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Genova - Fabrizio De Andrè li definiva i bei “quartieri dove il sole del buon Dio non da i suoi raggi. Ha già troppi impegni per scaldar la gente d’altri paraggi”. E così a oggi potrebbero presentarsi alcuni quartieri di Genova che, oltre a ricevere poco sole per l’altezza e la quantità di palazzi vicini, sembrano ricevere un’attenzione inferiore da parte di chi dovrebbe fornirla. I mezzi pubblici sono meno efficienti e meno presenti, la densità abitativa è molto alta e la multietnicità da valore aggiunto risulta essere alcune volte vissuta con difficoltà culturali e linguistiche, se non supportata.
Uno di questi quartieri è quello di Lagaccio, che conta all’incirca 10mila abitanti, un’età media inferiore alla media cittadina e una presenza di cittadini non italiani superiore alla media nazionale – il 17% nel 2021. Ed è proprio qui, dove diversità e fascino si mescolano, che negli ultimi mesi si stanno incontrando i cittadini genovesi, in particolare dei quartieri vicini di Oregina e San Teodoro, per condividere perplessità, idee e organizzare manifestazioni, riuniti nel comitato informale Con i piedi per terra che si oppone al progetto della funivia.
IL PROGETTO DELLA FUNIVIA
Ma cosa prevede il progetto di questa funivia e perchè questa movimentazione civile così ampia? La lunghezza complessiva dell’impianto si prevede essere 2,5 chilometri per un dislivello di 450 metri, con tre stazioni: quella di partenza nella piazza di fronte al palazzo del Principe – dove c’è la metro –, quella intermedia situata dal ponte Don Acciai, quindi fuori dal quartiere, e quella di arrivo interrata sotto forte Begato.
La funivia si prevede potrà trasportare fino a 800 passeggeri all’ora, con 60 passeggeri per viaggio e sarà progettata e – forse – realizzata dal duo Doppelmayr, società leader tecnologica mondiale nella costruzione degli impianti a fune, e dall’architetto Carlo Cillara Rossi e dal suo studio, specializzato in architettura alpina e in impianti di risalita e a fune.
L’IMPATTO ECONOMICO
I tralicci previsti saranno quattro, alti rispettivamente 64, 65, 26 e 50 metri: i primi due posizionati all’interno del quartiere del Lagaccio e gli altri due sul monte soprastante i campi sportivi. Viste le altezze dei tralicci, i quartieri di Oregina, di San Teodoro e di Granarolo saranno fortemente impattati dall’opera, le cui cabine passeranno proprio davanti alle finestre di tutti i palazzi affacciati sulla vallata1.
Inoltre a creare malumori e dissensi rispetto a questo progetto è lo squilibrio economico: il progetto presentato al Ministero della Cultura, di cui la funivia fa parte, era per la “Riqualificazione del sistema dei Forti e delle Mura di Genova”. Il finanziamento stanziato dai fondi statali del Piano Nazionale Complementare (PNC) al PNRR è di 70 milioni di euro e di questi 40,5 milioni serviranno solo a costruire la funivia e la restante parte verrà destinata a restaurare 5 forti sui 10 presenti, ovvero Belvedere, Tenaglie, Puin, Santa Tecla e Begato, capolinea previsto dal progetto per cui però ad oggi non è stata definita una destinazione d’uso degli spazi e che attualmente risulta in vendita.
LA SITUAZIONE ATTUALE DEL PROGETTO
Ad aiutarmi a comprendere meglio cosa sta avvenendo è la Consigliera Municipale Francesca Coppola, specializzata in architettura del paesaggio, progettazione degli spazi esterni, progettazione partecipata e con un dottorato di ricerca avviato sui paesaggi in transizione. Da dieci anni vive a Genova e insieme all’associazione Radice Comune porta avanti attività di sensibilizzazione e processi di progettazione partecipata in ambito territoriale, urbanistico e paesaggistico nel quartiere dove vive, Lagaccio.
«Mi sono interfacciata per la prima volta con il progetto della funivia – mi racconta Francesca – un anno e mezzo fa: era arrivata a Legambiente Polis una richiesta di aiuto da parte del comitato informale e abbiamo così organizzato il primo incontro. Eravamo una decina di persona e ci hanno presentato uno studio di prefattibilità, che abbiamo iniziato a studiare e approfondire. Da allora con il comitato si è instaurata una comunicazione costante, per confrontarci e valutare insieme i diversi documenti e le azioni da portare avanti».
