22 Dic 2023

Il monastero induista verrà sacrificato sull’Altare di nuove autostrade e gasdotti?

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Ad Altare da quarant'anni esiste un tempio induista, meta e punto di riferimento per tantissime comunità italiane, indiane, srilankesi e non solo. Da qualche mese la comunità degli abitanti e i frequentatori credenti temono per l'armonia del luogo: due progetti di gasdotti e di nuove autostrade minacciano la pace che qui si era creata.

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Savona - Colori accesi, raffigurazioni e simboli sacri di animali e umani insieme, canti devozionali, meditazioni: in Liguria è possibile assaporare una piccola India. Parliamo del monastero induista Matha Gitananda Ashram che si trova ad Altare, in provincia di Savona. Si tratta della principale sede religiosa dell’Unione Induista Italiana – la Sanatana Dharma Samgha – e punto di riferimento di tantissimi credenti italiani e stranieri, in particolare indiani, srilankesi e mauriziani.

Conosco l’esistenza del tempio a seguito di una segnalazione arrivata da un lettore amico, Marco Fossati, che mi condivide una notizia diffusa dalla stessa istituzione religiosa: il centro, che sta per compiere i suo primi 40 anni di vita, è minacciato dai progetti di infrastrutture che dovrebbero passargli accanto e sopra. In particolare, su parte dei terreni su cui oggi c’è un bosco sacro curato dal monastero dovrebbe passare un tratto dei gasdotti collegati alla nave rigassificatore di Vado Ligure.

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Ma non solo: negli ultimi mesi si è aggiunto a ciò il progetto di un’autostrada nuova, che verrebbe costruita proprio accanto al tempio e che andrebbe ad aggiungere inquinamento atmosferico e acustico a e rompere l’armonia di pace e silenzio che qui si respira. Per comprendere meglio questa realtà e i rischi a cui è esposta contatto il centro pongo qualche domanda a Svamini Shuddhananda Ghiri, una giovane monaca di origine romana. È lei a introdurmi alla realtà del monastero e ai problemi che a oggi si trovano ad affrontare.

NASCE IL MONASTERO

Il monastero nasce nel 1984 dalla volontà di Svamiji Yogananda Giri, fondatore e Maestro spirituale, che ha iniziato la pratica dello yoga negli anni ’50. Si tratta di una vera autorità nel campo dello yoga e del tantra e ha ricevuto titoli e riconoscimenti dalle più alte autorità del mondo della spiritualità e dalle principali istituzioni indù. Il centro, circondato da boschi di castagni, è composto da più edifici di differenti forme e usi, tutte accomunati da un’architettura tradizionale sacra, diffusa soprattutto nell’India del sud.

Il tempio è visitato ogni giorno da credenti che si recano qui per partecipare alla shakti puja – rituale della tradizione shakta –, durante la quale si partecipa tramite canti devozionali, meditazioni, svolgendo la propria pratica o lo studio delle Scritture. I numeri dei visitatori variano molto, passando da poche decine in alcuni giorni, a oltre duemila in alcune celebrazioni.

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Ma il monastero comprende anche una comunità fissa che oggi conta venti monaci e monache che hanno scelto di vivere all’interno della struttura. Qui gli abitanti alternano momenti di pratica religiosa a momenti di lavoro, sia interno al monastero – come coltivazione degli orti, cura degli animali – che esterno, ognuno nel proprio: c’è chi è insegnante, chi impiegato e così via.

DA BOSCO SACRO A TERRENO PER NUOVI GASDOTTI

Ma da luogo di armonia, silenzio e rispetto per ogni forma di vita, il monastero rischia di trasformarsi in fonte di rumore e inquinamento. «Non abbiamo avuto nessuna comunicazione ufficiale – mi racconta Svamini Shuddhananda Ghiri –, siamo stati convocati a settembre dal sindaco di Altare per essere informati sulle possibili trivellazioni all’interno dei terreni del monastero, per permettere ai gasdotti il passaggio».

Non possiamo e non vogliamo chiudere gli occhi davanti a ingiustizie e violenze, ma se poniamo attenzione solamente fuori non possiamo cambiare

«Ci è stato spiegato tali gasdotti sarebbero collegati al progetto più ampio della nave rigassificatore di Vado Ligure: non sarebbe un esproprio vero e proprio dei nostri terreni. La definiscono una servitù temporanea, non prendendo in considerazione però che ad oggi questa terra ospita un Bosco Sacro, con alle spalle un progetto più ampio di riqualificazione ambientale delle aree forestali limitrofe. Ci hanno rassicurato che gli scavi avverrebbero a a circa 7 metri sotto terra, ma l’equilibrio di flora e fauna verrebbe in ogni caso stravolto e le radici degli alberi più grandi recise».

UNA NUOVA AUTOSTRADA SERVE?

