L’uomo e il legno: a Scampia il riscatto sociale si costruisce in falegnameria
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Campania - L’uomo e il Legno lavora da quasi trent’anni per costruire una periferia di Napoli migliore e non solo per le opere di decoro urbano e manutenzione del verde, ma soprattutto per l’attenzione che rivolge alle persone che la abitano, creando nuove possibilità di inclusione, di formazione e di crescita. Empatia e solidarietà sono i due capisaldi su cui si basa l’azione della cooperativa L’uomo e il Legno. Ce lo ha raccontato Rita Caprio, che all’interno della cooperativa è praticamente cresciuta: ha iniziato diciotto anni fa come volontaria di servizio civile e oggi ne è la Presidente.
LA NASCITA DELLA COOPERATIVA L’UOMO E IL LEGNO
La cooperativa fu fondata nel 1995 da Vincenzo Vanacore, che ne è stato Presidente fino all’anno scorso, quando purtroppo è venuto a mancare. «Se siamo riusciti ad andare avanti da soli è perché Enzo non solo è riuscito a costruire qualcosa di bello, ma è anche stato in grado di trasmettere amore e passione a chi nel corso del tempo lo ha affiancato e ci ha creduto insieme a lui, altrimenti la cooperativa sarebbe già stata chiusa».
Enzo decise di dare vita a un laboratorio di falegnameria con l’obiettivo di includere e formare persone provenienti da contesti di svantaggio, dopo aver concluso un percorso sociale nel Centro La Tenda, l’Onlus che all’interno del quartiere Sanità di Napoli accoglie persone in percorsi di guarigione dalla tossicodipendenza. Nacque così, a San Giovanni a Teduccio, la cooperativa L’uomo e il legno, i cui soci fondatori erano gli stessi ex tossicodipendenti provenienti dal Centro La Tenda. Nel 2006 la cooperativa si spostò a Scampia, dove è rimasta fino a oggi.
IL LABORATORIO DI FALEGNAMERIA CHE OFFRE POSSIBILITÀ DI RISCATTO SOCIALE
«Un testimone della buona riuscita dei percorsi che la cooperativa attiva per i giovani con l’obiettivo di valorizzarne le competenze e di inserirli nel mondo del lavoro è proprio mio marito, che a sedici anni ha iniziato un percorso in falegnameria e che oggi è socio dipendente della cooperativa e insegna il mestiere ai detenuti di Secondigliano», ha raccontato Rita. All’interno del carcere, L’uomo e il Legno ha avviato anche un progetto di agricoltura sociale con un gruppo di ergastolani, che ha assunto come braccianti all’interno di un sedimento agricolo.
Anche il laboratorio di falegnameria viene utilizzato per dare possibilità ai detenuti che arrivano in affido e in messa alla prova di sviluppare dimestichezza con la manualità, cimentandosi in un’attività formativa come quella dell’artigianato. «Da poco abbiamo dato approvazione per un percorso di semilibertà di un ergastolano, uscito da Secondigliano dopo vent’anni, che ogni giorno frequenta la cooperativa dando supporto alle attività di falegnameria».
Inoltre, mirando sempre all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, presso il Comune di Casoria L’uomo e il Legno ha avviato un progetto di decoro urbano con un gruppo formato da circa una quarantina di operatori, composto da ragazzi che hanno precedenti penali o da ragazzi con disabilità che ogni giorno dedicano tempo allo spazzamento o al taglio di arbusti e cespugli.
L’UOMO E IL LEGNO PUNTA ALL’EDUCAZIONE, ALL’INCLUSIONE E ALLA SOLIDARIETÀ
L’uomo e il Legno si occupa di inclusione a tutto tondo per fare in modo che nessuno resti indietro. A Scampia gestisce anche un laboratorio educativo territoriale rivolto a bambini e ragazzi che vengono seguiti con percorsi di orientamento allo studio e con laboratori didattici e che nel periodo estivo, grazie al finanziamento del Comune di Napoli, hanno anche la possibilità di passare qualche giorno al mare.
La cooperativa è anche un ente formativo. «Qualche tempo fa abbiamo avviato un percorso di alfabetizzazione informatica rivolto a un’utenza rom e da pochi mesi abbiamo ripreso un servizio di accompagnamento all’integrazione scolastica rivolto ai bambini rom del campo di Secondigliano. Tre volte a settimana un gruppo di nostri operatori raggiunge il campo per stimolare le famiglie affinché i piccoli non abbandonino gli studi, mentre un altro gruppo lavora a scuola, a fianco degli insegnanti, per aiutare e supportare i bambini che hanno maggiore difficoltà».
Presso la sede di Scampia, L’uomo e il Legno ha dato il via a percorsi laboratoriali per ragazzi con disturbi psichici che, affiancati da operatori dell’ASL, vengono motivati alla socializzazione. «Abbiamo chiesto ai nostri volontari del servizio civile di concentrarsi prevalentemente il mercoledì, il giorno del laboratorio, proprio per creare integrazione, perché organizzare attività con utenti che provengono dallo stesso tipo di disagio non è quello che intendiamo noi per “inclusione”».
«La risposta a quello che facciamo è sempre molto positiva», ha raccontato ancora Rita. «Il quartiere di Scampia è cambiato molto negli anni perché le persone hanno voglia di riscattarsi e lo si capisce anche dal fatto che spesso sono loro a chiedere quali percorsi attivi ci sono. Le persone hanno voglia di formarsi, perché hanno capito che il non sapere è un danno. La cooperativa esiste per fornire loro una strada e per alimentare la loro motivazione, ma il cambiamento viene dal desiderio di chi entra a farne parte».
LE VITTORIE OTTENUTE E I PASSI AVANTI CHE ANCORA SI DEVONO FARE
Quello che ancora manca, secondo Rita, è un maggiore lavoro di squadra: «Non sempre c’è sinergia tra le cooperative, le istituzioni e gli istituti scolastici. Per esempio, qualche tempo fa il corpo dei carabinieri della forestale ha organizzato un evento bellissimo in occasione della festa dell’albero. Sono arrivati a Scampia a piantumare degli arbusti e uno di questi, dedicato a Falcone, lo hanno posto in una aiuola adottata da noi.
In quella occasione hanno coinvolto le scuole di Caivano, ma erano totalmente assenti quelle locali, probabilmente per una mancata comunicazione. «È giusto che la cura del territorio sia di chi lo vive maggiormente, ma non coinvolgendo i ragazzi nell’attività, non spiegando loro come provare a tenere pulito, come mantenere vivo il quartiere, non si può sperare di avere un riscontro positivo e autonomo», sottolinea Rita.
La solidarietà però non manca all’interno della cooperativa. «L’importante è riconoscere chi condivide con te obiettivi e progetti, perché non sempre il lavoro fatto viene apprezzato dall’esterno. Molto spesso ci è stato detto riferendosi ai detenuti “ah, ma li aiutate pure”, senza capire che queste persone, se non vengono stimolate e motivate al cambiamento, potrebbero creare danni anche più gravi di quelli già provocati».
Rita e tutti i soci della cooperativa L’uomo e il Legno credono fermamente che ciascuno abbia un talento e delle capacità. Alcuni purtroppo non hanno la fortuna di essere accompagnati da persone che li possano stimolare, che li aiutino a scoprirli e a coltivarli. È questo che la cooperativa cerca di fare nel suo impegno quotidiano verso gli altri. «Soprattutto, nel percorso si cresce insieme, perché le esperienze negative degli altri possono insegnarci tanto e mentre noi aiutiamo, gli altri ci arricchiscono».
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