Oltree, il sogno di Barbara di un’impresa etica ispirata all’economia circolare
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Modena, Emilia-Romagna - Barbara Vecchi è una donna con una importante preparazione accademica, culturale e imprenditoriale, è conoscitrice della mente umana e soprattutto è curiosa della vita e sposa i valori della Natura, del non-spreco e delle relazioni umane, quelle “vere”. Ma Barbara è anche la fondatrice di Oltree, un’azienda che produce cosmetici naturali e sostenibili ispirandosi ai principi dell’economia circolare. L’abbiamo sentita per farci raccontare la sua storia e quella del suo progetto.
Appena inizia l’intervista, mi rendo conto di essere in contatto con una donna di quelle che “mi piacciono” molto. Passiamo subito al tu, scoprendo di essere più o meno coetanee – io qualche anno in più – e quindi per me questo dialogo diventa un momento d’immenso piacere solamente ascoltando il racconto di una parte importante della sua vita che Barbara, in modo diretto e sincero, in tutte le sue sfumature, mi concede.
Partiamo dal tuo percorso di vita, di studio e di lavoro.
Da giovane mi sono laureata in psicologia e in seguito ho conseguito un master in psicoterapia sistemica e uno in neuroscienze, avendo già sviluppato un grande interesse per il funzionamento della mente umana. Il mio lavoro come psicoterapeuta mi portava a lavorare da sola, mentre a me piace molto stare in team; inoltre volevo passare dalla teoria alla pratica, portando le mie conoscenze in azienda. Decisi quindi di impiegarmi come responsabile delle risorse umane in una società informatica, iniziando a capire come anche il campo della ricerca rientrasse nei miei interessi, anche se all’epoca non era una via molto facile da perseguire.
Dopo qualche anno mi misi in proprio con l’idea di sintetizzare la tecnologia, la mente e la ricerca e creai Data Science, dando al “dato” una figura chiave. I dati hanno la capacità di svelarci il comportamento del mondo in cui viviamo e Data Science metteva insieme l’approccio scientifico con il comportamento umano, grazie al sostegno dell’IA. Purtroppo per sviluppare la mia attività erano necessari ingenti investimenti finanziari e così, con il mio socio, decidemmo di cedere una parte delle quote. Le relazioni che si crearono con i nuovi soci diventarono sempre più negative e così decisi di uscire dall’impresa».
Come ti sei avvicinata ai concetti di sostenibilità, di economia circolare, di naturale?
Da piccola ho vissuto molto con i miei nonni in campagna, a Vignola, in Emilia. La passione per la Natura ha sempre fatto parte di me sin da allora. Volevo fare pace con la scienza, la mente e la Natura. Inizia a interessarmi al concetto di sostenibilità e decisi di fare un master in sostenibilità presso l’Università Cattolica di Milano. Mi affascinava l’idea di consumare meno materie prime, ma di poterne allo stesso tempo aumentare la produzione utilizzandole fino in fondo. Ero convinta fosse possibile.
Durante la seconda ondata di Covid passeggiando nei pressi della nostra casa in campagna mi soffermai su montagne di ciliegie buttate via che stavano marcendo. Si illuminò una lampadina in un angolo della mia mente in effervescenza. Tornai a casa e trovai su internet un vecchio studio che parlava della ricchezza anti-ossidante delle ciliegie e del loro nocciolo. Da quel momento la mia focalizzazione si spostò sulla creazione di prodotti per la pelle a base di ciliegia, grazie a ricerche approfondite che ho compiuto da quel momento.
In quel momento ti sei inventata una nuova vita?
Direi a metà, perché Oltree è nata da poco e non è ancora finanziariamente sostenibile. Nella mia testa il progetto è nato nel 2021, ma praticamente la società è stata costituita nel 2022, grazie a un bando del PNRR che vinsi e che mi permise di finanziare gli inizi. La prima produzione è uscita dal laboratorio nel giugno del 2023.
Anche il laboratorio di produzione è tuo?
No, non posso sostenere un tale investimento, ma ho trovato una produzione a Rovigo di prodotti naturali e sostenibili che, per il momento, si occupa di dar vita ai miei prodotti seguendo le mie formule.
Guardando il tuo sito e la sua area di vendita on-line mi sono resa conto che anche il packaging è sostenibile.
Assolutamente sì e anche su quello ho fatto molti studi, rendendomi conto che un packaging realizzato con bottiglie di plastica riciclate – come quello che uso io, il RPET – risulta molto più piccolo di una confezione dove si integra la plastica normale. È incredibile come si possa fare credere a chi acquista che la quantità contenuta in un barattolo di 50 ml sia maggiore in una scatolina di plastica piuttosto che in una di plastica riciclata!
Per ora ho notato che hai lanciato solo quattro prodotti. Come mai così pochi?
Innanzitutto perché voglio capire la risposta del mercato prima di lanciarmi in altri prodotti, che ovviamente fanno già parte di un futuro listino. Poi mi sono resa conto che per lanciare la mia produzione ci vogliono molti investimenti in comunicazione, per cui preferisco fare le cose con calma. E poi preferisco concentrarmi più sulla qualità che sulla quantità: da uno studio fatto da Assoindustria i miei prodotti sono naturali e sostenibili al 16%, per cui sicuramente li consiglierei.
Oltree lo gestisci tutto da sola?
[Ride, ndr] Mi aiuta part-time mio marito, perché i miei tre ragazzi sono comunque ancora troppo giovani e stanno studiando.
Quali sono gli obiettivi di questo progetto?
Innanzitutto vorrei avere dei lotti di produzione sempre più ampi per poter realizzare economie di scala con i miei fornitori. Poi mi piacerebbe creare una rete di persone e aziende che sposino gli stessi miei valori, una community sul naturale e sostenibile per lavorare insieme e non essere da sola. Per ora la mia mamma mi da una mano a cucire delle trousse da regalo con tessuti di scarto. E poi spero di andare avanti e creare un’azienda più grande per condividere con tante altre persone le mie passioni e il mio amore per la Natura.
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