Ma non solo: leggendo articoli sul progetto del rigassificatore e cercando di comprendere come attivarsi per ostacolarlo, gli abitanti della comunità del monastero scoprono che un secondo progetto potrebbe aggiungersi al primo. «Abbiamo scoperto del progetto dell’autostrada che ci vede coinvolti da un articolo di giornale sul tema del rigassificatore, in cui si faceva notare l’attenzione necessaria alla posa dei gasdotti su terra, affinché non andassero ad interferire con i piloni del tratto autostradale».

val bormida

«Da lì abbiamo iniziato a muoverci per capire meglio di cosa si trattasse e approfondire il piano di fattibilità già realizzato. Si tratta di una variante dell’autostrada A6, che collega Savona a Torino. Il progetto prevede infatti circa 7 chilometri di una strada a quattro corsie, composta da parti su viadotti rialzati e altre in galleria. La valutazione di costi benefici presentata risulta ai loro occhi favorevole, in quanto costerebbe “solo” 700 milioni di euro».

Gli abitanti e i frequentatori del monastero sono molto preoccupati: «Prevediamo un possibile disastro, non solo per la nostra salute a causa dell’inquinamento, ma per quella degli esseri viventi dell’intera valle. La val Bormida è già piegata dall’inquinamento delle industrie e questa infrastruttura peggiorerebbe ancor di più la situazione, attraverso l’erosione del terreno, le falde acquifere, le conseguenze inevitabili su flora e fauna. Oltre ad avere un impatto negativo sul monastero, riteniamo che sarebbe un crimine ambientale notevole».

Tra gli elementi portati a contrastare il progetto dell’autostrada c’è anche il tema della manutenzione di quella già esistente e delle valutazioni solo economiche portate avanti: «Un tratto autostradale c’è già e viene mantenuto con costi molto alti. Sarebbe una contraddizione utilizzare risorse economiche così elevate per crearne una nuova. Inoltre si pensa sempre all’aspetto dell’economia monetaria, ma vi è anche un’economia ecologica che non può essere sottovalutata, che comprende la cura delle persone e degli esseri viventi tutti».

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IL RUOLO DEL FEMMINILE TRA CURA E FORZA

Il monastero ospita principalmente monache, che sono la maggioranza rispetto ai monaci abitanti, ma non sono le sole a essere in prevalenza: la gran parte delle raffigurazioni all’interno del monastero si rifà al tratto femminile del divino. Il tempio stesso è dedicato alla Madre Divina Shri Lalita Mahatripura Sundari. «Nell’induismo – mi spiega Svamini Shuddhananda Ghiri – la tradizione Shakti mette al centro della preghiera l’aspetto femminile del divino. Questo vuol dire anche che l’attenzione e il rispetto verso la donna è un elemento centrale, in quanto rappresentazioni simboliche ed emanazioni di questa Madre Divina».

«Le caratteristiche di questa Dea sono differenti e solo apparentemente contrastanti: detiene l’aspetto di cura, accoglienza e protezione, unito però a una forza importante – shakti –, tanto da essere definita “difficile da sconfiggere”: è infatti colei che uccide i demoni, ma anche l’ignoranza, ovvero l’incapacità di vedere le cose come stanno. In sintesi, ciò che gli insegnamenti induisti ci trasferiscono è che siamo già Dio, ma ce ne siamo dimenticati. Tutto il cammino che compiamo in questa vita è rivolto alla riscoperta della nostra parte divina».

UNA LOTTA NON VIOLENTA

L’obiettivo è abbattere l’ignoranza, mettendo al centro il benessere della natura attraverso il principio della non violenza. Ma come non farsi pervadere dalla violenza davanti ad altre manifestazioni violente nei confronti di sé stessi e della natura che ci circonda? «Spesso noi tutti ci confrontiamo con un mondo che va nella direzione opposta a quella che vorremmo. L’induismo propone una concezione circolare del tempo, in cui non ci sono un solo inizio e una sola fine, bensì tanti inizi e tante fini e in questo ciclo di infinite nascite e morti sono coinvolti tutti gli esseri viventi, animali e piante compresi».

sri lalita tripura sundari

«Non possiamo e non vogliamo chiudere gli occhi davanti a ingiustizie e violenze, ma se poniamo attenzione solamente fuori non possiamo cambiare. Possiamo solo partire dal nostro piccolo per arrivare a una progressiva trasformazione che coinvolge anche gli altri. Il primo passo è quindi quello di pregare non come via di fuga dalle difficoltà, ma come atto divino che detiene una grandissima capacità trasformativa. L’attivazione poi è necessaria, ricorrendo però sempre al principio della non violenza».

Il tempo a disposizione è terminato, ma non è stato vano: in questo scorrere di pillole sul femminile sacro, armonia con sé e gli altri essere viventi e trasformazione profonda del fuori partendo dal dentro, sento una piccola ma intensa scintilla di cambiamento che mi pervade. Ero pronta a scagliare la mia rabbia verso una nuova ingiustizia umana, ma mi trovo in silenzio in camera mia a pregare per Altare, il monastero e l’evoluzione dell’intera umanità.

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