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Ogliastra - Si chiama Maria Luisa Usai, è una green travel blogger e ha fondato il progetto sul turismo sostenibile e responsabile Viaggiare Green. Sui social dà consigli utili per viaggiare in modo lento e consapevole, raccontando la Sardegna più autentica e meno conosciuta. La prima puntata del suo viaggio in Ogliastra è stata in occasione del festival IT.A.C.À, tenutosi a settembre nella Sardegna centro-orientale, tra mare e montagne. Oggi riprendiamo il filo di quest’avventura col racconto delle esperienze vissute in prima persona.
Maria Luisa, dove ci siamo lasciate?
Ai piedi del Gennargentu, sulle cime più alte dell’isola, dove ho scoperto l’ovile rifugio Erbelathori. Lì ho avuto il piacere di condividere una delle esperienza più belle della mia vita con un gruppo di persone di ogni età: il Selvaggio Verde, un percorso di trekking immerso in un ambiente selvaggio, ancora incontaminato della Sardegna che parte dall’ovile Erbelathori, punto di incontro dei pastori sardi dell’antichità.
E una volta scesi dalla montagna?
Siamo andati sulle tracce dell’antico mestiere del calzolaio. Ho conosciuto Nicola, un giovane calzolaio di Villagrande Strisaili che ha scelto di portare avanti la tradizione sarda praticando un mestiere antico che sta quasi per scomparire. Coraggio, passione e voglia di mettersi in gioco: queste sono solo tre delle caratteristiche che meglio descrivono Nicola.
Ci ha mostrato il suo laboratorio, in cui utilizza gli scarti delle pelli di animale che altrimenti sarebbero inutilizzate e non solo, per realizzare le scarpe del pastore. Un lavoro duro, che Nicola intraprende spinto dal forte amore che prova per la sua terra e dalla passione che lo porta a lavorare undici ore al giorno per realizzare un solo paio di scarpe.
Come può concludersi una giornata in Ogliastra?
Nel bel mezzo di un villaggio nuragico sotto le stelle! Si chiama S’Arcu e is Forros, ed è il sito noto come il più importante centro metallurgico nuragico finora scoperto in Sardegna. È stata una visita diversa dal solito, poiché ad accompagnarci sono state delle ragazze appassionate a raccontare la storia di un luogo così importante per l’isola e non solo. Per me visitare i villaggi nuragici è fonte di grande insegnamento e ispirazione perché permette di preservare la storia e l’eredità culturale di un luogo, ma anche creare un senso di identità e appartenenza tra le persone che vi abitano. Inoltre, promuove la tolleranza e l’interculturalità.
Un’altra visita da ricordare?
Il test del ferrociclo. Ho partecipato alla conferenza, presso la stazione ferroviaria di Lanusei, riguardante il Ferrociclo, una bicicletta differente che va sulle rotaie e che potrebbe rappresentare un’offerta turistica appetibile in Ogliastra. Un mezzo sostenibile che, sfruttando i tanti chilometri di ferrovie dismesse, permetterebbe ai viaggiatori di spostarsi da un punto all’altro della città in modo sostenibile.
Il ferrociclo ha anche un’altra prerogative: permette a chi lo utilizza di stare in movimento grazie alla pedalata che deve essere costante per tutto il percorso. Si è quindi parlato della promozione turistica di un mezzo che assicura la realizzazione di un viaggio lento, in mezzo alla natura, che da la possibilità al viaggiatore di scoprire in modo più attento ciò che sta attorno e al tempo stesso divertirsi.
Che idea ti sei fatta rientrando a casa?
Ognuno di noi quando viaggia produce un impatto. Io promuovo un turismo responsabile dove spero che le persone capiscano l’importanza di comportarsi in maniera sempre più responsabile e sostenibile. E questo è possibile portandosi dietro un bagaglio culturale, storico e ambientale consapevole. C’è tanto lavoro da fare, ma se pian piano si vede il contributo di tutti – aziende, enti locali, studenti, viaggiatori e partecipanti vari – allora anche l’appuntamento annuale quale il Festival IT.A.CÀ può essere un grande punto di partenza per aumentare la consapevolezza tra tutti i viaggiatori e rilanciare un nuovo tipo di turismo, più green e attento.
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