Oltre la Calabria da cartolina e il marketing istituzionale, “l’impresa straordinaria” è essere normale
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È innegabile: è stato bellissimo immaginare milioni di italiani con gli occhi puntati sulla Calabria nella notte del 31 dicembre, ad aspettare il nuovo anno con la consueta carica di speranza. Ma quanti sanno che la “Calabria straordinaria”, più volte invocata da Amadeus su Rai1, è in verità uno slogan della Regione Calabria? Lo slogan perfetto per la retorica che a intermittenza arriva fin quaggiù a raccontare bellezze o disastri sempre rigorosamente alternate. Ed è un’alternanza, questa, che non fa bene a nessuno, tantomeno ai calabresi che – spente le luci sul palco di Crotone – sono tornati alla loro vita quotidiana fatta di una Calabria ordinaria che per essere raccontata necessita inevitabilmente di complessità.
La “Calabria straordinaria” più volte citata nella notte di Capodanno è il movente del “Piano regionale di sviluppo turistico sostenibile” (Prsts) approvato dalla Giunta regionale su proposta del presidente Roberto Occhiuto, che ha tenuto per sé la delega al turismo. Un piano per il triennio 2023-25 che ricalca le scelte del passato, puntando tutto sul marketing e che – non è un mistero – a fronte dei grossi investimenti in spot e grandi eventi non raccoglie che briciole: nel 2023 il turismo ha registrato un misero aumento del 3,6% (la Basilicata il +22%). In Calabria le priorità negli investimenti continuano essere marketing e comunicazione: nei tre anni precedenti erano stati spesi 40 milioni per fare storytelling. Qui si spende per fare maquillage a una terra che cade a pezzi con un costoso marketing che inneggia alla restanza e al ritorno, non spiegando però come arrivarci in Calabria né come restarci. Tantomeno come attraversarla, considerato che il trasporto ferroviario è stato smantellato e le aree interne – che in Calabria sono oltre l’80% del territorio – sono sempre meno accessibili.
Sì, quella che avete visto in tv è davvero la Calabria dei panorami mozzafiato e dell’impareggiabile calore umano, che accoglie i nuovi arrivati con l’ospitalità innata ma anche con la sorpresa di chi ogni giorno vede la gente andare via. Ma è anche la Calabria dello spopolamento e della spoliazione, quella dei disastri che nell’anno appena terminato non accennano a diminuire. Dietro le immagini da cartolina c’è la Calabria dei ponti che crollano, altro che ponte sullo Stretto. Il 2023 resta l’anno dei ponti crollati, come lo scorso maggio a Longobucco, tra la Sila Greca e il mar Jonio, quando è venuto giù il viadotto costruito appena nove anni prima.
CALABRIA STRAORDINARIA? MEGLIO QUELLA ORDINARIA
Eppure dietro la Calabria straordinaria che non c’è se ne cela una ancora più bella: la Calabria ordinaria, con le sue bellezze e le sue ferite, con la sua complessità. E, soprattutto, con il lavorìo di quanti – lontano dalla straordinarietà – continuano a vivere, sopravvivere e costruire. L’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle è stato anche l’anno di “Calabria ordinaria”, una rete di festival indipendenti e autofinanziati in provincia di Cosenza che ci auguriamo possa estendersi all’intera regione. Un’esperienza nata, dicono gli ideatori, «nella consapevolezza che da anni ci sostituiamo alla totale assenza di una offerta culturale nella nostra regione a causa dell’incapacità di una classe politica totalmente inadeguata che gestisce le risorse pubbliche solo ed esclusivamente con logiche affaristico clientelari. Ci presentano bandi regionali complicati e complessi fatti apposta per escludere le piccole realtà salvo poi distribuire soldi a pioggia nelle varie sagre di paese. Diciamo basta a tutto questo».
Parlare di spopolamento ed emigrazione, spoliazione e precarietà, soprusi e mancanza di diritti non vuol dire escludere bellezza né tacere su restanza, cultura popolare e memoria. Anzi. È proprio a questo che serve il giornalismo costruttivo, ad avere una prospettiva differente alla narrazione giornalistica e al racconto di un territorio, che non esclude i problemi ma che tenta di offrire anche le soluzioni. In Calabria, forse più che in ogni angolo d’Italia, vale quello che cantava il poeta: «La cosa eccezionale, dammi retta, è essere normale».
Buon 2024 da e a una Calabria straordinaria… mente ordinaria.
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