La Sardegna che non si arrende: il “no alle scorie” del Sarcidano
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Dire “no” non è bastato. Il 13 dicembre il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha pubblicato la la mappa delle 51 aree idonee per il deposito nazionale delle scorie nucleari, la Carta nazionale delle aree idonee (CNAI). Otto di queste sono in Sardegna: Albagiara, Assolo e Usellus; solo Albagiara e Usellus; Mandas e Siurgus Donigala; Segariu e Villamar; Setzu, Tuili, Turri e Ussaramanna; Nurri; Ortacesus; Guasila. «È un assalto al nostro territorio».
La posizione del Comitato Sar X Sar – No Scorie Sarcidano per la Sardegna, resta la stessa che li ha portati a unirsi. «È un vero e proprio attacco su più fronti quello che sta avvenendo a discapito della nostra Isola e dei nostri territori: dall’eolico selvaggio alla minaccia nucleare. Il Sarcidano continua a dire no alla possibilità che la Sardegna venga scelta come sede del deposito di scorie nucleari, non diventeremo una pattumiera nucleare nazionale».
REFERENDUM, CONSULTAZIONI, SOVRADETERMINAZIONI
Una prima Carta (CNAPI) pubblicata da Sogin nel 2021 individuava 67 aree potenzialmente idonee, 14 delle quali in Sardegna, basate su criteri di sicurezza fissati dall’Isin, l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare. Alla pubblicazione è seguita poi la consultazione pubblica finalizzata al dialogo con enti locali e cittadini interessati. «Qua abbiamo partecipato in massa per ribadire il nostro no alle scorie nucleari in Sardegna, oggi invece la pubblicazione della Cnai ci dimostra come siamo stati vessati da uno Stato che non prende in considerazione la volontà del territorio» A parlare è Marta Serra, portavoce del Comitato Sar X Sar – No Scorie Sarcidano per la Sardegna. «Esistiamo dal 2021, all’indomani della pubblicazione di quella CNAPI».
Per il Comitato «questo non è un processo democratico come invece viene descritto, è sovradeterminazione». Al referendum regionale consultivo proposto da Sardigna Natzione Indipendentzia nel 2011 sull’eventuale costruzione di centrali nucleari o deposito di scorie nell’isola, votarono il 59,98% degli elettori. La risposta al quesito “Sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?” fu “Sì”, per il 97,13% delle persone votanti. «Vogliamo che lo Stato italiano rispetti la nostra autodeterminazione e autonomia. Questo è land grabbing istituzionalizzato a scopi economici ma non a beneficio del territorio. Lo sono sia il nucleare che la questione eolica».
DAVIDE CONTRO GOLIA
L’esito di un referendum e di una serie di consultazioni «inascoltate», è un generale «sentimento di impotenza» prosegue sempre Serra. «Ci sentiamo come Davide contro Golia, nonostante continuiamo a lavorare, valorizzare e tutelare il territorio, non sappiamo più cosa fare. Le consultazioni pubbliche sono state fittizie, come fosse normale trasportare scorie nel mediterraneo: se le scorie non sono pericolose allora perché le devono mettere qua? Non è materiale che abbiamo prodotto noi, è un’ingiustizia».
Fra i criteri di sicurezza fissati dall’Isin, la lontananza da insediamenti civili, industriali e militari. «Ma il Sarcidano non è un deserto». La lotta del comitato guarda alla quotidianità del territorio. «Questo criterio della lontananza da “insediamenti” non lo capisco. Nurri ad esempio è tra le forze economiche del Sarcidano dal punto di vista industriale e pastorale. Il nostro territorio non è un deserto soprattutto perché le nostre comunità lavorano per fare il contrario. Siamo davanti a un attacco contro la nostra terra che ha non solo vocazione agropastorale ma anche effettivo utilizzo, che però viene continuamente impedito da chi ce la depreda. Chi resta fa una fatica immane per riuscire a sopravvivere in nome di quello che ci rappresenta».
SCORIE E SPOPOLAMENTO
In un’isola in cui la questione dello spopolamento si potrebbe dire endemica, la trasformazione di otto aree in deposito di scorie nucleari preoccupa. «Questa idoneità fa sentire invisibili, alla lotta interna contro marginalità e spopolamento lo stato risponde circondando il nostro territorio di scorie. E come possiamo vivere lo spazio intorno a noi serenamente?». La sensazione è quella di un’ennesima «occupazione» di un territorio che vuole essere abitato, vissuto e vivibile.
«Quello che fra le righe dal Ministero ci viene detto è: “Voi fate parte dell’Italia e decidiamo noi”. Non interessa quello che accade, non interessa il lavoro di valorizzazione portato avanti, le realtà che operano nel territorio mentre fatichiamo costantemente per avere accesso ai servizi istituzionali minimi, dal diritto al lavoro alla sanità». La sintesi è «un cane che si morde la coda». «Combattiamo contro l’assenza delle istituzioni con relativo spopolamento e disagio, ora arriva anche il deposito di scorie. Le poche nuove famiglie che andranno a crearsi come minimo andranno a vivere altrove. Chi vive di terra e resta qua viene minacciato da espropri e occupazioni, tra eolico, scorie nucleari e servitù militari».
DALLA PARTE DI CHI DIFENDE LA TERRA
Il “mancato ascolto” durante le consultazioni, il lavoro per una consapevolezza comunitaria diffusa, le lotte condotte con e nel territorio non frenano davanti alla pubblicazione delle aree ritenute idonee. «Così come chiediamo che i nostri “no” siano ascoltati, speriamo che i comuni italiani che hanno espresso la volontà di ospitare i depositi di scorie vengano considerati»”. La lotta del Comitato prosegue: «continueremo a ripetere che mal si concilia un deposito di scorie nucleari dal punto di vista geologico, ambientale, naturalistico e antropologico con i nostri territori».
In conclusione, l’appello: «Spesso veniamo tacciati come ignoranti che vogliono proteggere il loro orticello senza una visione di insieme, ma non possiamo non schierarci con chi vive e difende la propria terra da continue minacce. Non solo scorie, siamo stati tra le primi a ricevere una notifica per la progettazione di un parco eolico. Puntiamo il dito contro il modo in cui si impone alla nostra Isola di essere pattumiera d’Italia, utile solo quando c’è bisogno di produrre energie rinnovabili senza vantaggio per i sardi, ospitare il 60% delle basi militari o quando ci si deve liberare di scorie nucleari. Gli interessi dei territori li fanno i popoli che li abitano, ribadiamo il nostro no alle scorie in Sardegna».
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