Insieme ad altri colleghi, alla presentazione dell’attuale progetto Doppelmayr/Cillara Rossi hanno realizzato dei render dei piloni, oggi trasformati in tralicci, per comprendere l’impatto che avrebbero avuto da un punto di vista ambientale e per gli abitanti. «Nella commissione del Consiglio Comunale di oggi abbiamo presentato i render che i nostri esperti hanno rielaborato a partire dai dati e dai documenti ufficiali di progetto. È evidente che la funivia avrà un impatto devastante non solo sul Lagaccio ma anche su Oregina, San Teodoro e Granarolo».
Nel frattempo è stato deciso che il progetto della funivia non sarà sottoposto alla Valutazione di Impatto Ambientale in quanto non necessaria, motivo per cui il comitato ha intrapreso un primo ricorso al Tar chiedendo che venissero effettuate le valutazioni di impatto sull’ambiente e sulla cittadinanza e tenendo conto dei rischi idrogeologici.
L’IMPATTO VISIVO: UN NUOVO ECOMOSTRO?
Dai render realizzati e pubblicati dal comitato, l’impatto visivo è evidente e allarmante. Nelle note pubblicate dal comitato si legge infatti che “la funivia sarà un eco-mostro. Che i tralicci siano sopra le nostre teste o davanti ai nostri balconi e che le cabine scorrano avanti e indietro davanti alle nostre finestre, è innegabile il forte impatto non solo visivo, ma anche di sicurezza in un territorio fragile, ed economico rispetto al valore delle case, per le quali non è previsto alcun tipo di indennizzo”.
“Invece di spendere 40,5 milioni di euro per costruire un’opera ex novo, sarebbe sufficiente potenziare le linee di trasporto già esistenti, Cremagliera Principe-Granarolo in primis. Un modo per contenere i costi e quindi concentrare le risorse sulla riqualificazione dei forti, ma anche per ridurre l’impatto sul territorio e sugli abitanti”.
ATTRAZIONE TURISTICA? FORSE NO
Il progetto viene presentato, ponendo esempi di progetti apparentemente simili in altre città europee, ma Francesca e l’intero comitato non sono d’accordo: «La funivia di Genova non collega un bel niente: parte dalla stazione di Principe, ma la destinazione del forte di Begato non è stata minimamente ragionata da parte dell’amministrazione. Non riesco a trovare un esempio che possa essere paragonabile ad un mezzo così inutile per i cittadini: quella di Berlino passa sopra a parchi e bellezze naturali. Negli altri casi quando sorvolano abitazioni collegano punti della città con servizi essenziali per i cittadini».
L’apertura dei cantieri è però stata annunciata per luglio prossimo e si ipotizza che entro fine dell’anno sarà pronta a ospitare i suoi passeggeri. Il richiamo che la grande opera avrà sui turisti della città è sempre più forte, ma il comitato cittadino accusa l’amministrazione comunale e regionale di non aver calcolato l’impatto che la massa dei futuri nuovi turisti avrà sul quartiere e sul Parco delle Mura.
«Vorremmo capire – mi racconta Daniele Salvo, presidente di Legambiente Polis – come pensano di risolvere tutte queste problematiche, ma anche capire come pensano di ridurre l’impatto sul territorio e sull’ambiente. Elemento non secondario è la ventosità della valel in cui l’impianto verrebbe installato. Ad oggi non ci sono dati certi (non essendovi installata l’apposita centralina per il rilevamento), ma da quella più vicina a pochi chilometri di distanza emerge che sono 107 i giorni all’anno in cui viene superato il limite dei 70 Km/h, ovvero la velocità del vento a cui l’impianto della funivai si bloccherebbe».
Ma non solo: in aggiunta a tutto ciò, mi racconta Daniele, c’è anche il grande tema di quante persone il territorio può ospitare: «Stiamo assistendo in questi ultimi anni ad un flusso sempre maggiore di turisti che si imbracano e sbarcano dalla navi da crociera, anche 4 tutte insieme e ognuna di esse conta all’incirca 2 mila persone al giorno che attraversano il centro storico. Se a ciò si aggiungeranno anche ulteriori turisti per la funiva, l’impatto già alto sul territorio rischia di creare difficoltà, che si andrebbero a sommare a quelle che già oggi viviamo. Ci chiediamo se sia stato valutato tutto ciò».
Insomma, come spesso accade la comunicazione tra chi vive un territorio e chi decide per esso è sempre più silente. Fra le urla dei “no” scritti sui cartelloni delle tante manifestazioni a oggi un silenzio assordante delle istituzioni si fa strada, ampliando così il distacco già ampio tra cittadini e politica.
1 – www.nofuniviagenova.org
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