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Genova - Oggi torno a parlarvi di salute: tema tanto delicato quanto di attualità nella nostra regione e non solo. La situazione dei servizi socio-sanitari regionali è in costante peggioramento: diminuisce il personale all’interno delle strutture sanitarie, chiudono gli ospedali, aumentano le liste di attesa per gli esami. In questo contesto complesso un’iniziativa mi ha particolarmente colpito, per ciò che rappresenta e per il modello unico e pionieristico che potrebbe creare le basi per un servizio più esteso a livello regionale e non solo.
È lo Sportello Diritto Salute appena inaugurato a Bolzaneto, Genova, da Linea Condivisa: si tratta di uno sportello in cui diverse figure professioniste su base volontaria offrono supporto gratuito per problemi legati al diritto alla salute. In particolare, il servizio offerto si occupa di supportare e aiutare a velocizzare la prenotazione delle prestazioni sanitarie, aiutare in caso di rimborsi e facilitare la presa in carico da parte del Servizio Sanitario Nazionale di bambini e bambine con disabilità.
Il servizio è attivo due ore al giorno da un mese, eppure i numeri e i riscontri da parte delle persone che ne hanno beneficiato iniziano a farsi sentire, attraverso diverse decine di appuntamenti fissati e di persone supportate. Ma come? Per comprendere meglio come funziona il servizio ho contattato Gianni Pastorino, responsabile del centro e capogruppo in consiglio regionale di Linea Condivisa e vicepresidente della commissione II Salute, e Marco Garibaldi, giornalista e referente dell’ufficio stampa.
NASCE LO SPORTELLO DIRITTO SALUTE
Il progetto nasce proprio dalla volontà di Gianni, il quale insieme a Rita Lasagna, avvocatessa esperta di diritto previdenziale privato e pubblico, da diversi anni lavora su questo tema per sollevarne le problematiche. È un ambito che – come mi spiega in maniera approfondita – coinvolge direttamente questioni politiche, ma anche giuridiche e fattive. «Sono state due le fonti che hanno ispirato lo sportello: il Decreto Legislativo n. 124/1998 e la richiesta di genitori con bambini disabili non seguiti da servizi sanitari pubblici».
La normativa è chiara: la mancata presa in carico da parte delle strutture sanitarie pubbliche obbliga le Asl a rimborsare le prestazioni fatte. La legge infatti dice che, qualora le prestazioni prescritte non siano effettuate entro i tempi previsti, l’utente può effettuare quelle prestazioni presso operatori privati per poi chiedere il corrispettivo rimborso. La normativa prevede anche i tempi massimi per la prestazione sanitaria che per quanto riguarda gli esami è di 60 giorni, mentre le liste di attese ad oggi in molti casi superano i 6 mesi.
IL DIRITTO A ESSERE CURATI DEI BAMBINI DISABILI
Lo sportello fornisce anche consulenze e supporti legali e pratici in casi di famiglie con bambini e bambine disabili, nei casi in cui il servizio sanitario non li abbia ancora presi in carico. «I ritardi in Liguria si sono accumulati – mi spiega Gianni Pastorino –, arrivando a una lista di 1300 bambini e bambine in attesa di essere presi in carico, con attese che superano i due anni dalla richiesta. La nostra infatti è la regione che ha i tempi di attesa più lunghi per il riconoscimento dell’articolo 3 comma 3, legge 104/1992. Parliamo quindi di persone con grave disabilità».
«Nei mesi scorsi – continua Pastorino – vi sono state due decisioni giuridiche che hanno aperto una nuova strada: una sentenza emessa dal tribunale di Torre Annunziata e una dalla Corte d’Appello di Napoli riguardo al pagamento delle spese sanitarie per bambini e bambine con disabilità che fino a quel momento non erano stati presi in carico dal servizio sanitario regionale. Proprio in quei mesi l’avvocatessa Lasagna è riuscita a conciliare la richiesta di un bambino con disabilità al tribunale di Genova: questi tre successi giuridici aprono la strada per nuove richieste di famiglie che si trovano in situazioni simili».
RIMBORSI DI DIRITTO
«Il Servizio Sanitario fornisce le prestazioni sanitarie nel rispetto del diritto alla salute e i tempi di erogazione devono essere adeguati alle necessità mediche dei pazienti», aggiunge Rita Lasagna. Il Piano Nazionale di governo delle liste d’attesa stabilisce le priorità e i tempi massimi per le prestazioni sanitarie che devono essere indicati dal medico di base quando compila la ricetta.
«La disciplina che indica come poter esercitare il diritto a una prestazione sanitaria nei tempi massimi previsti è contenuta nel Decreto Legislativo n. 124/1998. In particolare l’art. 3 comma 13 prevede che: “(…) qualora l’attesa della prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato (…), l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero-professionale intramuraria, ponendo a carico dell’azienda, la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione (ticket) e l’effettivo costo di quest’ultima, sulla scorta delle tariffe vigenti”».
Lo sportello si basa dunque sulla giustizia sanitaria: in tutti i casi in cui il diritto alla salute e il conseguente diritto alle cure e alle prestazioni sanitarie non vengano adeguatamente rispettati, attraverso azioni di vario genere questo viene rivendicato dal cittadino con ogni strumento possibile, compresa l’azione giudiziaria.
I PROBLEMI DELL’ASL LIGURIA
Quando chiedo a Pastorino quali sono le cause dell’attuale situazione del servizio sanitario regionale, la sua risposta è complessa, tanto quanto lo è il tema: «La causa non è da cercare solo in queste ultime legislature, ci sono state molte lentezze di presa in carico della disabilità e anche il sistema di accreditamento non ha funzionato bene. Quindi la storicità della situazione è pesante da colmare e risolvere».
A ciò si aggiunge una struttura pesantissima trainata attraverso un modello molto conservativo: «Per un milione e mezzo di abitanti abbiamo 5 ASL, Alisa (Sistema Sanitario Regione Liguria) e l’assessorato. Anche funzionassero tutte a pieno regime 5 ASL sono davvero troppe: siamo la regione che ha il rapporto più alto di Asl per numero dei cittadini. Addirittura l’ASL 4 è fuori da ogni parametro, risultando la più piccola d’Italia. E la ragione è che sono sistemi di conservazione del potere politico e amministrativo a tutti i livelli».
E continua: «In Liguria manca principalmente una programmazione. I medici di famiglia sono degli imprenditori che sono in convenzione. In altri paesi o sono completamente privati o sono dipendenti territoriali, al pari di quelli ospedalieri: se si affrontasse questo tema avremmo una riduzione della spesa pubblica e un aumento dell’efficienza. In aggiunta le convenzioni con strutture private dovrebbero essere più selettive, ovvero delegare sia prestazioni con valori della prestazione sanitaria alta, ma anche quelle con un basso valore, mentre ad oggi vengono delegate quasi esclusivamente le prime».
Agire dunque affinché il Servizio Sanitario si assuma le proprie responsabilità, per garantire le spese per la mancata presa in carico dei minori disabili ma anche per i gravi ritardi per l’erogazione di esami diagnostici. Uno strumento fondamentale di supporto e strumenti a tutte e tutti, che attende di essere replicato e diffuso.
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