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L'Aquila, Abruzzo - Un weekend lungo per entrare in contatto e conoscere chi vive e anima il territorio della valle Subequana e media valle del fiume Aterno in provincia de L’Aquila. È stata questo – in poche parole, largamente insufficienti a descrivere questa interessante iniziativa in maniera esaustiva – la prima edizione della Scuola di Montagna nell’Appennino Abruzzese che si è tenuta il mese scorso novembre a Fontecchio (AQ).
Questa edizione appenninica della Scuola si sviluppa all’interno del progetto HUB di Montagna che, sulla scia dell’esperienza torinese dello Sportello Vivere e Lavorare in Montagna, intende offrire supporto e accompagnamento a quanti desiderino trasferire i propri progetti di vita e/o lavoro in questo territorio montano e marginalizzato del capoluogo abruzzese.
L’HUB DI MONTAGNA
L’HUB – promosso dall’associazione Riabitare l’Italia in collaborazione con il GSSI – Gran Sasso Science Institute e il Comune di Fontecchio, con il coinvolgimento di Confcooperative Abruzzo e dell’Università dell’Aquila e grazie al sostegno della Fondazione Peppino Vismara – aspira a diventare un valore aggiunto per il contesto locale, supportando la messa in rete delle sue potenzialità culturali, economiche, sociali e umane. Per questo lavora per offrire da un lato occasioni di avvicinamento e conoscenza del territorio attraverso momenti formativi, e dall’altro supporto diretto a quanti vogliano trasferirsi nella Valle attraverso attività di sportello di accompagnamento.
In continuità con il modello torinese da cui prende ispirazione, l’HUB ha voluto ospitare quale primo momento formativo l’esperienza della Scuola di Montagna nata dallo Sportello piemontese grazie alla sinergia tra Università di Torino e SocialFare – Centro per l’Innovazione Sociale. La Scuola di Montagna è una iniziativa di avvicinamento, conoscenza, formazione, scambio e accompagnamento, finalizzata a supportare le persone interessate a trasferirsi o a restare a vivere nelle aree interne e montane italiane, che nelle Alpi occidentali arriverà il prossimo anno alla sua terza edizione.
PERCHÉ UNA SCUOLA DI MONTAGNA?
La domanda sorge spontanea: c’è davvero bisogno di una scuola per vivere in montagna? Negli ultimi anni si è assistito ad un vero e proprio capovolgimento dell’immaginario legato alla montagna e sempre più giovani – ma non solo – guardano a questi territori con il desiderio di diventarne abitanti, trasferendovi i propri progetti di vita e lavoro. Questa, che è stata definita “domanda di montagna”, spinge a ricercare contesti dove la qualità della vita è migliore in termini di vicinanza tanto dell’ambiente naturale quanto di comunità più piccole nelle quali ritrovarsi.
Tuttavia ci sono dei “però”. Le zone montane e interne, che ancora vivono una stagione di generale spopolamento e riduzione dei servizi essenziali, si confrontano quotidianamente con difficoltà oggettive: ospedali lontani, poche scuole, mancanza di servizi di trasporto pubblico e fatica a entrare in relazione con gli abitanti, talvolta restii ad accogliere chi viene da fuori. Non a caso ci si riferisce a questi luoghi come marginalizzati, perché posti ai margini da un sistema produttivo e di sviluppo che negli anni le ha svuotate e sfruttate a beneficio dei centri urbani. Chi investe qui deve dunque partire dalla consapevolezza di quello che non c’è e di ciò che di nuovo si può fare rivitalizzando l’esistente.
Allo stesso tempo, questa condizione di marginalità fa sì che tali contesti siano anche i luoghi ideali per sperimentare e innovare: molto deve essere reinventato per immaginare un futuro nuovo, capace di rispondere alle sfide dell’oggi. Dove, se non in questi luoghi, possono nascere idee capaci di mettere in discussione i modelli di sviluppo del presente, quegli stessi modelli che ne hanno determinato la marginalizzazione?
Decidere di vivere in questi luoghi è una scelta che deve tenere conto della complessità che li attraversa. Da questo deriva l’esigenza di promuovere momenti di formazione, quali occasioni di incontro e dialogo anche tra gli attori del territorio che, messi intorno a uno stesso tavolo, hanno l’occasione e di ripensarsi e raccontarsi.
IL PROGRAMMA DELLA SCUOLA
La Scuola di Montagna nell’Appennino Abruzzese è partita proprio da queste premesse, organizzando le giornate intorno a tre macro-temi principali: avvicinare, abitare e lavorare in montagna. Ogni giorno un argomento, ogni argomento una tavola rotonda: momenti pubblici, aperti a tutti, di confronto e discussione con esperti, ricercatori e docenti, realtà attive del territorio.
Si è parlato di relazioni metro-montane, ovvero di rapporto centro-area interna; si è affrontato il tema della ricostruzione, perché parlare di abitare in questi luoghi non può non tenere conto del sisma del 2009, osservando come è mutato il patrimonio immobiliare e come si muove il mercato delle vendite e degli affitti; si è passati dal considerare l’abitare come casa a ciò che alla casa sta intorno andando a osservare il paese a partire dalla scuola, perché quando essa c’è e (r)esiste va difesa a dispetto di tanti pregiudizi; si è osservato lo stato di diffusione e salute delle imprese del territorio, capendone il bisogno di innovazione per ragionare intorno all’incontro di domanda e offerta di lavoro.
Le tavole rotonde sono state intervallate da momenti di lavoro, durante i quali i partecipanti ha potuto approfondire il proprio progetto o idea di trasferimento in Appennino, ricevendo stimoli e feedback dal resto gruppo e dal team di progetto. Ragionando insieme e ad alta voce sui propri sogni e mettendone in luce punti di forza e debolezza, in meno di 72 ore sono nate micro-alleanze e connessioni che fanno ben sperare per il futuro del progetto.
In chiusura l’ultima mattina lo spazio per un confronto tra Alpi e Appennini, per mettere in relazione l’esperienza torinese e quella abruzzese appena conclusa: tanti gli spunti e gli stimoli di riflessione, che potete seguire sulla pagina Facebook dedicata al progetto. Ma non si è solo lavorato: durante la Scuola non sono mancate infatti le occasioni di esplorazione del territorio, a partire da una passeggiata patrimoniale per le vie di Fontecchio guidata dalla sindaca Sabrina Ciancone, alla visita a una realtà agricola innovativa del territorio e al vicino Comune di Gagliano Aterno, dove un’associazione di giovani porta avanti da alcuni anni un attento processo di rigenerazione del paese a partire dalla comunità [ve ne avevamo parlato qui e qui, ndr].
Anche i pranzi e le cene sono diventati occasione di incontro con realtà virtuose e personalità che si spendono per immaginare un futuro diverso in questi luoghi e che con le loro testimonianze hanno sintetizzato le tante sfumature della montagna e di questa porzione di Appennino in particolare.
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