21 Dic 2023

Armi settore di investimento sostenibile? La finanza etica dice di no

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

Missili, bombe e carri armati potrebbero rientrare tra gli investimenti sostenibili: è questa la richiesta avanzata dai ministri della difesa dell’Unione Europea. Secondo Gruppo Banca Etica si tratta di una richiesta inaccettabile e sarebbe un duro colpo per l’intera finanza sostenibile. Senza contare che anche dal punto di vista degli effetti economici, investire in welfare e ambiente garantisce un ritorno maggiore.

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Non solo Gaza e Ucraina: oggi nel mondo le guerre in corso sono ben 59, anche se la narrazione che riguarda i conflitti armati è spesso superficiale ed emotiva, passando da un eccesso di informazioni per alcune guerre, al silenzio assoluto su molte altre. Lo scoppio di una guerra in Occidente ha riportato l’attenzione sull’industria bellica e soprattutto sugli investimenti e i sostegni che quest’ultima riceve dalle banche e dagli istituti finanziari.

Secondo il rapporto di Greenpeace Italia, Germania e Spagna – Arming Europe –, in Italia la spesa per le armi è passata da 2,5 miliardi di euro a 5,9 miliardi, nonostante una finanza pubblica in difficoltà, togliendo risorse alle altre aree di spesa: nel periodo 2013-2023 è aumentata del 30%, quella per la sanità è aumentata solo dell’11%, la spesa per l’istruzione del 3% e la spesa per la protezione ambientale del 6%. Anche per i Paesi NATO, sempre nell’ultimo decennio, la spesa è cresciuta quattordici volte più del loro Pil complessivo. 

Il sesto rapporto Finanza Etica in Europa, realizzato da Fondazione Finanza Etica, Fundación Finanzas Eticas e dalla Federazione delle Banche Etiche e Alternative Europee (FEBEA), evidenzia l’aumento delle spese militari globali nel 2022 del 3,7%, arrivando a 2.240 miliardi di dollari, “la cifra più alta mai monitorata” e i servizi finanziari che le 15 maggiori banche europee offrono “a produttori che forniscono armi a Stati in cui c’è un alto rischio che esse vengano usate contro i civili”. 

Banca Etica persone socie e clienti alla marcia della pace Perugia Assisi © foto di Luca Gallo Banca Etica
Banca Etica, persone socie e clienti alla marcia della pace Perugia-Assisi © foto di Luca Gallo, Banca Etica

E se ancora non bastasse, il rapporto Don’t bank on the bomb ha messo in luce un altro dato significativo: l’anno passato 338 istituzioni finanziarie hanno finanziato produttori di armi nucleari per 685 miliardi di dollari. Un impegno in termini finanziari che si traduce, tra prestiti e finanziamenti, a 746 miliardi di dollari, 61,5 miliardi in più rispetto allo studio precedente, relativo al 2022. Tutte le industrie che producono armi, nucleari e non, stanno vivendo infatti un periodo di forti rialzi nei loro profitti e nelle loro quotazioni a causa delle nuove guerre che dall’inizio del 2022 stanno insanguinando il mondo. 

I MINISTRI DELLA DIFESA UE CHIEDONO DI QUALIFICARE GLI INVESTIMENTI IN ARMI COME ETICI E SOSTENIBILI

Eppure i ministri della difesa dell’UE, riuniti nel board dell’Agenzia Europea della Difesa, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui chiedono che il comparto delle industrie che fabbricano armamenti possano accedere a ulteriori e maggiori finanziamenti sia da parte del settore pubblico sia dal settore delle finanza privata.

I ministri lamentano come il diffondersi della finanza ESG – ovvero quella finanza che seleziona gli investimenti non solo sulla base dei rendimenti attesi, ma anche in virtù dei comportamenti delle imprese sul piano sociale, ambientale e di governance – stia danneggiando la reputazione delle industrie del comparto bellico ostacolando l’accesso a finanziamenti e investimenti da parte delle banche e delle società finanziarie. La richiesta sarebbe dunque quella di includere il settore della produzione di armi tra gli investimenti considerati sostenibili dall’Unione Europea.

