‘CCà nisciun’ è fessa – SOS aborto, la rete di supporto tutta napoletana per chi sceglie la IVG
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Campania - “‘Ccà nisciun’ è fessa” – SOS aborto è l’intraducibile esclamazione napoletana scelta come nome per una rete di supporto nata ormai quattro anni fa e pensata per chi ha scelto di interrompere una gravidanza, ma non sa come orientarsi tra le difficoltà che si incontrano nel reperire informazioni utili o che teme di non trovare appoggio o supporto tra le mura dei consultori e degli ospedali.
‘CCÀ NISCIUN’ È FESSA – SOS ABORTO, COME E PERCHÈ NASCE
‘Ccà nisciun’ è fessa” – SOS aborto nasce totalmente dal basso, da un gruppo di studentesse e lavoratrici che, da esperienze di persone a loro vicine, hanno ravvisato una serie di difficoltà a cui può andare incontro chi decide di interrompere una gravidanza, quantomeno nella città di Napoli. Sono partite in tre, ma ora c’è un gruppo di circa quindici persone che si prodiga, pur tra mille impegni personali, per garantire aiuto a chi ne ha bisogno. Ne abbiamo parlato con Serena, che ci ha raccontato qualcosa di più sulla loro storia e sul loro impegno quotidiano.
«Tutto ha avuto inizio durante il periodo di pandemia. Alcune amiche ci avevano chiesto aiuto per reperire informazioni riguardanti l’aborto e ci siamo rese contro di quanti problemi si potessero incontrare dal momento in cui si decide di interrompere una gravidanza. Abbiamo allora creato un questionario su Google Form che abbiamo diffuso sui nostri account personali, in cui chiedevamo alle persone se fossero mai state in un consultorio o in un IVG, per cosa c’erano andate, che esperienze avevano avuto e così via».
«La quantità di risposte che abbiamo ricevuto è andata molto oltre quello che ci aspettavamo», prosegue Serena. «A mano a mano, il nostro gruppo si è allargato spontaneamente e abbiamo iniziato un lavoro di autoformazione su come funziona l’iter per abortire, quali sono i passaggi che bisogna fare e così via, con l’idea che una delle prime cose che avremmo fatto sarebbe stata quella offrire la possibilità alle persone che ci contattavano – per cui abbiamo creato un indirizzo mail apposito e la pagina Instagram ‘Ccà nisciun’ è fessa – SOS aborto – di essere accompagnate da noi nel percorso».
COSA FA ‘CCA NISCIUN È FESSA -SOS ABORTO
Le persone che chiedono aiuto a ’Ccà nisciun’ è fessa trovano nel gruppo vicinanza emotiva, ma anche un aiuto pratico per prendere appuntamenti o per reperire informazioni e se necessario anche la possibilità di essere accompagnate fisicamente, in macchina o a piedi, nei consultori o in ospedale.
«Poiché volevamo aiutare le persone dando le informazioni più corrette possibile, abbiamo iniziato a mappare i consultori e i centri IVG attivi a Napoli. Abbiamo verificato quali consultori erano attivi e quali servizi offrivano, perché non tutti riescono a garantire tutti quelli che un consultorio dovrebbe offrire. Abbiamo quindi inserito in una mappa, che si trova sul sito di ‘Ccà nisciun’ è fessa – SOS aborto, dove si trovano tutte le informazioni riguardo indirizzi, orari e servizi offerti», spiega Serena.
Al momento, per i centri IVG il gruppo è riuscito a mappare sia Napoli che la provincia, mentre sta ancora cercando di rintracciare tutti i consultori della provincia di Napoli. «All’inizio abbiamo lavorato molto sulla pagina Instagram ‘Ccà nisciun’ è fessa – SOS aborto, perché era il periodo in cui non potevamo uscire di casa, costruendo delle rubriche virtuali in cui abbiamo condiviso anche alcune informazioni sulla salute sessuale e sui metodi contraccettivi».
