24 Nov 2023

Posto Occupato, la campagna contro la violenza che “rende visibile l’assenza”

Scritto da: Maria Enza Giannetto

La campagna Posto Occupato è stata ideata da Maria Andaloro, una donna come tante che però ha deciso di mantenere alta giorno dopo giorno l'attenzione sul fenomeno della violenza attraverso un gesto semplice e incisivo. Da dieci anni Maria è in prima linea a sottolineare che la violenza è un problema culturale e che per fermarla serve un progetto di educazione affettiva serio e non improvvisato

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Messina - Una campagna virale e gratuita partita da Rometta, in provincia di Messina, con l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione nei confronti della violenza sulle donne, una vera e propria piaga sociale purtroppo ormai ben oltre il limite dell’emergenza. Posto Occupato, la campagna contro la violenza di genere ideata e promossa da Maria Andaloro, compie dieci anni. Dieci anni di attivismo costante, libero e spontaneo in cui Maria, apparentemente una donna come tante eppure così unica per impegno e costanza, ha continuato ad alimentare il seme del contrasto alla violenza.

Con Posto Occupato infatti Maria ha intrapreso un’azione individuale che è subito diventata corale benché non avesse né sigle né associazioni alla spalle. Una campagna di sensibilizzazione di una semplicità disarmante che nel sottolineare l’assenza rende presente in ogni momento il ricordo delle vittime di femmicidio. «I numerosi, quotidiani, casi di donne sottoposte alle forme più varie di vessazione, da quella verbale a quella economica, da quella psicologica a quella fisica fino alle conseguenze estreme del femminicidio, mi avevano spinto a pensare a dare una visibilità costante del fenomeno», dice Maria, che oggi viene invitata in tutta Italia a parlare di Posto Occupato.

Posto occupata
Da 10 anni, manifestazioni libere e spontanee in tutta italia

«Io ho solo sentito che era necessario impedire che il problema, subito dopo la naturale ma temporanea indignazione collettiva, tornasse a rinchiudersi sempre e solo all’interno delle mura delle case e nei contesti dove rientrano le vittime o i sopravvissuti di quelle mamme, figlie, sorelle, amiche, vicine di casa». E così Maria ha “semplicemente” ideato delle locandine da posizionare su sedie, panchine, poltrone e in qualunque luogo dove una donna vittima di femminicidio non potrà più prendere il proprio posto, presenziare e sedersi perché uccisa dal compagno, marito ex, padre, fratello o, per sintetizzare, dalla becera cultura patriarcale.

POSTO OCCUPATO, TANTE SEDIE IDEALMENTE RISERVATE PER LE VITTIME DI FEMMINICIDIO

Dalla sua creazione – era il 29 giugno 2013 – il sito di posto occupato consente di scaricare le locandine, in italiano e altre lingue e di aderire come istituzione o privato. L’estrema semplicità della sua realizzazione – occupare simbolicamente un posto con un cartello che illustra il logo ed espone l’obiettivo della campagna – ha ottenuto su tutto il territorio nazionale un’importante visibilità. Quel posto “vuoto”, a simboleggiare chi avrebbe potuto occuparlo e non può più, ha colpito emotivamente sia singoli sia istituzioni private e pubbliche.

Le adesioni estemporanee in caso di eventi, mostre o concerti sono continue e ci sono sempre più istituzioni come aule consigliari nei Comuni e nelle Regioni, aule universitarie, poltrone nelle platee di teatri, cinema e sedie nei musei, che dedicano in modo permanente uno o più posti. E “quel” posto sarà riservato e occupato per sempre da chi avrebbe voluto, potuto e dovuto essere presente. «Assenza-presenza, una memoria tangibile perché quel posto diventa un monito silenzioso, voce per chi non ha più voce, che suggerisce a tutti di non sottovalutare mai i sintomi della violenza, perché è quello il rischio che si corre», sottolinea Maria.

Io dico sempre che la violenza è un problema culturale e che non bastano coercizione e pene esemplari a fermare i violenti

MARIA ANDALORO, IDEATRICE DI POSTO OCCUPATO: “LA VIOLENZA È UN PROBLEMA CULTURALE

«È fondamentale – continua Maria – agire e contrastare la cultura della violenza. Io dico sempre che la violenza è un problema culturale e che non bastano coercizione e pene esemplari a fermare i violenti ma serve un imprinting diverso che smantelli la cultura del possesso, della prevaricazione e dell’umiliazione».

