Per questo 2024 la rete del Carnevale Sociale di Napoli è pronta a ripartire più irriverente che mai
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Campania - Sono già stati avviati i primi appuntamenti verso la costruzione del Carnevale Sociale della città metropolitana di Napoli, la grande rete composta da realtà e associazioni attive su un territorio che si fa sempre più vasto e che in questo 2024 comprende Afragola, Bagnoli, Centro Antico, Giugliano in Campania, Materdei, Montesanto, Pianura, Quartieri Spagnoli, Rione Sanità, Scampia, Soccavo e Pianura.
L’AVVIO AI LABORATORI DI STRADA PER IL CARNEVALE SOCIALE
Il primo incontro si è tenuto lo scorso 15 gennaio a piazza Municipio e ha dato inizio ai laboratori di strada, muovendo i primi passi verso la costruzione dei cortei che attraverseranno Napoli e la sua periferia dal 9 al 13 febbraio. A inaugurare questo primo incontro, la filastrocca intitolata “Il fuoco di Carnevale”, che ironizza sulle tensioni che l’anno scorso c’erano state con la DIGOS per l’accensione dei falò.
Il titolo proposto per quest’anno è “Corsi e Ricorsi – Passato scordato Futuro negato ovverossia Memoria salvata Umanità ritrovata”, il tema più attuale che mai è quello degli errori che nel corso della storia continuano a ripetersi identici ai precedenti, mentre c’è chi ancora resiste e s’impegna a ricordare con ostinazione per «ritrovare l’umanità che salvi il tutto: persone e ecosistemi insieme».
UN ANNO DOPO, ANCORA LOTTE BUROCRATICHE
«Rispetto all’anno scorso la situazione è solo peggiorata. Il 7 febbraio abbiamo vinto il ricorso ed è stata accordata una sospensiva, ma dal punto di vista istituzionale il tavolo tecnico non si è avviato e il comune non sta facendo niente. In più anche Soccavo ha avuto problemi, perché il CPRS sta ancora aspettando di rientrare in Auditorium», ha commentato Martina Pignataro, riferendosi alle ultime lotte burocratiche che il Gridas, associazione culturale con sede a Scampia, ha dovuto affrontare.
COS’È UN CARNEVALE SOCIALE?
Quella del carnevale sociale è una tradizione popolare che va avanti da molti anni e che ormai è profondamente radicata nel territorio. A differenza di carnevali istituzionali, non sono sfilate a cui assistere, ma esperienze in cui gli abitanti del quartiere partecipano attivamente, creando maschere, carri, costumi, suonando e ballando. «Queste iniziative vengono ostacolate perché non si riconoscere il valore sociale di spazi che rivolgono servizi alla collettività e che invece si vorrebbero privatizzare per monetizzare», spiega Martina.
«Tuttavia, è difficile misurare l’effetto sul territorio di quelle che sono in realtà pratiche quotidiane che durante il Carnevale confluiscono tra le strade, dove anche chi non partecipa attivamente ha la possibilità di entrare in contatto con noi e di avere accesso a un mondo diverso, che altrimenti gli sarebbe estraneo. Per questo non si può valutare l’esito di queste giornate solo da un punto di vista di servizio e utenza».
LA RETE DEL CARNEVALE SOCIALE DELLA CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI
L’estesa rete che compone il Carnevale Sociale è fatta di spazi, associazioni e comitati che per tutto l’anno sono attivi nei rispettivi quartieri, offrendo servizi alla collettività e difendendo quotidianamente quegli stessi diritti di cui si fanno portavoce e che leggiamo nel Manifesto di quest’anno: “Il diritto alla città, il diritto all’infanzia, alla felicità, alla vivibilità dei territori contro la società del consumo, della cementificazione, della turistificazione che sottrae spazi di socialità a chi la città la abita e la vive…”.
Questa rete si è sviluppata tutta intorno al Gridas, la prima associazione nata a Scampia negli anni Ottanta e che nel lontano 1983 organizzò un carnevale sulla scia di quello che si era tenuto l’anno precedente ad Afragola. «Da allora lo abbiamo portato avanti con costanza. Anno dopo anno abbiamo visto aumentare le scuole che volevano partecipare, mentre nascevano, crescevano e si aggiungevano a noi nuove associazioni. La rete è nata spontaneamente, prima all’interno dello stesso quartiere di Scampia e poi fuori, arrivando a coinvolgere quasi tutta la città metropolitana di Napoli. Il Carnevale Sociale è cresciuto non solo perché sono aumentate le associazioni che lo compongono, ma anche perché è aumentata la consapevolezza con cui si partecipa».
«Ogni gruppo ha una sua storia. Alcuni si sentono legati a noi del Gridas perché magari da ragazzi venivano al nostro carnevale – che per tanti anni è stato l’unico – e con il tempo hanno deciso di portarlo nei loro quartieri. A Bagnoli c’erano dei professori di scuola media che partecipavano al carnevale sociale di Scampia e che decisero di riproporlo a Bagnoli. La domenica venivano da noi con la scuola e il lunedì o il martedì successivo andavamo noi a dar supporto a loro, portando una maschera o un rullante. Questa pratica si è poi consolidata nel tempo e ora ogni associazione è diventata autonoma».
Ogni carnevale viene poi adattato al contesto del quartiere in cui si svolge. Carri per la periferia più spaziosa e maschere da portare in mano per il centro storico, dove le strade sono più strette e affollate. Quest’anno, il giorno Martedì Grasso, i cortei partiranno quasi allo stesso orario da Montesanto, dai Quartieri Spagnoli e dalla Santa Fede e si uniranno lungo il percorso, ritrovandosi tutti insieme a Piazza del Gesù per una grande festa finale.
Il coordinamento generale dei carnevali, nato nel 2012, serve per creare la forza di rivendicarne il significato e allo stesso tempo per scambiarsi idee, competenze e opinioni. «Anche quest’anno stiamo cercando una strategia comune per interfacciarci con le istituzioni, alle quali non chiediamo patrocini, ma abbiamo comunque bisogno delle autorizzazioni per i cortei. E se le istituzioni riconoscono davvero, come affermano, il valore delle pratiche dal basso, devono fare in modo di non ostacolarle».
La volontà di non richiedere patrocini né coperture istituzionali deriva dalla stessa natura del carnevale sociale: libera, indipendente e fortemente critica verso il potere che opprime i più deboli. Il Carnevale Sociale nasce dal basso, dall’azione di chi il quartiere lo abita e lo vive ogni giorno ed è la sua forza e la sua importanza che tutte le associazioni vogliono vedere riconosciute.
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