare i due stati. Gli altri tunnel – Frejus e Monte Bianco – oltre a essere stati inaugurati più di cento anni dopo quello del Colle di Tenda, sono valichi autostradali. Il Tenda – gratuito e percorribile tutto l’anno e all’epoca era a doppio senso – è sempre stato molto utilizzato, poiché le dimensioni delle auto e dei camion lo permettevano senza troppi problemi. Si arriva così al 1989 quando, in seguito a una frana, si è iniziato a pensare a un ammodernamento del tunnel.

Da qui è iniziata l’epopea. Il senso di marcia era già diventato alternato, con semafori che ne bloccavano l’accesso a intervalli che potevano durare anche a mezz’ora. Nel 1999 è il presidente dell’Anas D’Angiolino che propone la realizzazione di un nuovo traforo mediante l’allargamento del tunnel attuale. L’anno successivo, da un tripudio di proposte e dopo numerosi incontri fra tecnici italiani e francesi, viene scelto l’ultimo progetto di un nuovo tunnel quasi parallelo a quello esistente, a doppio senso di marcia, lungo 3400 metri e dal costo di 294 miliardi di lire, che dovranno essere stanziati metà dall’Italia e metà dalla Francia. Tuttavia manca l’approvazione definitiva e non si può procedere all’appalto.

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Quella che viene poi denominata “soluzione alta”, che prevede il secondo tunnel accanto a quello già esistente da ammodernare, viene approvata nel 2005. L’opera dovrebbe essere ultimata nel 2011 con un costo di 168 milioni di euro. L’avvio dei lavori è fissato entro il 2007, ma insorgono subito problemi. Bisogna reperire i soldi, il progetto viene modificato, il passare degli anni fa levitare i costi. Arriviamo al 2012, anno in cui sembra essere approvata la versione definitiva: due gallerie a senso unico, una nuova e l’altra ricavata dall’ammodernamento della vecchia. L’ultimazione dei lavori viene fissata nel 2020, il loro avvio per la fine del 2013.

Anche se contro il raddoppio però si schierano gli ecologisti, mentre i camionisti lo vorrebbero più a valle per evitare i tornanti e un gran dispendio di carburante, i lavori finalmente iniziano. Ci sono però rallentamenti imputati alle manifestazioni di Legambiente e Pro Natura, che nel frattempo hanno trovato l’appoggio di Confindustria di Cuneo. I lavori vengono interrotti due volte nello stesso anno, il 2016, a causa delle falde acquifere rinvenute durante gli scavi.

Nel 2017 arriva poi lo scandalo nei confronti di alcuni dipendenti della società appaltatrice Grandi Lavori Fincosit spa, insieme agli incaricati dell’Anas e ai professionisti responsabili di supervisioni e consulenze. Questi sono indagati per furto aggravato e frode in pubbliche forniture del tunnel. Il cantiere viene posto quindi sotto sequestro. Ne consegue nel 2018 la rescissione del contratto con la società appaltatrice e il nuovo appalto, l’anno successivo, al Consorzio Edilmaco di Torino.

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L’azienda subentrante si lamenta di come era stato fatto il lavoro fino a quel momento: i tecnici trovano infatti rotture, imprecisioni, anomalie e deformazioni. Continuano le proteste ambientaliste e al contempo Edilmaco congela i lavori per fondi non sicuri e per troppe incertezze extra contratto. A febbraio 2020 viene siglato un nuovo accordo per la ripresa dei lavori ed è a ottobre dello stesso anno che un’inondazione fa crollare la strada all’imbocco francese del tunnel. Da questo momento in poi il Tunnel Tenda non è solo complicato da sfruttare a causa delle lunghe attese, ma chiuso al traffico.

I lavori per sul Colle di Tenda ricominciano nel 2021 e si prevede di terminare il nuovo tunnel entro il 2023 e il rifacimento del vecchio entro il 2024. Già la prima parte di questo accordo è stata frustrata. Attualmente si accumulano le ipotesi su come gestire la situazione: terminare il nuovo tunnel al più presto per ripristinare la viabilità e poi dedicarsi a quello vecchio? Come ovviare al problema della strada che è franata qualora il tunnel dovesse aprire? Non bisognerebbe dare la precedenza al ripristino della strada?

Negli anni ne sono successe di tutti i colori, con l’unica costante che delle decine di promesse fatte non ne è stata mantenuta neppure una

Gli ultimi aggiornamenti sembrano propendere per la prima di queste ipotesi, ovvero dare la precedenza ai lavori del Tunnel bis in modo da portarli a termine entro giugno 2024 e riaprire la viabilità scortando le auto con una “safety car”, cioè un veicolo predisposto alla sicurezza del transito, nel tratto in cui la strada è pericolante. Ovviamente questa soluzione non mette d’accordo tutti e si grida all’incoscienza. Bisognerà aspettare la costruzione di un viadotto? Chi può dirlo. Nel frattempo dopo i danni all’economia turistica di Limone a causa del Covid, gli impianti sciistici continuano a rimanere in ginocchio poiché i turisti provenienti dalla Costa Azzurra sono costretti a spostarsi in treno.

E non solo gli impianti di Limone. Tutte le attività commerciali hanno risentito di questa interruzione che ormai dura da più di tre anni, sia dal versante francese che da quello italiano. Chi si vuole spostare dalla Liguria al Piemonte in macchina deve necessariamente utilizzare l’autostrada, allungare la strada fino al Colle di Nava oppure sfruttare la strada sterrata lunga e tortuosa che passa dai forti sul confine italo-francese.

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Tra le proposte degli ambientalisti c’era l’implementazione e il miglioramento della linea ferroviaria già esistente. Proposta che sembra caduta nel vuoto anche nel momento in cui il Tunnel sul Colle di Tenda è diventato inagibile. Chi da Torino volesse andare a Ventimiglia utilizzando la linea via Cuneo avrebbe a disposizione solo quattro treni in tutta la giornata, di cui uno che impiega quasi sei ore e gli altri tra le quattro e le cinque ore. Senza contare che l’ultima corsa disponibile da Torino è alle 15:25. Chi volesse partire dopo è costretto a passare da Savona, se non addirittura da Genova, impiegandoci più tempo e a tariffe più alte.

Insomma, al Colle di Tenda sembra davvero di essere dentro al proverbiale tunnel senza via d’uscita, di cui non si vede la fine. Tra accordi impossibili, progetti e costi inaccessibili, manifestazioni ambientaliste, interessi personali anteposti al bene della comunità, truffe vere e proprie, danni causati dalle intemperie e dalla mala gestione del territorio da parte dell’essere umano, sembra che il Tunnel Tenda e il Tunnel bis siano stati colpiti da una maledizione che non vuole che la viabilità venga ripristinata.

Senza entrare nel merito della questione ambientale – che ritengo in ogni caso di fondamentale importanza –, mi chiedo se e quando questa epopea avrà mai fine. Se almeno il vecchio tunnel che c’era già verrà messo in sicurezza e riaperto o se quantomeno verrà implementato il servizio ferroviario per ovviare a tutti i disagi che questa chiusura sta causando.

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