Silent Earth Warriors: i cittadini si attivano per chiedere alle aziende di essere più sostenibili
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Treviso, Veneto - Più che di guerrieri posso veramente parlare di una “guerriera”: Romina Bilardo, di origine milanese, ma trevigiana di adozione, è la fondatrice del movimento Silent Earth Warriors, in italiano “i guerrieri silenziosi della Terra”. A dire il vero, da quanto mi ha raccontato Romina, silenziosi non lo sono per niente. Sarebbe più appropriato definirli “discreti”, ma molto efficienti.
Inizio chiedendole di spiegarmi l’origine di questa iniziativa. La risposta è diretta: «Nel 2019, nell’ambito delle attività senza scopo di lucro di una mia associazione, abbiamo chiesto ai ragazzi che passavano l’estate da noi per imparare l’inglese di creare insieme un “green lab” o meglio “un pensatoio green” in cui i giovani avrebbero dovuto trovare delle soluzioni per far dimostrare alle aziende del territorio se erano già sulla strada del “green” e, in caso contrario, come avrebbero potuto fare per cambiare approccio».
«Questa esperienza – prosegue Romina – spinse i ragazzi a consigliare alle aziende di mettere delle piante in ogni ufficio allo scopo di diminuire l’inquinamento delle stanze in cui si lavora. Una bellissima idea che riscosse adesioni da parte di alcune PMI del Veneto». La conversazione si sposta su di lei: «Io ho uno studio che si chiama BWB Conforma – mi spiega raccontandomi la sua storia professionale –, che si occupa di sviluppare programmi di gestione evoluti e integrati. Siamo, per ora, gli unici finanziatori del nostro movimento Silent Earth Warriors, anche se dal 2024 chiederemo una piccola quota alle aziende che fanno parte della nostra rete, mentre non chiediamo nulla alle organizzazioni no-profit».
Lo scopo del movimento dei “guerrieri” è quello di creare eventi sul terreno e momenti di formazione per poter espandere al massimo la consapevolezza della sostenibilità, soprattutto a livello delle aziende, ma non solo. «Ad esempio – spiega Romina – abbiamo creato un progetto di raccolta di tappi di sughero da vendere a una società che si occupa di bioedilizia, il cui ricavato abbiamo donato a un’associazione per malati oncologici».
Un altro esempio è un programma che Silent Earth Warriors ha attuato con i ragazzi che lavorano al centro tecnico dell’Inter della zona: «Con loro siamo partiti dalla raccolta di plastica sulle spiagge, per poi risalire verso il fiume, sempre più in su a ripulirlo quasi interamente dai resti delle plastiche. Una formazione l’abbiamo fatta presso una tenuta vinicola completamente “green” ed è stato un bell’evento».
L’obiettivo è quello di creare reti di organizzazioni, società, associazioni no-profit che diventino sempre più “green”: «Abbiamo appena stretto un accordo con l’associazione Sempre più Alberi, ci occuperemo fisicamente della piantumazione di un terreno per loro conto». Il problema è trovarlo il terreno, poiché «nonostante gli sforzi e i buoni rapporti con i Comuni, trovare dei terreni che siano liberi per essere rimboschiti è un ostacolo burocratico veramente difficile da sormontare», spiega Romina.
Sembra incredibile, sia a lei che a me. Stefano Mancuso – scienziato e creatore dell’Istituto di neuro-biologia vegetale – continua a ripetere che dobbiamo piantare 3 miliardi di alberi entro il 2050, ma se non ci danno i terreni, come facciamo a non sparire tutti quanti dal nostro Pianeta a causa dei cambiamenti climatici? Romina mi risponde carinamente: «In Italia è così, non so in altri paesi. Comunque il nostro obiettivo è quello di cambiare le mentalità e le abitudini che vanno contro ai nostri interessi e contro la Terra, attraverso azioni, partenariati, conferenze».
Ma quanti sono i guerrieri di Silent Earth Warriors e come si fa a diventarlo? «Oggi siamo circa 2.400 persone coinvolte attraverso 64 organizzazioni. Su Facebook puoi trovare fino a 900 guerrieri. Sul nostro sito c’è un tasto dedicato a chi vuole fare parte del nostro gruppo. Si fa la domanda e poi noi analizziamo caso per caso e decidiamo se l’azienda o l’organizzazione può far parte del nostro movimento di guerrieri».
Concludiamo parlando degli obiettivi a breve e a lungo termine. «A breve termine vorremmo arrivare a 1.000 guerrieri – risponde con chiarezza – ovvero 1.000 tra aziende e organizzazioni che entrano a far parte della nostra rete. Ogni guerriero riceve uno sticker di appartenenza e alcuni stickers particolari da attaccare sugli sciacquoni dei WC con numeri che vanno da 1 a 3. Il consiglio è quello di non consumare più del numero 1 per poter fare economia sull’acqua. Con 1.000 guerrieri la rete si potrebbe auto-alimentare, in modo che i membri possano anche essere in contatto tra di loro».
Un obiettivo a lungo termine è fare sì che la legislazione europea e italiana, che spinge moltissimo sulla presenza della sostenibilità in azienda, sia veramente accettata anche dalle PMI del nostro territorio, «non come qualcosa di “carino” da fare, ma come parte obbligatoria che deve essere sviluppata dall’azienda». Come non augurarsi che questo concreto e visionario movimento possa, da un’iniziativa territoriale, espandersi anche in altre regioni italiane, per alimentare una coscienza ecologica aziendale sempre più sincera e diffusa?
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