Viaggiare Green, la Sardegna autentica e sostenibile in un progetto di turismo lento e social
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Maria Luisa Usai è una green travel blogger giovanissima che ha fondato il progetto Viaggiare Green. L’ho conosciuta al Festival IT.A.CÀ, tenutosi a settembre in Ogliastra, regione storica della Sardegna centro-orientale: mi hanno colpito la sua coscienza green e la voglia di far qualcosa di positivo per la sua terra, coniugando sostenibilità e avventura. Sardegna che Cambia ospiterà un pezzo al mese del progetto Viaggiare Green, che condividiamo e supportiamo perché accende una luce nell’isola che sa di futuro, col rispetto per i territori e le comunità, raccontandole a un pubblico giovane e attento all’ambiente.
Maria Luisa, qual è lo scopo del tuo progetto cominciato un anno fa?
L’obiettivo è quello di promuovere un modo di viaggiare più profondo rispetto a quello che si è visto finora, un turismo lento, consapevole e sostenibile. I viaggiatori a cui mi rivolgo sono quelli che vogliono vivere il viaggio appieno, in modo attivo, sapendo esattamente che avranno un impatto sulla città che visiteranno, ma che col tempo avranno tutti gli strumenti in grado di ridurlo.
Come sei arrivata al Festival IT.A.CÀ?
Grazie alla mia divulgazione sui social sono entrata a stretto contatto con Jean Luc Madinier, tour operator di Sardaigne En libertè, uno dei media partner dell’evento, il quale mi ha invitato a partecipare all’evento come travel blogger. È stato il primo evento in Sardegna a cui ho preso parte e la presenza si è concentrata nell’ultima parte del festival, quindi dal 13 al 17 settembre nei territori di Lanusei e Villagrande Strisaili. Sono stati alcuni dei giorni più veri che io abbia vissuto.
Che esperienze hai fatto?
Da viaggiatrice sostenibile quale sono, nei miei viaggi ricerco tutto ciò che ho trovato nella tappa Ogliastra del Festival IT.A.CÀ: esperienze immersive nella natura, degustare di prodotti freschi e a km0, soggiornare in una struttura sostenibile, ma soprattutto connettermi alle persone del luogo. La prima notte l’ho trascorsa a Lanusei, dove ho avuto il piacere di soggiornare e cenare nella Locanda Sighimi, un ecobnb nel centro storico, una struttura in cui si respira l’identità del paese. L’accoglienza è un loro punto di forza, in più ho assaporato piatti in cui la freschezza e la genuinità del prodotto prevaleva su qualsiasi altra cosa.
Come hai trascorso i giorni ogliastrini?
I giorni seguenti sono stati caratterizzati dall’alternarsi di esperienze culturali, territoriali e gastronomiche: un’immersione all’interno del cuore della Sardegna per sviscerarne ogni parte più nascosta e farne tesoro. Dalla visita al Nur Archeopark, un parco tematico all’aria aperta, alla piantumazione di un albero in un agriturismo, dalla visita ad un meleto alla scoperta della lavorazione delle scarpe dei pastori. Ogni esperienza è stata unica nel suo genere.
Iniziamo dalla visita al Nur Archeopark…
La visita mi ha subito portato a chiedermi: ma se in primis noi sardi non conosciamo la nostra storia, come possiamo parlarne agli altri? Come possiamo far innamorare le persone verso una Sardegna che non è solo mare? In15 punti di interesse si mostra ai visitatori ciò che è accaduto in Sardegna, dalla storia, ai viaggi, agli stili di vita, alla lingua, per far capire che l’isola è terra di inclusione in cui si sono alterante un mix di culture diverse. Un racconto approfondito sulla civiltà nuragica, che dovrebbe essere alla base dell’insegnamento scolastico in Sardegna, ma anche come fonte di curiosità per i viaggiatori che vogliono arricchirsi riguardo la nostra cultura.
Dove invece hai piantato un albero?
All’agriturismo Murtarba, immerso nella natura nel paesino di Villagrande Strisaili, in cui siamo stati accolti da Franca e dalla famiglia, abbiamo piantato un albero e gustato le pietanze locali dell’agriturismo. La piantumazione voleva coinvolgere il viaggiatore in un’attività che lo avrebbe fatto sentire parte del territorio e motore del cambiamento di esso. Mettere una radice, vedere crescere l’albero col tempo, poter raccogliere i frutti ma soprattutto lasciare che i visitatori dell’agriturismo ne possano godere, crea un forte legame con il territorio e con la comunità. E il pranzo squisito, smaltito subito dopo…
Che attività hai fatto?
