1 Dic 2023

Wiki Family, ospitalità e relazioni dalla metropoli alla ruralità

Da Milano ai Castelli Romani per dare a un'utopia la sua casa, facendola diventare "topia". È il percorso del gruppo dei giovani che hanno fondato Wiki Family, un progetto innovativo e multiforme che include un ostello, un coliving, uno spazio culturale, attività di volontariato, relazioni con gli animali e tanto altro.

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Roma, Lazio - Wiki Family è la storia di un’evoluzione organica, di un progetto politico, culturale ed esistenziale che dalla metropoli si spinge verso la ruralità. Questa storia nasce a Milano, ad animarla sono un gruppo di sei giovani attivisti e agitatori culturali che dal 2009 spostano progressivamente la loro azione a Zagarolo, nel cuore dei Castelli Romani. Sorge qui una proprietà in disuso: un vecchio albergo immerso nel verde che sembra una villa, con ampi spazi comuni, una piccola piscina e un’insolita foresta di bamboo.

È questo il teatro di un’ecologia profonda che interroga e articola le sue relazioni su molti livelli, come la complessità richiede: quello del gruppo, del progetto con il territorio, quello fra umani e non umani e fra globale e locale. Wiki Family, un ostello che si sta trasformando in coliving, non è semplicemente un progetto di ospitalità di successo.

È un laboratorio di immaginazione sociale e politica in cui l’utopia si fa “topia”: luogo fisico di una tensione ideale diventa pratica del quotidiano, alla ricerca di stili di vita non solo “sostenibili” e “green”, ma anche condivisi, desiderabili e vissuti sulla propria pelle, per rispondere ai grandi interrogativi del nostro contemporaneo globalizzato. L’ecologia che amo è questa, una rivoluzione situata qui e ora, che informa la relazione dei nostri corpi con l’ambiente. Qualcosa che possiamo indossare diventando noi stessi un manifesto, proprio come ci ha insegnato il punk.

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Dalla metropoli alla ruralità: come e perché un gruppo di sei giovani milanesi, tutti politicamente impegnati, migra a Zagarolo nel cuore dei Castelli Romani?

Era circa il 2009 e la “migrazione” non era programmata. Eravamo a Milano e stavamo tutti crescendo, anagraficamente uscivamo dall’età giovanile, finivano gli anni dell’università e con essa un ciclo. Stavamo cambiando e l’impegno politico aveva bisogno di una visione nuova, ma sempre comune, che rispondesse a questa evoluzione. All’inizio alcuni di noi facevano avanti e indietro da Milano per periodi diversi, si può dire che ci fosse un modello di alternanza.

Fare su e giù ad un certo punto, non bastava più: ci siamo domandati se la metropoli fosse uno stile di vita sostenibile o desiderabile e abbiamo fatto una scelta. Progressivamente ci siamo spostati a Zagarolo: la qualità della vita, il benessere, la soddisfazione del progetto messo in campo: la bilancia era positiva ed eccoci qui. Adesso siamo sei nel gruppo, ma sono state tante le energie che sono passate e hanno contribuito in modi diversi all’evoluzione del progetto.

La prima fase del progetto vi ha visto concentrati sull’accoglienza di giovani backpackers e l’insediamento sul territorio: quali strategie avete intrapreso per stabilire relazioni con Zagarolo, i suoi abitanti e i vostri pubblici?

Abbiamo sempre costruito una connessione e uno scambio fra il locale e il globale, come postura e come modello di interazione. Primo, non abbiamo mai avuto un modello commerciale: non ci siamo catapultati sul territorio a vendere un “prodotto” o un servizio (come può esserlo l’accoglienza). Abbiamo sempre sommato al discorso sull’ospitalità, che rappresenta la sostenibilità economica della struttura, lo sviluppare relazioni che generassero cultura ed eventi, qui all’interno di Wiki, ma anche portando questi eventi a Zagarolo. E questo sin dall’inizio.

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Un esempio è Zona Libera dal Razzismo, nel 2010-11: portare il parkour alla notte bianca, misto a installazioni, proiezioni, hip-hop o rap. Oppure le Ecofeste: concerti con oggetti riciclati e musica. O i Work Camp: è un progetto europeo di volontariato e mobilità che ha previsto 15 volontari in visita da tutto il mondo per facilitare il riciclo durante la sagra dell’uva – e, si intende, del vino. Abbiamo costruito delle postazioni di riciclo e i volontari facevano la differenziata durante l’evento, insegnandola con la loro presenza ai cittadini. È stato un momento di scambio e comunicazione fra gli abitanti e il gruppo internazionale dei volontari, e la pratica della differenziata nel tempo è diventata stabile.

Wiki è stato sempre un luogo permeabile, aperto e attraversabile in diverse modalità, sia per i backpackers sia per la comunità locale sotto forma di social club. I nostri ospiti sono sempre stati molto empatici e noi abbiamo sempre avuto cura di renderli partecipi del nostro modo di costruire l’ospitalità e i progetti che ci nascevano intorno.

Spostarvi dalla città verso la ruralità ha significato un nuovo contatto con gli agenti non umani del vostro ecosistema – la terra, i vegetali, gli animali… Come si è sviluppata questa nuova concatenazione? Cosa avete imparato da loro?

