Sgomberati Studentato 95100 e consultorio autogestito: Catania si mobilita
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Catania - «Un caso emblematico dell’ipocrisia di un Paese che si è riempito la bocca di contrasto alla violenza di genere e dell’importanza di sostenere gli spazi delle donne, per poi sgomberarli questi spazi appena si spengono i riflettori. E senza neanche offrire un’altra soluzione». Prendo in prestito le parole di Michele Rech, alias Zerocalcare, che è stato a Catania la settimana scorsa per esprimere solidarietà a coloro che si sono adunati in un presidio permanente per manifestare contro lo sgombero coatto e a sorpresa dello Studentato 95100 e del Consultorio autogestito Mi cuerpo es mio.
Uno sgombero inaspettato quello dell’immobile di Via Gallo che ha sorpreso i volontari e i ragazzi che si trovano lì alle 5 del mattino di martedì 5 dicembre. Da quel momento però una grande fetta della città di Catania – e non solo – si è stretta intorno allo Studentato 95100 e al Consultorio Mi cuerpo es mio, per fare sentire la propria vicinanza.
Da tutta Italia si sono levati appelli per sostenere la richiesta di chiarimento, di dialogo e di dissequestro dell’immobile che era diventato un presidio di antiviolenza, di ascolto e di collaborazione per tutta la zona. Tra l’altro, già nel 2021, i volontari del centro sociale Liotru, che occupavano il luogo già dal 2018, avevano lanciato una raccolta firme e un appello alla cittadinanza per chiedere il riconoscimento della rilevanza dello studentato per la città.
LO STUDENTATO 95100 E IL CONSULTORIO MI CUERPO ES MIO, DAL 2018 APERTI ALLA CITTÀ
Per capire meglio cosa ha rappresentato in questi sette anni lo Studentato 95100, va spiegato che nel febbraio 2018 un gruppo di universitari e universitarie, idonei non assegnatari – ovvero non coperti per carenza di fondi – di borse di studio e posto letto avevano deciso di denunciare la cattiva gestione dei fondi pubblici e di recuperare lo stabile pubblico di via Gallo – palazzina di proprietà dell’Ente morale Biblioteche Ursino Recupero – chiuso per decenni, ribattezzandolo, appunto, Studentato 95100.
Per sette anni, quel posto è stato luogo di condivisione, collaborazione e spazio pubblico riconsegnato alla collettività. D’altra parte, anche se l’occupazione è per legge non conforme, non tutto quello che non risponde alla legalità non corrisponde a valori di giustizia e di storie virtuose di centri occupati ne abbiamo raccontate – come nel caso di La talpa e l’orologio.
Uno studentato occupato, certo, ma non clandestino, che ha ospitato meeting internazionali, convegni, riunioni, una biblioteca femminista e incontri di movimenti e associazioni. E soprattutto, dal novembre 2019, ha preso vita un presidio imprescindibile per la città. «Abbiamo aperto – spiegano – un Consultorio Autogestito per le donne e un Poliambulatorio come luogo di reindirizzamento sanitario di chiunque abbia bisogno di un supporto. Abbiamo aperto le porte del Consultorio con servizi di primo ascolto psicologico, consulenze su educazione, sessualità, reindirizzamento ad ospedali e servizi pubblici, attivato uno sportello antiviolenza». Inoltre, lo studentato di via Gallo è diventato uno dei centri della mobilitazione transfemminista, ospitando attività del movimento NonUnaDiMeno Catania.
LO SGOMBERO DELLO STUDENTATO E DEL CONSULTORIO SENZA ALCUNA APERTURA AL DIALOGO
Ciononostante, proprio nel giorno del funerale di Giulia Cecchettin, con uno spiegamento di circa cinquanta agenti e sette camionette che bloccavano le strade adiacenti, all’alba del 5 dicembre il consultorio viene sgomberato.
«Proprio quel giorno – racconta Lara Torrisi, attivista di Non una di meno che si trovava nello studentato la notte dello sgombero – erano previsi incontri con donne che hanno bisogno di aiuto. E invece… Nel pomeriggio abbiamo richiesto chiarimenti ma il sindaco di Catania [l’edificio è di proprietà dell’Ente Biblioteche Riunite “Civica e A. Ursino Recupero” del cui consiglio di amministrazione fanno parte il Comune di Catania, l’università, un erede del barone Ursino Recupero e la soprintendenza, nda] ha risposto che sapeva dello sgombero ma che non voleva entrare nel merito della questione. Ci ha solo detto che quel che conta è che un posto pubblico non può essere occupato in modo abusivo».
La nota della Procura, spiega: «In esito agli accertamenti delegati alla Digos della Questura di Catania, sono stati acquisiti indizi utili per contestare a undici aderenti al centro sociale Liotru/Spazi Sociali, il reato di invasione/occupazione di edificio pubblico e per richiedere la misura cautelare reale del sequestro preventivo dell’immobile (…). La fase esecutiva ha permesso di riscontrare come l’immobile non abbia mai ospitato famiglie, ma esclusivamente aderenti e attivisti del centro sociale (…). Al termine delle attività, svoltasi senza alcun problema di ordine pubblico, l’immobile, è stato affidato in giudiziale custodia al legale rappresentante dell’Ente proprietario».
E mentre l’Università ha fatto sapere di non essere stata informata dello sgombero, il sindaco di Catania, nelle poche dichiarazioni rilasciate, ha detto in consiglio comunale: «Noi consentiamo spazio a tutti nel momento in cui si seguono le procedure di legge e di legalità, ma non consentiremo mai l’occupazione abusiva».
IN QUESTE SETTIMANE PRESIDIO ITINERANTE E SOLIDALE IN TUTTA LA CITTÀ
Quel che proprio non va giù agli attivisti è l’assenza di dialogo. «Abbiamo saputo – dice Lara – che l’ordinanza di sgombero riporta la data del 6 novembre, quasi un mese prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. Perché in questo mese nessuno ci ha detto niente? Ci sono altri spazi occupati a Catania che rischiano lo sgombero ma già da tempo, quanto meno, è stato avviato un confronto per capire cosa si può fare. Noi siamo sempre stati disponibili al dialogo anche per trovare insieme un altro stabile dove continuare le nostre attività e saremmo pronti a partecipare a un eventuale bando. Quel che proprio non si capisce in questa storia è la totale assenza di volontà di collaborare».
L’attivismo non si ferma però. Tra passeggiate rumorose e presidi, in tanti appoggiano lo studentato e la richiesta di chiarimento. «Siamo andatə a protocollare la richiesta di interlocuzione che spiega il lavoro che da sei anni continuiamo a svolgere e i motivi per cui chiediamo l’affidamento. Attendiamo notizie, aperti e aperte al dialogo». Il presidio davanti alla palazzina si è trasformato in presidio solidale e itinerante in tutta la città. E l’attività del consultorio sta continuando grazie all’ospitalità di altre associazioni sul territorio. «Saremo in tutta la città, le nostre idee animeranno diversi luoghi: dal presidio in Via Sant’Elena alla sede della libreria Feltrinelli in Via Etnea con banchetti firme, conferenze e momenti di preparazione dei materiali per la nuova passeggiata arraggiata che si terrà sabato 16 dicembre alle 18.30».
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