«Serve educazione per i violenti e possibili violenti, serve riconoscerne subito gli indizi e serve insegnare alle donne dove cova la violenza. Nessuno ci ha spiegato come riconoscere i primi sintomi di un rapporto tossico e invece è importante capire subito che se un uomo ti isola dalla famiglia, ti dice che un vestito è troppo corto, ti umilia e mortifica non ti sta amando ma sta solo mettendo in atto la sua cultura del controllo».

Maria Andaloro ideatrice di Posto occupato
Maria Andaloro ideatrice di Posto occupato

Una vessazione subdola e continua già aberrante di per sé, ma che purtroppo sfocia anche nel femminicidio. «Io dico che difficilmente uno si alza al mattino e uccide una moglie, una compagna, un’amante. I raptus di follia, se davvero esistono, sono rarissimi, mentre ci sono vessazioni e violenze di cui è possibile accorgersi molto prima ma serve essere educate a riconoscere questi segnali e capire che queste persone vanno allontanate, denunciate e fermate».

Ma come farlo? «Vanno fermate – prosegue Maria –, magari attraverso il recupero ove possibile ma comunque impedendo loro di fare del male oggi e di farlo ad altre donne in futuro. Tutti abbiamo il dovere di agire e non girarci dall’altra parte. Tutte e tutti devono conoscere il 1522 [help line violenza e stalking, ndr]».

MARIA ANDALORO: “L’EDUCAZIONE SENTIMENTALE VA FATTA DA PERSONE COMPETENTI”

E Maria Andaloro, che continua a girare per le scuole e a essere invitata a convegni e incontri per tutto l’anno – «non solo a novembre», sottolinea –, denunciare è sempre importante. «Non passi mai il messaggio che non ci si può salvare: lo Stato fa la sua parte. Bisogna affidarsi alle istituzioni e anche se purtroppo in qualche caso non basta [come ad esempio nel caso di Maria Leo o di Giordana Di Stefano, nda], la rete di protezione che si attiva tra forze dell’ordine e centri antiviolenza è assolutamente efficace».

«Dati alla mano, i centri antiviolenza dimostrano che le donne che denunciano e si salvano sono sicuramente molte, molte di più di quelle che purtroppo non ce la fanno. Solo che le buone notizie spesso non fanno notizia». E oltre alla denuncia, ovviamente, Maria con il suo Posto Occupato da sempre invoca l’organizzazione di corsi di educazione affettiva o sentimentale nelle scuole.

«Si dovrebbe partire dalla primaria e arrivare all’università. Oggi, con l’aberrante femminicidio di Giulia, sembra che il governo e le istituzioni si siano scossi e spero solo che non si tratti della solita indignazione a tempo. Mi dispiace solo dover sottolineare che sia un’indignazione tardiva perché la verità è che Giulia – come le 103 donne uccise quest’anno e le centinaia di questi anni – non doveva morire. Se già dieci anni fa, quando nasceva Posto Occupato e altri movimenti che sono stati considerati solo come “esternazioni femministe”, ci si fosse messe in campo azioni di educazione affettiva, Giulia probabilmente si sarebbe salvata».

«Nel 2020, fui contattata dall’allora ministra all’Istruzione Lucia Azzolina e poi per un secondo incontro con il gruppo di programmazione proprio per parlare di educazione affettiva e di come farla entrare nelle scuole. Poi però arrivò la pandemia e si fermò tutto. Ecco, io spero solo che questo governo si affidi ai professionisti di questo settore. Non nascondo che sono preoccupata di come faranno questi interventi. Bisogna correre: siamo ormai ben oltre l’urgenza perché se i dati dicono che una donna su tre è vittima di violenza, bisogna anche ricordare che questo dato è falsato perché si basa solo sulle denunce e sui dati emersi».

Posto Occupato

«Attenti quindi a quello che vediamo intorno e attenti a stereotipi, pregiudizi e discriminazioni che sono i concimi di cui si nutre la cultura della violenza», avvisa Maria, che con questo monito, continua con la sua costanza a portare il suo mantra “la violenza è un problema culturale” ovunque venga invitata e ovunque la campagna Posto Occupato trovi casa. E lo fa anche con tutta una serie di iniziative collaterali e collegate a Posto occupato che sono state lanciate in questi anni.

Dalla mostra Violate, composta da dieci tavole donate a Lelio Bonaccorso che hanno girato e girano l’Italia per raccontare alcune modalità di come può essere esercitata violenza sulle donne, a Franca e le altre, un progetto educativo che ha visto Maria Andaloro e la scrittrice Serena Maiorana attraversare tutta la Sicilia per due settimane per far conoscere agli studenti la storia positiva di Franca Viola. Iniziative su iniziative per dire basta e ancora basta.

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