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Banca Etica, esterni filiale di Padova © foto di Banca Etica

«La richiesta di includere la produzione di armamenti tra gli investimenti sostenibili avanzata dai ministri della difesa dell’Unione Europea è inaccettabile», commentano in una dichiarazione congiunta la presidente di Banca Etica Anna Fasano e il presidente di Etica Sgr Marco Carlizzi. «La finanza etica è nata in Europa una trentina di anni fa proprio per proporre sul mercato strumenti finanziari che escludessero i settori più controversi tra cui le armi e i combustibili fossili».

«Uno sforzo che risulta già pesantemente indebolito da quando la UE ha deciso di includere nell’universo degli “investimenti sostenibili” contemplati dalla cosiddetta Tassonomia green anche quelli delle filiere di gas ed energia nucleare, disattendendo così lo spirito originario della normativa», spiega Carlizzi. «Se ora dovesse passare l’idea che persino gli investimenti in missili, bombe e carri armati sono considerati sostenibili, l’intero concetto di “finanza sostenibile” sarebbe così diluito da finire con il diventare inconsistente».

UN TRATTATO INTERNAZIONALE PER METTERE AL BANDO LE ARMI NUCLEARI

Un allarme, quello avanzato dai due esponenti del Gruppo Banca Etica, che si inscrive in una visione complessiva di attenzione alla sostenibilità e alla pace, come dimostra la partecipazione di Etica Sgr alla seconda Conferenza degli Stati Parte del Trattato per l’abolizione delle armi nucleari (TPNW), tenutasi di recente a New York, presso la sede dell’ONU. Il TPNW è il primo e unico accordo internazionale che prevede di mettere al bando un’ampia gamma di attività legate alle armi nucleari tra cui l’uso, la minaccia dell’uso, lo sviluppo, il possesso e lo stoccaggio.

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Etica Sgr era presente insieme a ICAN, associazione insignita del Premio Nobel per la Pace nel 2017, per ribadire il proprio impegno verso il disarmo nucleare. Ha inoltre presentato una dichiarazione agli investitori per incoraggiare tutti i Paesi ad aderire al Trattato e invitare gli Stati Parte a richiedere che il settore privato e le imprese statali, incluse le banche centrali e i fondi sovrani, integrino completamente il divieto del Trattato su tutte le forme di assistenza.

Già quest’anno la dichiarazione è stata sottoscritta da oltre 90 istituzioni finanziarie internazionali che rappresentano oltre mille miliardi di dollari di masse in gestione. L’attenzione sul tema è crescente e speriamo lo sia sempre di più. A cominciare dal febbraio 2024, quando proprio la tensione verso una finanza di pace sarà uno dei temi centrali affrontati al meeting annuale della Global Alliance for Banking on Values ​​– GABV, l’alleanza globale delle “banche basate sui valori” –, in programma dal 26 al 29 febbraio a Padova e Milano. Sarà proprio il Gruppo Banca Etica, pioniere del sistema bancario etico e degli investimenti responsabili in Italia, a ospitare l’incontro.

I ministri lamentano come il diffondersi della finanza ESG stia danneggiando la reputazione delle industrie del comparto bellico ostacolando l’accesso a finanziamenti

INVESTIRE IN WELFARE E AMBIENTE HA UNA MAGGIORE RESA RISPETTO ALLE ARMI

Il meeting di GABV si svolgerà mentre la finanza mainstream continua a investire in armi, senza considerare altrettanto gli impatti positivi determinati dagli investimenti in welfare e protezione ambientale, ad esempio. Sempre secondo il rapporto di Greenpeace, si stima che mille milioni di euro spesi per l’acquisto di armi generano un aumento della produzione interna di soli 741 milioni di euro, mentre la stessa cifra investita in istruzione, welfare e protezione ambientale avrebbe un effetto quasi doppio.

Una differenza importante ci sarebbe anche nell’occupazione: i 3000 nuovi posti di lavoro creati dalla spesa per le armi salirebbero a quasi 14000 se la stessa cifra fosse investita nel settore dell’educazione, a più di 12000 se investita in sanità e a quasi 10000 in protezione ambientale.

Dati che danno un senso concreto al valore e all’impatto della finanza etica, confermandone la solidità e l’efficacia rispetto a una finanza convenzionale che, senza una visione che tenga conto dei bisogni reali delle comunità, continuerà a ripetere l’errore di preferire il solo profitto immediato rispetto a investimenti che generano anche un impatto di medio-lungo periodo sul piano sociale, ambientale e di governance.

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