3 Nov 2023

La sanità pubblica vacilla: ecco cosa è emerso dall’inchiesta di Report

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Qualche giorno fa è andata in onda un'inchiesta del programma televisivo Report che fotografa l'attuale situazione sanitaria italiana, con un focus particolare sulla Liguria. Ciò che emerge dal quadro è allarmante. Torneremo presto a parlarvi di sanità ligure e delle sue problematiche, ma nel frattempo vi riassumiamo l'inchiesta di Report in questo articolo.

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Savona - Ricordo ancora molto bene quando studiando diritto incappai per la prima volta nella definizione di welfare: non solo ne rimasi affascinata, ma la trovai anche di grande ispirazione. Il fatto che la responsabilità del benessere, della salute e della qualità della vita della popolazione fosse in capo allo Stato mi diede all’epoca una tranquillità che l’umanità, o per lo meno quella europea e italiana in cui vivevo, si prendesse cura di tutti, nessuno escluso, per poter ambire a una società più equa possibile.

Forse utopistico su larga scala, ma il solo fatto di provarci e di dichiararlo, contagiava e spalmava quella responsabilità su ognuno degli abitanti, mandando un messaggio chiaro: “Il bene di uno è il bene di tutti, prendiamocene cura”. Il modello basato sul welfare pubblico, quindi collettivo, era già all’epoca in netta opposizione con un altro modello, quello americano, per cui anche le cure sanitarie minime erano esclusivamente diritto di chi possedeva un’assicurazione sanitaria, pertanto un reddito sufficiente e costante per potersele permettere.

Sanita pubblica 2

A distanza di due decenni però la situazione è cambiata e con essa vacilla la definizione di welfare, che ha trovato una rivale: la privatizzazione. Alcuni importanti servizi che prima erano quasi esclusivamente a capo della gestione pubblica, ora stanno passando nelle mani di imprese, pertanto soggette a tutte le dinamiche, le logiche e gli obiettivi di un’azienda privata. L’individualità e il privilegio dei più abbienti, come preannunciato dagli States, sembra sia in testa ora anche in Italia, dove i servizi della sanità pubblica stanno andando in una direzione sempre più marcata.

LA SPESA SANITARIA VS PIL

A denunciare la situazione attuale e a presentarne una fotografia è stata l’inchiesta di Report, andata in onda nelle settimane scorse, visionabile a questa pagina. Il quadro che ne esce è quanto mai allarmante: la previsione di spesa pubblica sanitaria è in costante diminuzione rispetto al PIL. «Siamo passati dal 6,6% di quest’anno alla previsione del 6,2% dell’anno 2024/25 e del 6,1% del 2026. Ben al di sotto della media europea che è del 7,1% e di quella tedesca del 10,9%. Per questo motivo con la fondazione GIMBE che si occupa proprio di analizzare i dati sulla sanità, ha dichiarato che “La sanità pubblica è sull’orlo del baratro”».

Articoli ICC
LA SITUAZIONE DI ALBENGA

Tra i primi esempi presentati dall’inchiesta andata in onda, c’è quella dell’ospedale di Albenga, presentata da Gino Rapa, scrittore ed ex professore, molto conosciuto nei mondi culturali liguri, che mostrando alle telecamere l’ex sede dell’ospedale ingauno spiega: «È sempre stata sede di un ospedale importante che risale addirittura al XVI secolo». Costruita infatti a fine del 1500 la vecchia struttura è stata chiusa e venduta negli anni 2000; nell’operazione di compravendita è entrato anche l’imprenditore Andrea Nucera, poi coinvolto in un’inchiesta sulla bancarotta del gruppo Geo, e così oggi l’ex ospedale è sotto la tutela di un curatore fallimentare.

Il “vecchio” ospedale viene così sostituito con uno nuovo e molto più efficiente, vicino all’ingresso dell’autostrada e dell’aeroporto: è costato circa 52 milioni di euro, di cui la metà deriva dalla vendita del vecchio ospedale e l’altra metà da stanziamenti statali.

Voluto fortemente dall’ex presidente della regione Sandro Biasotti e inaugurato del 2008 dall’allora presidente Carlo Burlano, ha una vita complicata già in partenza: chiude dopo soli due mesi il reparto di ostetricia e ginecologia e dopo tre anni la gestione del reparto di ortopedia viene affidata a privati, prima di chiudere anch’esso i battenti. La lista dei reparti chiusi è lunga, eppure la struttura è stata progettata e realizzata per poterli ospitare tutti. I posti letto attivi, che potrebbero accogliere fino a 200 persone, oggi sono solo una settantina.

La fotografia che emerge è di ospedali e case di comunità nuove ma vuote. Dall’altra parte ci sono strutture ospedaliere fatiscenti che faticano a funzionare

L’informazione che giunge dagli uffici regionali, chiamati in causa, è che sull’ospedale di Albenga sia una corso una proposta di un partenariato pubblico-privato da parte di una società che è in valutazione da parte della regione. Ad oggi la struttura è chiusa e declassata a punto di primo intervento, decisione presa già nel 2012 e che ne ha vista la chiusura totale nel 2020 e che dopo diverse proteste è stata riaperta questa estate, ma la cui operatività però è limitata solo di giorno e solo per casi lievi.

GLI OSPEDALI VICINI

Data la situazione di Albenga ad oggi la Croce Bianca è costretta a trasportare i casi più gravi, che pertanto avrebbero necessità di un intervento più rapido, al pronto soccorso del Santa Corona di Pietra ligure che si trova a 15 chilometri. Tra le persone intervistate nell’inchiesta di Report compare anche Riccardo Tomatis, attuale sindaco di Albenga, che di mestiere è medico, il quale racconta anche la sua esperienza e opinione in merito alla situazione.

Ad aggiungersi alle problematicità ingaune e al territorio circostante che fa capo a esso, vi è anche la chiusura del reparto di ostetricia e ginecologia di Pietra, per cui l’unico punto nascite a oggi presente nell’intera provincia è quello di Savona. Considerando che il numero di abitanti del territorio dell’intera provincia ammonta a 260mila e che le condizioni delle autostrade liguri sono in costante manutenzione, ne consegue che le difficoltà sono sempre più impattanti. I casi dichiarati di parti avvenuti in ambulanza nel corso dei primi mesi del 2023 sono già quattro.

Sanita pubblica 3
CONCLUSIONI

L’ospedale di Albenga nasce come progetto di eccellenza e si è trasformato in una struttura alla deriva e come lui molti altri: dalla situazione presentata da Report esce una fotografia da una parte di ospedali – o case di comunità – nuovi, ma vuoti o sottoutilizzati e dall’altra parte di strutture ospedaliere fatiscenti che faticano a funzionare per le liste di attesa per ricoveri e accertamenti.

Secondo il Procuratore Generale della Corte dei Conti la regione Liguria è all’ultimo posto per il recupero dei ricoveri programmati e saltati durante il Covid: è infatti stato recuperato solo il 14% degli interventi, contro il 66% della media nazionale. Ma non solo: risulta penultima anche per l’invito agli screening, tra le regione del nord, è al penultimo posto per il recupero delle prestazioni ambulatoriali (36% vs 57%).

Chi se lo può permettere sceglie di cambiare regione per curarsi e conferma è il costo per la mobilità extraregionale sanitaria che ammonta a 52,2 milioni di euro. E chi non può? Come curarsi in una regione e in uno Stato che hanno perso di vista la definizione di welfare e delle sue responsabilità?

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