L’Ape selvatica, la sartoria sociale e inclusiva dove si insegna il “saper fare”
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Catania - Laboriose come piccole api. Non necessariamente componenti di un alveare strutturato, ma selvatiche, libere, fuori dagli schemi eppure sempre pronte a lavorare, creare e realizzare il frutto del proprio ingegno. L’Ape selvatica è il nome, il brand, che racchiude il sogno di Amelia ed Emily, due “artigiane” del cucito, due creative che da anni hanno messo insieme idee, sogni e maestria per lavorare a tanti progetti fatti di ago, filo, tessuti, cartamodelli e inclusione.
Un sogno articolato il cui ultimo approdo è proprio la nascita della bottega L’ape selvatica a Catania, una bottega dove creare, progettare e insegnare a cucire ad adulti e bambini e dove realizzare il progetto di offrire corsi a persone con disabilità o categorie fragili nella comune convinzione che il fare, il maneggiare e creare qualcosa con le proprie mani sia un ottimo modo per acquisire sicurezza in sé stessi e autonomia. E così quei corsi che insieme Amelia Alessia Cristaldi ed Emily Pelacane organizzano da qualche anno trovano ora casa, anzi bottega, nella nuova sede di via Corridoni a Catania.
TORNARE A BOTTEGA: LO SLOGAN DELLA SARTORIA L’APE SELVATICA
Bottega, sì. Perché l’idea de L’Ape selvatica è proprio quella di “tornare a bottega!”, come si faceva un tempo quando si imparava un mestiere artigiano. E questo non necessariamente per crearsi un proprio lavoro, ma giusto per il piacere di saper fare. Amelia e Emily hanno voluto dare un nuovo spazio a quel sogno che le lega e in cui hanno unito le loro visioni condivise che da anni viaggiano insieme dopo aver abbracciato lo stesso concetto che Amelia aveva già incasellato nel progetto L’Ape selvatica qualche anno prima.
«Il nome “L ‘Ape Selvatica” – spiega Amelia – è una metafora: una madre artigiana che, partendo dalla Sicilia, entra a lavorare nelle aziende di abbigliamento del Nord – gli alveari –, ma si ritrova delusa dalla logica del grande commercio al dettaglio che incontra. Decide quindi di licenziarsi e ricominciare daccapo, riscoprendo la pittura e il cucito artigianale – i fiori del logo – e decidendo così di “autoprodurre” miele, solitario e selvaggio».
Un’autoproduzione che, passo dopo passo, ha coinvolto altre donne e che ha portato Amelia a gestire la sartoria sociale del Midulla, luogo dove lei ed Emily si sono incontrate proprio quando quest’ultima, originaria di Roma, si è avvicinata alla sartoria sociale per trovare altre donne per cucire le fasce per bebè che aveva ideato. Le due mamme hanno cominciato a condividere le proprie affinità e le loro visioni si sono intrecciate tanto da dare origine a Trizzi d’Amuri un brand originale di vestiti e accessori, ma anche una linea che nel suo “intreccio d’amore” coinvolge tante altre realtà artigianali.
I CORSI INCLUSIVI REALIZZATI DALL’APE SELVATICA
Oltre alle loro creazioni sartoriali, da tre anni Amelia ed Emily organizzano corsi di cucito per adulti e bambini per insegnare l’arte del cucito e del trattamento dei tessuti. E oggi quei corsi prendono vita nella bottega di via Corridoni, frequentata da grandi e bambini che hanno voglia di imparare a fare: dal cucito alla pittura su tessuto, dalla realizzazione di cartamodelli alla messa in opera di pantaloni palazzo, mantelle e magliette.
«Ogni martedì pomeriggio – spiegano – teniamo i corsi con i bambini che già a 6 anni cominciano a tenere spilli e aghi in mano. In queste settimane abbiamo realizzato con i più piccoli il cappugatto e altri accessori e siamo sempre felici di vedere come i nostri piccoli sarti imparino e si appassionino. Ci sono anche corsi meno “impegnativi” di quelli mensili e continuativi e sono worshop one shot che permettono ai bambini di avvicinarsi all’arte del cucito e capire quanto possa appassionarli». Stesso discorso per i corsi per adulti e per la possibilità di venire in bottega a realizzare i propri capi utilizzando tutta l’attrezzatura messa a disposizione dalle due “api selvatiche”.
E in questi anni crescono e si moltiplicano anche le collaborazioni con realtà cittadine. Ce n’è una che, più di tutte, in questi anni ha arricchito l’attività di Amelia, Emily e l’Ape selvatica: quella con l’associazione famiglie persone con sindrome di Down. Emily e Amelia insegnano infatti ogni settimana a quattro ragazzi con sindrome di Down a tagliare, dipingere e cucire i loro abiti rendendoli parte attiva di un progetto artigiano e aiutandoli a realizzare non solo un capo di abbigliamento, ma un piccolo passo verso l’autonomia e persino verso l’inserimento lavorativo.
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