Alessandro e Laura: “A Capo Granitola mettiamo in pratica downshifting e neo-ruralità”
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Trapani - Una distesa di terra rossa immersa in un sistema costiero dunale nel tratto di costa compreso tra Mazara e Menfi. È qui che dieci anni fa Alessandro Scibetta e Laura Angileri, dopo alcune esperienze in ambito di autosufficienza e permacoltura, hanno deciso di avviare la loro Azienda agricola Capo Granitola, che in realtà è molto più di una scelta di imprenditoria agricola perché rientra nel loro percorso di neoruralità e di downshifting.
Una scelta quella di Alessandro e Laura maturata nel tempo e dettata dalla volontà di vivere in campagna rallentando i propri ritmi rispetto a quelli che le rispettive formazioni universitarie sembravano prospettare a entrambi. Così Alessandro, laureato in Lettere Classiche, e Laura, laureata in Scienze Naturali, hanno letteralmente dato una sferzata di cambiamento alla propria vita decidendo prima di vivere in campagna e poi di avviare la propria azienda agricola su 4 ettari in un terreno della famiglia di lei in Contrada Pozzitello nel Comune di Campobello di Mazara.
«Ho una formazione umanistica e ho studiato Lettere Classica e Linguistica all’Università di Palermo e poi da autodidatta mi sono formato in agro-ecologia. Laura invece si è laureata in Scienze Naturali specializzandosi in Botanica ed Ecologia. Dopo la laurea abbiamo fatto un’esperienza di vita e lavoro in Tunisia, dove insegnavo italiano, e nel 2009 quando siamo tornati abbiamo cominciato a fare sperimentazioni di vita comunitaria in campagna fino a quando, nel 2013, abbiamo avviato la nostra azienda agricola puntando a una maggiore qualità della vita e a un rapporto più diretto con la terra».
A CAPO GRANITOLA LA PRODUZIONE AGROALIMENTARE RISPETTA IL SUOLO E L’AMBIENTE
«L’idea alla base è stata subito quella di un percorso di neo-ruralità e quindi di una produzione agricola votata alla sostenibilità ambientale e sociale», spiegano. Infatti tutto il modello di vita di Alessandro e Laura, che vivono in campagna insieme ai loro due figli, non riguarda solo una vita a contatto con la natura, ma anche la sperimentazione di un modello rurale che si ripercuota sulla propria produzione e distribuzione agroalimentare. «La nostra idea è stata da subito andare oltre la semplice produzione e vendita diretta, con l’idea di impattare davvero sul tessuto imprenditoriale e rurale del nostro territorio».
In quest’ottica Alessandro e Laura hanno scelto coltivazioni alternative e rispettose del terreno. In quel lembo di terra dove la terra sabbiosa è perlopiù coltivata a vigneto e a meloni con metodo intensivo, nell’azienda Capo Granitola la scelta è stata quella del biologico ma con un modello colturale ancora più rispettoso della terra, del suolo e dei suoi cicli. Per questo hanno subito iniziato con le colture che meglio si adattavano al terreno, senza bisogno di fertilizzanti e massicce tecniche di intervento.
Le prime produzioni in questo terreno particolarmente vocato ai tuberi sono state gli ortaggi, che grazie alla vicinanza del mare hanno una particolare sapidità. «Le coltivazioni che meglio si prestano alle caratteristiche del nostro terreno sono la patata dolce, il topinambur e altri tuberi, il cavolo cappuccio e la cipolla bianca, rossa e dorata. Una scelta agronomica etica che parte dalla selezione delle colture per stabilizzarsi su modelli di ecosostenibilità tout court per ottenere la produzione col minimo impatto possibile sull’ecosistema».
IL REGIME DI ROTAZIONE GARANTISCE FERTILITÀ SENZA USO DI SOSTANZE CHIMICHE
«Abbiamo individuato le colture che in regime di rotazione ci garantiscono la fertilità del suolo in modo naturale e facciamo in modo che sia lo stesso terreno a rispondere alla produzione senza lavorazioni meccaniche e chimiche. L’esperienza ci ha dimostrato che questo sistema di coltivazione ci permette una resa stabile nel tempo». Fiore all’occhiello dell’azienda Capo Granitola è il sesamo biologico, che si inserisce perfettamente nella rotazione e consente di rivitalizzare il terreno nel modo migliore. In questo modo il terreno sta bene e resta fertile. Inoltre il sesamo biologico, nonché l’olio, arriva alla distribuzione grazie alla collaborazione con la rete del Macrobiotico.
In questo modello agroalimentare – ma anche trasformativo, visto che tanti dei prodotti dell’azienda vengono anche trasformati in conserve, patè e ricette ricercate da Laura – è stata subito necessario impiegare mano d’opera che, in questi anni, è stata per lo più di migranti nordafricani e asiatici conosciuti da Alessandro nei centri di accoglienza dove insegna italiano agli stranieri.
«La difficoltà di reperire mano d’opera locale – spiega – è sempre stata tanta e con i lavoratori migranti abbiamo avviato una collaborazione importante che non solo ci permette di regolarizzare il loro lavoro, ma ci offre anche una possibilità concreta di scambio culturale e di pratiche agrocolturali. In questo modo la nostra visione etica della vita rurale ha assunto una rilevanza anche sociale».
E con questa visione, che da dieci anni guida le scelte di vita e aziendali di Alessandro e Laura, questa famiglia continua a guardare avanti immaginando anche un modello inclusivo di agricoltura diffusa con tante piccole e medie aziende che collaborano per offrire prodotti di qualità e si sostengono per arrivare alla distribuzione organizzata riuscendo ad affrontare i costi, ma mantenendo la visione etica verso l’ambiente, gli animali e l’uomo. Ma questa è una storia che Alessandro e Laura stanno ancora scrivendo.
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