Rapporto sulla finanza etica 2023: in Europa c’è una rivoluzione in atto nel mondo bancario
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Milano, Lombardia - Venerdì 10 novembre è stato presentato a Milano il 6° rapporto sulla finanza etica in Europa, un lavoro di ricerca internazionale che ha visto la collaborazione di Fondazione Finanza Etica, Fundación Finanzas Éticas e Federazione Europea delle Banche Etiche e Alternative (FEBEA). Sono state 22 le banche etiche esaminate quest’anno e messe a confronto con 60 banche convenzionali sottoposte alla vigilanza diretta della Bce, secondo i criteri della redditività, dell’adeguatezza patrimoniale e della performance finanziaria.
In base ai dati relativi agli ultimi dieci anni, dal 2012 al 2021 – che includono anche il 2020, quando entrambe le tipologie di istituti hanno dovuto fronteggiare una pandemia mondiale – le banche etiche mostrano una redditività media del capitale proprio (ROE) del 5,23% contro il 2,21% delle banche convenzionali, lo stesso vale per la redditività media degli attivi (ROA) che vede lo 0,46% per le prime contro lo 0,25% per le seconde.
Differenze di questo tipo, sempre in positivo per le banche etiche, sono riscontrabili anche su altre voci – depositi, liquidità e solidità patrimoniale – e testimoniano la validità di un modello di business eticamente orientato. La finanza etica sta rivoluzionando il settore finanziario europeo e potrebbe generare una contaminazione positiva nel sistema finanziario globale, contribuendo a indirizzare la finanza verso le trasformazioni necessarie e sostenibili per affrontare le sfide economiche, sociali ed ambientali di questi tempi.
LA RIVOLUZIONE DELLA FINANZA ETICA BASATA SULLA TRASPARENZA E SULLA COERENZA
«Mentre i colossi del sistema bancario convenzionale pronunciano impegni di sostenibilità che spesso vengono poi smentiti e non scalfiscono un modello di business complessivamente orientato al massimo profitto a ogni costo, le banche etiche europee si distinguono invece per la coerenza tra azioni svolte e principi sostenuti. La ricerca sottolinea l’importanza di allontanare dal settore finanziario le ombre di greenwashing e socialwashing e offre uno spaccato di conoscenza sulla finanza etica in Europa: un movimento che lancia una sfida di trasformazione valoriale alla finanza globale», commenta Teresa Masciopinto, Presidente di Fondazione Finanza Etica.
La finanza etica si è sempre contraddistinta per trasparenza, partecipazione, inclusione, accesso al credito ed economia reale e il Rapporto fornisce in tal senso una dimostrazione di coerenza tra parole e azioni. Lo stesso Rapporto può essere uno strumento utile di formazione e informazione per coloro che vogliono approfondire il movimento della finanza etica in Europa, non più una piccola nicchia, e constatare in maniera visibile una finanza al servizio della società e del pianeta.
Nel corso degli anni infatti sono stati via via approfonditi anche i temi del clima, del disinvestimento dalle fonti fossili, delle armi, delle pari opportunità, della speculazione e molto altro. Le banche convenzionali europee non sembrano aver davvero avviato una transizione ecologica nel proprio modello di business: dal 2016 al 2022, ad esempio, hanno finanziato con oltre 5 miliardi di euro i combustibili fossili, mentre solo il 7% dei loro finanziamenti energetici è andato alle energie rinnovabili.
Le banche etiche al contrario investono da anni in metriche avanzate di misurazione delle emissioni di gas serra (PCAF – Partnership for Carbon Accounting Financials), anche quelle indirette (Scope 3) ed escludono dal credito filiere dannose per l’ambiente e il clima, per allineare i portafogli di investimento alle indicazioni scientifiche e dell’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico. Anche sul tema dell’industria bellica si discostano di molto dalle banche convenzionali, basti pensare alla guerra in Ucraina: rapporti recenti della ong olandese PAX mostrano che da 15 grandi banche europee convenzionali sono giunti prestiti e obbligazioni per 87,7 miliardi di euro a imprese delle armi, e 306 operatori finanziari hanno sostenuto 24 produttori di armi nucleari con 746 miliardi di dollari.
VERSO UN NUOVO SISTEMA FINANZIARIO PER UN FUTURO PIÙ EQUO
A tal proposito e in vista delle elezioni europee del prossimo anno e del rinnovo del Parlamento e della Commissione europea, le banche etiche e valoriali hanno avanzato anche delle proposte alle istituzioni, tenendo conto del riconoscimento e della valorizzazione dell’unicità dei vari modelli bancari – la cosiddetta “biodiversità bancaria” –, per cui regole e strumenti non possono essere gli stessi per tutti. A partire dall’acronimo ESG – riferito ai parametri environmental, social e governance, cioè ambientale, sociale e di governance – le tre proposte prevedono:
- E: una finanza mainstream che allinei le azioni alle parole e si impegni realmente a rispettare i principi dichiarati per combattere il greenwashing nel settore finanziario e diminuire l’elenco dei trucchi contabili per il “net zero washing”.
- S: Un’attenzione rivolta a contrastare le disuguaglianze (crescenti e insostenibili) di ricchezza e di reddito, nell’accesso al credito e ai servizi finanziari, di genere e retributive nel settore finanziario. Inoltre le banche etiche e valoriali, che mostrano tassi di sofferenza più bassi rispetto al sistema pur finanziando in misura maggiore le realtà dell’economia sociale, chiedono l’introduzione di un social supporting factor, che riduca l’assorbimento di capitale richiesto per finanziare tali realtà. Sarebbe uno strumento fondamentale per lo sviluppo del settore, della microfinanza e per la lotta all’esclusione finanziaria, senza introdurre alcun costo per gli Stati.
- G: Una maggiore trasparenza anche nel sistema tradizionale bancario. Spesso l’opacità della finanza favorisce soggetti finanziari che sfruttano diverse giurisdizioni per evitare le tasse, non essere trasparenti ed eludere le normative. Pratiche di concorrenza sleale a danno della collettività e di chi non le adotta, come le banche etiche.
L’accoglimento delle tre richieste sarebbe una tappa lungo la via che la finanza etica traccia da decenni verso un sistema finanziario più equo e lungimirante. Per una trasformazione che, sottolinea Anna Fasano, presidente di Banca Etica, è già in corso: «La visione della finanza etica sta rivoluzionando il settore bancario e finanziario in Europa. Il dialogo con le istituzioni di Bruxelles e Francoforte e con gli attori della società civile insieme alla collaborazione con i network internazionali della finanza etica, Febea e Gabv, sono gli strumenti per amplificare la nostra capacità di influenzare tali processi».
«Vogliamo condividere valori e buone pratiche per ridurre l’arbitrarietà di ciò che l’Europa definisce “investimento sostenibile”, per disincentivare il greenwashing e per arricchire le prescrizioni di sostenibilità ambientale con le dimensioni economica e sociale. La finanza può tornare a essere strumento al servizio dell’economia, delle persone e del pianeta in un sistema in cui i risparmiatori sono resi consapevoli dell’impatto potenziale, positivo o negativo, che può avere il denaro gestito dai diversi operatori», conclude Fasano.
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