«Con il tempo abbiamo costruito altri materiali informativi, tra cui una piccola brochure che spiega quali sono gli step da seguire se si decide di abortire e da poco, insieme a un’altra associazione che lavora ed è animata da soggettività trans, abbiamo scritto anche un opuscolo intitolato “Per un approccio transinclusivo alla salute sessuale e riproduttiva”, che cerca di superare il binarismo di genere quando si parla di aborto e di mettere insieme buone pratiche, soprattutto per il personale sanitario, quando incontra soggettività transgender o gender nonconforming».
TRA SUPPORTO ED ATTIVISMO
Appena è terminato il periodo di emergenza pandemica, ‘CCà nisciun’ è fessa – SOS aborto ha iniziato a stare più nello spazio pubblico, oltre che in quello virtuale, scendendo in piazza, organizzando flash mob, presidi, manifestazioni. «Abbiamo organizzato a nostra volta dei momenti di confronto e di dibattito su questo tema, perché vogliamo perseguire, allo stesso tempo, due obiettivi. Da un lato vogliamo fornire informazioni, supporto e accompagnamento a chi sceglie di interrompere una gravidanza, ma vogliamo anche portare avanti una lotta, ottenere risultati e vittorie sia per difendere un diritto spesso minacciato, sia per migliorare e superare in senso positivo la 194», ha spiegato Serena.
COSA VUOL DIRE SCEGLIERE DI ABORTIRE A NAPOLI
Una delle difficoltà di cui si sente parlare più spesso quando si parla d’aborto è il fenomeno dell’obiezione di coscienza, ma non è l’unico ostacolo che si può incontrare quando si decide di interrompere una gravidanza. «Sicuramente l’obiezione di coscienza è un problema, soprattutto in Campania che, secondo le statistiche, è tra le regioni peggiori in Italia. Però, prima di incontrare un medico obiettore, bisogna riuscire a trovare un consultorio», ha spiegato Serena.
«Facendo la nostra mappatura abbiamo scoperto che a Napoli di consultori effettivamente attivi e più o meno funzionanti ce ne sono dodici. Secondo la legge, bisognerebbe garantire un consultorio ogni 20.000 abitanti, mentre noi ne abbiamo in media uno ogni 75.000. In questi anni abbiamo individuato alcuni consultori che funzionano meglio di altri, così, quando le persone ci chiedono aiuto, non le indirizziamo al consultorio più vicino casa loro, ma in quelli che sappiamo funzionare bene».
Un’altra difficoltà è quella di prendere appuntamento in un ospedale dove si può interrompere una gravidanza: «Gli ospedali attivi sul territorio non sono tantissimi, non è possibile recarsi tutti i giorni all’accettazione e spesso si incontrano liste d’attesa lunghe. Inoltre gli ospedali non hanno un protocollo iniziale condiviso, per cui bisogna capire bene quali documenti e quali analisi sono richieste, altrimenti si rischia di dover tornare indietro. Infine può capitare di incontrare obiettori di coscienza, ma può succedere anche di non trovare medici disponibili, perché magari già impegnati per tutta la giornata».
A questi ostacoli, di natura prettamente materiale, si aggiunge anche un enorme ostacolo trasversale, perché l’aborto continua a essere ricoperto da un enorme stigma. Se ne parla poco e quando se ne parla lo si fa sempre in chiave colpevolizzante nei confronti della persona che sceglie di interrompere una gravidanza. La narrazione dell’aborto che viene fatta dai media e che le persone hanno interiorizzato è di un’esperienza che deve essere dolorosa e traumatica, ma non è così.
«Spesso diciamo ridendo che nel mondo che vorremmo noi non dovremmo esistere, perché di fatto supportiamo le persone in quello che in realtà dovrebbe essere un percorso senza ostacoli. Si tratta di una procedura medico-sanitaria garantita per legge e accedervi dovrebbe essere più semplice di così. Ma siamo consapevoli di quanto – purtroppo – sia necessario».
«Ce rendiamo conto più che mai quando le persone che accompagniamo ci ringraziano infinite volte dicendoci che siamo state loro più vicine di quanto abbiano fato loro cari, i loro affetti, che magari non vedevano di buon occhio la loro scelta. Fare rete è tanto importante proprio perché troppo spesso chi si trova ad affrontare un’ IVG non ha nessun aiuto o supporto da chi le circonda», conclude infine Serena.
Leggi anche la nostra intervista ad AIED Pisa sul tema dei consultori.
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