La casa-famiglia per donne vittime di violenza intitolata a Teresa Buonocore
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Campania - È appena nata a Melito di Napoli la casa-famiglia Teresa Buonocore, con l’obiettivo di essere un nuovo punto di riferimento per le persone vittime di violenza e soprusi. Inaugurato il 21 novembre 2023, il centro antiviolenza ha la sua sede in via Roma 8, in un bene confiscato alla criminalità organizzata dal Comune di Napoli e assegnato a titolo gratuito e per finalità sociali alla Casa dei sogni, gestita dalla cooperativa sociale I Sogni Onlus, che si occupa di promuovere e tutelare i diritti dei disabili intellettivi e relazionali.
CHI ERA TERESA BUONOCORE?
La struttura è stata intitolata alla “mamma-coraggio di Portici” – così è stata ribattezzata dai cittadini e dai media –, vittima di femminicidio nel 2010 per mano dell’uomo che aveva in precedenza abusato di sua figlia di 8 anni. Denunciato per violenza sessuale su minore e condannato in primo grado a 16 anni di reclusione da scontare agli arresti domiciliari, l’uomo assoldò due sicari per ammazzare la donna, che fu finita con quattro colpi di pistola.
Madre coraggiosa e indomita, Teresa Buonocore fu insignita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella della medaglia d’oro al merito civile alla memoria nel 2017. Il suo gesto eroico continua a ispirare e trovare riscontro in diverse iniziative sociali dedicate al tema della violenza di genere, tra cui l’istituzione di diversi centri anti-violenza – uno sito a Roma, un altro a Ponticelli e l’ultimo appena inaugurato a Melito di Napoli – che offrono alle vittime di violenza l’opportunità di essere seguite in un percorso di denuncia e ascolto.
L’INAUGURAZIONE
Presenti all’apertura della casa famiglia numerose figure di spicco: il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il consigliere delegato Salvatore Flocco e i responsabili delle associazioni assegnatarie Rosario Mariniello della cooperativa sociale Casa dei sogni, Mario Mariniello di APS Nessuno Escluso, Emiliano Sanges della cooperativa sociale Apeiron e Antonio Mauriello del Comitato civico Camposcino.
Ed erano presenti ovviamente anche alcuni membri della famiglia di Teresa Buonocore, pronti a dare appoggio e incoraggiamento all’iniziativa. «Penso che una casa famiglia sia proprio il luogo da dedicare alla memoria di mia madre», ha dichiarato Alessandra Cuevas, la figlia.
E la sorella di Teresa, Pina Buonocore, ha aggiunto: «Sono felicissima di questa inaugurazione, ma anche arrabbiata. Vorrei non ci fosse bisogno dei centri antiviolenza per le donne. Ci dovrebbero essere centri per gli uomini, per l’educazione al rispetto verso le donne perché dare il compito alle madri e ai centri sociali non è sufficiente. Cominciamo dai bambini, dagli adolescenti, dai bulli. Educhiamoli da giovani a non essere violenti». Un invito quanto mai sentito, anche alla luce dei recenti femminicidi avvenuti in Italia, dei quali Giulia Cecchettin è purtroppo solo il più noto tra i tanti nomi di cui si parlano le cronache.
E il caso ci ha senza dubbio ricordato che la violenza sulle donne è in primo luogo un problema culturale, poiché la società patriarcale in cui viviamo non insegna agli uomini a gestire i propri sentimenti, e di conseguenza quelli che non hanno accesso a un certo tipo di educazione emotiva non sono capaci di tollerare l’idea di un rifiuto.
«I fatti degli ultimi giorni ci fanno capire che è veramente complicato arginare il fenomeno della violenza sulle donne […]», ha concluso Alessandra Cuevas. «Io ho avuto un percorso complicato, ma è stata proprio la presenza di mia madre che mi ha indicato la via, non soltanto adesso ma anche quando era ancora in vita. Io sono sempre illuminata dalla sua persona». La speranza è che dunque i centri antiviolenza possano portare un po’ di luce nella vita delle persone, e soprattutto delle donne, che si sono viste precipitare nell’oscurità di rapporti violenti e tossici.
Per approfondire il tema dell’autoconsapevolezza maschile rispetto alla violenza di genere leggi anche le interviste a Maschile Plurale e Nuovo Maschile.
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