Canyoning nelle piscine naturali di Bau Mela, con Adriano di 25 Miglia. Un’attività nuova, che ci ha messo alla prova tra calate in corda, tuffi e scivolate. È stato un continuo imparare, scoprire ed emozionarsi difronte alle bellezze naturali di cui eravamo circondati. Ma soprattutto è stato bellissimo e rassicurante condividere questi momenti con delle persone fantastiche che, grazie al supporto reciproco, hanno reso l’esperienza molto più semplice di ciò che sembrava.
E ancora con l’adrenalina in corpo per visitare poi…
Un meleto! E assaggiare i prodotti biologici dell’azienda. Un momento in cui abbiamo condiviso risate, insegnamenti e abbiamo trascorso un bel pomeriggio all’insegna del buon cibo. Esperienze che ti insegnano, che ti fanno andare oltre il nostro piccolo mondo che siamo abituati a vedere. Storie che insegnano il duro lavoro di ragazzi che, grazie alla forte passione che li smuove, portano avanti un secondo mestiere, quello dell’agricoltura biologica, del lavorare la terra, che ormai quasi nessuno vuole più fare. Storie di chi in quel territorio ci crede, di chi crede in un futuro migliore per le prossime generazioni.
Nuovo giro, nuova corsa. Cosa avete fatto il giorno dopo?
Quando si parla della Sardegna, si pensa subito al mare e alle sue coste. Ciò che si tralascia è la sua parte più nascosta, quella interna. Uno di questi territori è proprio la catena montuosa del Gennargentu, ai piedi della punta più alta della Sardegna, Punta la Marmora, in cui si trova l’ovile rifugio Erbelathori. Lì ho avuto il piacere di condividere una delle esperienza più belle della mia vita con un gruppo di persone di ogni età: il Selvaggio Verde, un percorso di trekking immerso in un ambiente selvaggio, ancora incontaminato della Sardegna che parte dall’ovile Erbelathori, punto di incontro dei pastori sardi dell’antichità.
Raccontaci l’esperienza ai piedi del Gennargentu.
Un percorso in cui si è accompagnati dal solo rumore della natura e pervasi dai profumi di timo ed elicriso che ti penetrano nelle narici fino a non andare più via. Gianluigi ci ha portato alla scoperta di un territorio ancora poco conosciuto, dove la connessione con la natura e gli elementi che ne fanno parte hanno prevalso su quella tecnologica e dove l’incontro tra natura e uomo ha un sapore nuovo e sicuramente di grande rispetto reciproco.
La giornata è stata un momento bellissimo di immersione nel territorio con la degustazione di prodotti tipici che consumavano i pastori, di connessione con le persone che vi hanno partecipato e di apprezzamento del territorio in cui molti di noi hanno la fortuna di vivere, ma di cui molto spesso ci dimentichiamo di valorizzare.
Cosa ti sei portata a casa dall’esperienza di IT.A.CÀ?
Mi sento sicuramente più ricca, consapevole dell’impatto che ognuno di noi produce quando viaggia ma con un bagaglio culturale, storico e ambientale che mi aiuterà a comportami in maniera sempre più responsabile e sostenibile. Il festival IT.A.CÀ, nel nostro caso quello ogliastrino, è nato per scoprire i luoghi, i territori e le culture di una regione come l’Ogliastra attraverso itinerari, percorsi, laboratori e degustazioni, per promuovere un turismo etico, responsabile che si possa però sviluppare durante tutto l’arco dell’anno.
Sono davvero grata di aver partecipato con il mio progetto Viaggiare Green a un evento del genere nella mia regione. Mi ha sicuramente insegnato tanto e torno a casa contenta delle contaminazioni e dell’ecosistema di cui mi sono circondata ma soprattutto con ancora più passione e voglia di contribuire al rilancio di un turismo destagionalizzato e più consapevole e sostenibile in Sardegna.
Viaggiare Green è su Instagram, TikTok e YouTube.
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