L’incontro con la natura vegetale è stato il primo impatto spostandosi dalla metropoli. Abbiamo imparato che avere degli spazi aperti e ossigeno era un lusso reale. Il primo passo è stato vivere in questo nuovo ambiente: niente mare di asfalto, niente file per il tram. I primi vegetali sono stati le colline, gli alberi, la nostra foresta di bamboo.

wiki hostel coliving oasi wiki family 1

Tutto questo ci ha stimolato a stabilire relazioni con una natura fatta anche di non-umani animali: i primi sono stati i gatti, li abbiamo trovati qui e si può dire che siano loro i primi abitanti di Wiki, antecedenti a noi umani. C’era Micia, una mamma gatta con i suoi tre piccoli – Tigra, Roscio e Milù. Sono diventati 15 e sono la nostra colonia felina. Coccole e antistress a gogò con loro, per noi e per gli ospiti. Il contatto quotidiano con un ambiente decisamente meno antropizzato, il piacere di una boccata d’aria in mezzo al verde e soprattutto la relazione con gli animali non umani – i nostri ma anche quelli che si incontrano passeggiando in campagna – ci hanno messo sotto gli occhi il fatto che a Milano come in ogni metropoli, il benessere è un bene scarso perché la natura stessa lo è: non è un caso che nelle metropoli in pochi si possono permettere i costi del cibo biologici, che resta un business per le elite.

Progressivamente la vostra relazione con gli animali si è evoluta: che ruolo hanno preso nelle vostre vite e nel progetto?

In ordine cronologico dopo i gatti bisogna mettere Lola, la nostra labrador, e le capre. Noi davvero li consideriamo parte della crew. Ci hanno insegnato nuovi bioritmi e quanto gli animali possono dare di diverso nelle relazioni rispetto agli animali umani: per esempio affetto incondizionato e non giudicante. Ci hanno fatto riscoprire l’importanza dell’empatia, l’urgenza di aprire spazi di benessere rivolti anche ad altri, la centralità della relazione uomo-animale…

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Così ci siamo messi a studiare e abbiamo approfittato della chiusura imposta dal Covid per formarci: adesso siamo qualificati per erogare Interventi Assistiti con gli Animali e nella crew abbiamo abbiamo responsabili di attività e progetto e una coadiutrice di ben quattro specie animali; ma anche un operatore di fattoria didattica e un educatore ambientale.

La pandemia è stato un momento importante. Pausa, riflessione e un completo ripensamento.

Si paralizza tutto, figurati un ostello. D’altro canto, nel mondo improvvisamente sono tutti chiusi nelle città, in condomini, appartamenti, seminterrati. E noi qui, nel verde… abbiamo “toccato”, concretamente, le differenze fra metropoli e ruralità, e il valore di abitare fuori dalla città. Questo ha confermato la tendenza e la volontà del gruppo ad allargare l’esperienza, e a trasformarla in uno spazio e in un tempo dedicato alla comunicazione interspecifica.

Subito dopo il primo lockdown abbiamo fatto alcuni open day: i primi esperimenti di fattoria didattica e di pratiche che favorissero le relazioni uomo-animale. Qui nasce e si consolida l’idea di trasformare il progetto di ospitalità in funzione della comunicazione interspecifica e della ricerca di un benessere necessario: coltivare uno stile di vita diverso. Così, da ostello orientato a un pubblico di backpacker, abbiamo iniziato a pensare al co-living. Un nuovo modello di ospitalità che rappresenta la nostra evoluzione post-pandemia.

Abbiamo sempre costruito una connessione e uno scambio fra il locale e il globale, come postura e come modello di interazione

Il nuovo Wiki è anche un’estensione fisica: avete acquisito una nuova villa proprio accanto al primo insediamento.

Prima di tutto “casa e bottega” è una formula vincente, l’unico modo di non inquinare il mondo con la tua mobilità, soprattutto se il mondo per un motivo o l’altro passa da te. Wiki Family è un flusso costante. Il secondo insediamento si chiama Pantasema ed è interamente dedicato alla relazione con gli animali, indoor e outdoor. Attualmente stiamo sperimentando la pet therapy: col comune e le associazioni locali, rivolta ai soggetti più fragili. Parallelamente abbiamo iniziato a sperimentare il co-living fra di noi: da un anno e mezzo viviamo in sei con i nostri animali, e il benessere di una convivenza interspecifica è tangibile.

Il Wiki Hostel è un ostello ma anche una “Family”: che significa per voi?

Abbiamo mutuato questa espressione dagli ospiti: è una cosa che ci dicevano spesso nel libro e nelle review. Dai messaggi emergevano due concetti: l’oasi e la family. Wiki è sempre stato un posto che le persone hanno vissuto sentendosi a casa e sentirlo dire da chi ci ha attraversato per noi è una grande soddisfazione! Dopo i grandi lavori di ristrutturazione dell’ultimo anno, siamo pronti per la riapertura e il co-living.

Questo articolo fa parte di una serie di approfondimenti frutto della collaborazione fra Hangar Piemonte e Italia Che Cambia che ha lo scopo di raccontare la trasformazione culturale che stanno mettendo in atto persone, organizzazioni e intere comunità intorno a noi.

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