Libreria è riqualificazione: la storia della Giraffa, che a Siliqua ha portato dibattito e parole
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Sud Sardegna - La parola riqualificazione può incutere timore e a volte nascondere dei rischi. Gentrificazione, innalzamento dei costi, lenta erosione dell’identità locale e della sua memoria. Nei piccoli Comuni sardi che da tempo soffrono marginalità e spopolamento, l’idea di una modernità che possa avanzare spazzando via ciò che ha reso comunità fa paura. Allo stesso tempo però, a volte frena anche quei processi di cambiamento sintomo di vitalità. Ma esiste un altro modo, una riqualificazione che prima di chiamarsi tale è ascolto, necessità individuali che si plasmano in funzione dei bisogni collettivi, come accade a Siliqua. Qua la libreria Giraffa guida una rivoluzione.
Si tratta di una libreria indipendente inaugurata nel 2021 da Michela Calledda, libraia e operatrice culturale. Piazza Martiri è la sua casa, nel cuore di un piccolo Comune del Sud Sardegna che una libreria prima d’ora non l’aveva mai avuta, «ma abbiamo una biblioteca che è una potenza, più di 15mila volumi». Parlare con Michela Calledda è un po’ dialogare con la sua giraffa. Guarda lontano tenendo i piedi ben saldi per terra. Racconta la sua libreria, di un paese che voluto «vestire come piace a me», uno spopolamento che è un’estinzione di opportunità, un’esigenza a un certo punto di fare e farsi comunità.
UN PRESIDIO CULTURALE RAGGIUNGIBILE IN TRENO
«Le riflessioni sono iniziate durante il periodo della pandemia da Covid. Mi ero stufata delle cose grandi, dei grandi eventi e festival: secondo me un paese ha bisogno di continuità soprattutto dal punto di vista culturale, non di 3 giorni di attività e poi 362 di nulla. Non è un lusso che possiamo permetterci». Per Michela Calledda la libreria deve svolgere il ruolo di «presidio culturale, che tiene quindi sempre acceso il motore della cultura». Un’esigenza, quest’ultima, alimentata da quello che soprattutto lontano dal capoluogo qualcuno chiama “cagliaricentrismo”. La calamita dei grandi centri spesso spoglia ciò che vi gravita attorno, e il tentativo della Giraffa è quello di «fare il contrario».
«La libreria è un luogo minuscolo dentro un posto minuscolo, però io sono cresciuta qua, viaggio verso Cagliari da quando ero quattordicenne. Se per oltre vent’anni sono salita tutti i giorni su un treno anche solo per comprare un paio di scarpe, perché non si può fare il percorso contrario per comprare un libro?». Sarebbero 30 minuti di un viaggio che inoltre è meno impattante di una traversata in auto e meno frustrante di trovare parcheggio in centro. E per acquistare un libro o partecipare agli eventi che – più volte al mese – animano la libreria e Piazza Martiri, «far prendere i mezzi ha funzionato. Le persone dalla città arrivano soprattutto in treno, mi piace molto».
LA LIBRERIA COME SPAZIO POLITICO
Presentazioni di libri, incontri tematici, pasta asciutta antifascista. Se la vivacità di una comunità è data anche dalle persone e dai temi che la attraversano, per Siliqua la Giraffa è stata galeotta. «Anche il mio paese soffre lo spopolamento. Il senso di “tornare” è per me quello di portare qualcosa e qua con la libreria ho portato nuove parole e dibattito. Non bastano bar e piazze, abbiamo bisogno di luoghi di scambio e infatti sono gli incontri con sfondo sociale i più partecipati. Dobbiamo guardare alle librerie anche in termini di politica attiva contro lo spopolamento. Le persone hanno la necessità di confrontarsi, per questo quando parlo della libreria spesso parlo di “noi”: è un posto collettivo».
Un approccio collettivo che passa per una pluralità di sguardi, rivendicando un’identità definita. «Ѐ nel nome: ce ne siamo innamorati anche perché Togliatti chiamava così il PCI, “animale strano ma reale”. Strana perché sbilenca: collo lungo, zampe ben piantate a terra, testa tra le nuvole e sguardo avanti. Ѐ l’animale col cuore più grande e per ammazzarla ci vogliono almeno tre leoni in branco, mi è sembrato un buon auspicio: come le giraffe anche le librerie indipendenti sono in via d’estinzione. Poi c’è il linguaggio giraffa, quello della comunicazione non violenta che ci definisce in uno spazio pacifista».
EFFETTO RIQUALIFICAZIONE
Creare luoghi di incontro e scambio culturale, dare spazio a nuove opportunità per la comunità. Ѐ una forma di riqualificazione, «ma io a questo ho pensato dopo. Far venire le persone qua in treno, reagire a quello che ti sembra niente e fare attività aprendosi a quello che c’è in paese; ma anche vedere chi viene da fuori incuriosirsi e approfittarne per visitare anche la chiesetta antistante. L’effetto riqualificazione l’ho notato dopo il cambiamento, ma il problema non era il paese. Ѐ l’apatia che inghiotte il paese. Dobbiamo vestire i posti come piacciono a noi se pensiamo che i paesi siano posti spogli».
La Giraffa è mentalità aperta al cambiamento e alla rivoluzione, culturale e sociale. E comunica nelle parole, nei fatti e nelle proposte. «Non solo libri: siamo anche entrati nel circuito della fashion revolution come negozio che in maniera certificata vende moda etica. Abbiamo una piccolissima selezione di abbigliamento fatto a mano e anche questo conta nella volontà di creare uno spazio e un ambiente diverso, che traini».
UNA CASA NEL MONDO
Parlare di libri con una esperta libraia parrebbe scontato, ma davanti alla pluralità di intenti e all’unicità della Giraffa, sembrano quasi non essere loro i protagonisti. Nella realtà però, sono loro i veri intermediari d’amore. «Non ne ho uno preferito, mi innamoro di ogni libro che entra. Facciamo una selezione ferrata, abbiamo fatto un investimento in termini di saggistica e letteratura militante, proveniente soprattutto dalla piccola e media editoria“. Tra i libri più richiesti al momento Il femminismo è per tutti di bell hooks e La Sibilla – Vita di Joyce Lussu di Silvia Balestra. «Ma come genere ultimamente la botanica va per la maggiore».
«Ad affascinare è anche il fatto che non abbiamo libri comuni, ma non portiamo neanche vasti assortimenti: è una scelta di sostenibilità, non possiamo avere troppi libri sulla gobba». E se parliamo dell’animale col cuore più grande, in conclusione il giusto spazio va all’emotività. «Se sono orgogliosa della Giraffa? Sì, molto. Ho sofferto quando ho lavorato in posti che non mi assomigliavano, volevo un posto dove rispecchiarsi. Sono molto contenta perché la libreria riempie un vuoto che era anche mio qua, è un luogo che ha dato un posto nel mondo pure a me».
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