Le dinamiche, i retroscena e il lieto fine del caso Green Hill
Seguici su:
Brescia, Lombardia - Maya è una cagnolina fortunata: è una dei tanti “sopravvissuti” all’attività dello stabilimento di Green Hill. Situato su una collina a Montichiari, in provincia di Brescia, l’allevamento è stato l’epicentro del caso giudiziario che ha portato alla liberazione di 2639 esemplari di cani beagle nonché all’arresto e alla successiva condanna dei responsabili della struttura. Lo scenario che si presenta all’inizio della storia, durante l’estate 2012, è di totale abbandono dei cani all’interno della struttura: si stima che le cure inadeguate, lo scarso controllo e la negligenza dei veterinari abbiano portato alla morte di circa 6000 esemplari nel periodo dal 2008 al 2012.
L’ARRIVO DEI VOLONTARI A GREEN HILL
Il fine ultimo dell’allevamento Green Hill era quello di preparare i cani per la sperimentazione di farmaci: l’addestramento prevede l’utilizzo della tecnica del freezing, che portava gli animali a entrare in uno stato catatonico al minimo contatto umano. I volontari di LAV e Legambiente, responsabili giudiziari al momento del sequestro probatorio, riferiscono che le condizioni dei cani liberati da Green Hill erano critiche. Giacomo Bottinelli, responsabile dell’operazione di salvataggio e giornalista di LAV, ricorda molto bene il momento della liberazione, che descrive in modo preciso e accurato anche dal punto di vista emotivo.
«Quelli che erano addetti all’accoglienza dei cani si preparavano. Arrivava il furgoncino, si aprivano le porte, venivano giù i trasportini e tiravamo fuori questi cani […]. Questi animaletti venivano messi nei recinti che avevamo a disposizione e una cosa stranissima che notavamo era che nessuna di queste creature si ribellava: noi, che eravamo abituati ad avere a che fare con i cani, ci aspettavamo una reazione di vivacità. Invece ci siamo trovati a estrarli dal trasportino, a portarli su un tavolo e a vedere che restavano assolutamente bloccati: non si muovevano, non correvano, erano immobili. Solo a posteriori scoprimmo che questo era il risultato del freezing a cui venivano sottoposti».
La vicenda di Green Hill attira l’attenzione delle masse: sono tanti i cantanti – come Tiziano Ferro e Giorgia – che per primi si schierano contro la multinazionale che gestisce il centro e proclamano slogan di libertà nelle loro canzoni. La svolta avviene il 28 aprile del 2012 quando, dopo numerose proteste, gli attivisti fanno irruzione nello stabilimento causando ingenti danni alla struttura.
DALL’ARRESTO ALLE LE ACCUSE
L’intervento delle forze dell’ordine porta all’arresto di 12 ambientalisti che LAV e Legambiente sostengono legalmente ed economicamente nel processo giudiziario. Ma è proprio nel momento in cui Green Hill minaccia di fare causa agli attivisti che i legali della difesa approfittano della situazione per valutare la veridicità delle accuse allo stabilimento. L’iniziale decisione di fare causa viene immediatamente cambiata nel momento in cui la multinazionale è obbligata ad aprire le porte dello stabilimento a legali e veterinari che giudicano le condizioni della struttura non idonee.
«Quel giorno [il 28 aprile 2012, ndr] Green Hill accusò le persone che avevano fatto incursione di aver causato dei danni milionari alla struttura. […]. Legalmente si disse: benissimo, i nostri assistiti sono persone che hanno provocato dei danni, allora noi vogliamo vedere quali sono questi danni. […]. Questo fece sì che venissero aperte le porte di Green Hill, cosa che non era mai avvenuta prima, per cui avemmo l’opportunità incredibile di poter selezionare un gruppo di esperti – veterinari soprattutto – e mandarli all’interno dell’allevamento, ovviamente supervisionati dai rappresentanti di Green Hill e della procura».
«Ci permise di acquisire delle prove che poi spendemmo per formulare la nostra accusa: “Voi accusate queste persone di aver causato dei danni milionari, noi acquisiamo delle prove nel momento in cui entriamo, per cui vi diciamo che qui si sta compiendo un maltrattamento di animali». Da questo momento, il piazzale davanti allo stabilimento si trasforma in un vero e proprio campo base delle associazioni coinvolte. LAV e Legambiente ottengono il sequestro probatorio dei cani e il rilascio graduale degli stessi dalla struttura. Vengono coinvolti canili locali e volontari da tutta Italia che si presentano nel “Piazzale della Libertà” per chiedere l’affidamento degli animali liberati.
FINALMENTE ANCHE L’ULTIMO BEAGLE LASCIA GREEN HILL
Il 21 settembre 2012, a seguito di un’estate torrida e trafficata, finalmente anche l’ultimo beagle lascia Green Hill: due settimane dopo il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Brescia dispone il sequestro preventivo dei cani e della struttura. Il processo a Green Hill ha inizio.
Dopo mesi di protesta, gli attivisti e le associazioni coinvolte hanno in mano l’evidenza dei maltrattamenti: nel corso del processo, il Pubblico Ministero porta in tribunale le prove dell’esistenza di un ‘sistema Green Hill’ che elimina i cani malati, inadatti per la sperimentazione. L’esito delle udienze che si svolgono tra l’ottobre del 2014 e novembre del 2017 è positivo: i rappresentanti di Green Hill vengono condannati sia in Corte d’Appello che alla Cassazione, a quattro anni di reclusione e due di sospensione dell’attività.
L’evoluzione del caso Green Hill fa sorgere numerosi dubbi anche nella sfera politica: la sperimentazione animale, che fino a quel momento seguiva la Direttiva Europea 63/2010, deve subire un cambiamento radicale a livello di metodica, selezione dei soggetti e dei trattamenti.
Il 29 marzo 2014, grazie ad enti come LAV, Legambiente e associazioni locali per la tutela degli animali, viene approvato il Decreto Legislativo n. 26/2014 che stabilisce le nuove norme e le linee guida per la sperimentazione animale. L’emozione tra i presenti è grande: lo stabilimento di Green Hill viola molti dei punti del nuovo decreto e difficilmente riaprirà. Grazie all’impegno di tante persone che non hanno accettato la condizione delle vittime di Green Hill, gli animali da non recuperabili sono diventati parte integrante di famiglie che li amano.
Maya è una cagnolina fortunata: vive in Piemonte, ha una bella casa, una famiglia che la tratta con rispetto e una vita tranquilla, ma porta i segni del periodo passato a Green Hill. Quanti altri casi come questo ci sono? Ma soprattutto, quanto davvero possiamo fare noi di concreto per evitare che la storia si ripeta?
L’iniziativa fa parte di “AGISCI ORA! Ognuno fa la differenza”, progetto che mira a promuovere l’attivismo e la partecipazione dei giovani nella periferia sud di Torino sui temi dell’emergenza climatica e ambientale. Questo articolo è stato realizzato con il sostegno finanziario dell’Unione Europea, attraverso la Regione Piemonte nell’ambito di Mindchangers – Regions and youth for Planet and People. I contenuti sono di sola responsabilità di Italia Che Cambia e non riflettono necessariamente le opinioni dell’Unione Europea.
Articolo scritto da Elisabetta, Ivan, Lorenzo, Lorenzo e Fabio della classe 3B dell’ITIS Pininfarina di Moncalieri.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento