Port’Alba va salvata, il manifesto dei librai per restituire giustizia all’antica strada
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Campania - Port’Alba è uno di quei luoghi di Napoli a cui è impossibile non sentirsi legati, perché basta uno sguardo distratto per rendersi conto che custodisce la vivacità di secoli di storia partenopea. Port’Alba si apre alla sinistra di piazza Dante e la collega con il decumano maggiore e con piazza Bellini. Da alcuni punti della piazza sembra quasi volersi nascondere, eppure quando ce la si trova di fronte è impossibile guardare altrove.
PORT’ALBA E IL SUO ARCO NASCOSTO
Ancora dopo tanti anni, nonostante mi sia così familiare, trovarmi di fronte a quella porta mi fa provare lo stupore e lo sgomento di quando si vede per la prima volta qualcosa di bellissimo e imponente. Eppure, ancora più sorprendente è quello che viene dopo. Il mio sguardo viene catturato sempre dalla prima bancarella sulla destra, quella delle vecchie fotografie, sbiadite e in bianco e nero, di persone vissute forse cinquanta forse cent’anni fa, bicchieri e tazzine d’antiquariato, cornici e specchi che hanno vissuto almeno un’altra vita.
Attraversata la porta ci si trova in via Port’Alba, la strada che da secoli è costellata, a destra e sinistra, da librerie e dalle rispettive bancarelle. Libri nuovi, libri antichi, edizioni rare e libri usati, libri scolastici e testi fuori catalogo, in quella strada è possibile trovare davvero qualsiasi titolo desiderato.
Quando studiavo all’università attraversavo Port’Alba ogni giorno, sia per cercare classici a poco prezzo tra le bancarelle, sia per raggiungere la BRAU, la biblioteca che si trova a piazza Bellini. Ho attraversato quell’arco per cinque anni e, cinque anni dopo, continuo a passarci spesso, ma non ho mai avuto la possibilità di vederlo spoglio da quella rete di contenimento che serve a evitare che cadano calcinacci sui passanti. Quella rete è lì da vent’anni, perché l’arco avrebbe bisogno di lavori di manutenzione che si continuano a rimandare.
IL MANIFESTO DEI LIBRAI
Sono stati proprio i librai della strada a mobilitarsi per provare a cambiare le cose, organizzandosi in un comitato e lanciando il “Manifesto per la salvezza di Port’Alba”, nato da un’iniziativa di Pasquale Langella e Alfredo Mazzei e accolta con entusiasmo da tutti i commercianti della zona. Lo scorso venerdì 17 novembre – senza tenere conto della scaramanzia napoletana – è stata organizzata una notte bianca a Port’Alba. Tutte le librerie sono rimaste aperte fino a tardi per incentivare la raccolta firme del “Manifesto” e sono stati coinvolti autori, artisti e musicisti del panorama napoletano contemporaneo.
LE PAROLE DI PASQUALE LANGELLA
«La raccolta firme è andata benissimo e finalmente le istituzioni ci stanno prendendo in considerazione», mi ha raccontato Pasquale Langella, che da dieci anni gestisce la Libreria Langella come libraio indipendente e che lavora a contatto con i libri da oltre trent’anni. Oggi, «in 18 metri quadri di carta cerco di ricreare qualcosa, facendo tesoro del passato per creare un futuro». Langella, che si occupa di antiquariato e modernariato, è perfettamente consapevole che per costruire il futuro bisogna dare il giusto spazio alla cultura.
«In questi dieci anni Port’Alba non è mai cambiata», ha raccontato ancora Pasquale. «È sempre stata la stessa e vive all’ombra di un passato che – dobbiamo rassegnarci – non esiste più e che impedisce al presente e al futuro di brillare come meritano». Pasquale si riferisce ai tempi in cui Port’Alba, ospitando grandi librerie come Berisio, Guida e Pironti, era il centro dell’intera vita culturale della città.
«I tempi sono cambiati, diverso è il mercato libraio oggi, ma la strada non si è mai fermata. Queste librerie esistono ancora, anche se ora sono più piccole. Ci sono ancora i fratelli Amodio, che non si arrendono nonostante le difficoltà, c’è Berisio che si è reinventata senza perdere la propria storicità. Port’Alba non è solo il suo passato, è ancora una strada viva e che vuole esistere nel futuro».
I TRE PUNTI DEL MANIFESTO DEI LIBRAI
Oltre a restaurare e mettere in sicurezza l’arco di Port’Alba, il “manifesto” sollecita il ripristino della ZTL, che non è più rispettata da anni, e l’installazione di cestini portarifiuti, oltre a una maggiore cura e pulizia della strada. Tutte cose che dovrebbero essere normali per qualsiasi strada e ancor più se così importante e trafficata. All’ultimo punto del manifesto infine si chiede di non compiangere il passato, ma di guardare al futuro. «Vogliamo che Port’Alba sia una strada dedicata ai libri e non a bar e friggitorie, vogliamo che sia ripristinata la normalità», ha commentato ancora Pasquale.
DUE PICCOLE CURIOSITÀ SU PORTALBA
Port’Alba fu aperta sulle mura angioine nel 1625 per volere del viceré spagnolo Antonio Alvarez de Toledo, duca d’Alba, da cui prese il nome. Lo scopo era proprio quello di creare un collegamento tra “largo mercatello”, lo spazio che oggi corrisponde a piazza Dante e che all’epoca era un mercato, e il decumano maggiore. A fare un buco – si potrebbe dire abusivo – nelle mura però ci avevano già pensato, anche prima del duca d’Alba, gli stessi venditori, che si erano creati un passaggio in totale autonomia.
Fa sorridere poi la targa che si legge di fronte all’antica pizzeria Port’Alba, risalente al XVIII secolo e che imponeva ai commercianti di non piazzare bancarelle o altri ingombri che impedissero il passaggio ai residenti. Si capisce che questa targa non è mai stata rispettata, visto che da secoli le bancarelle caratterizzano Port’Alba.
Insomma, la storia insegna che i commercianti di Port’Alba hanno sempre trovato il modo di aggirare gli ostacoli che gli si presentavano e credo che questa volta non farà eccezione. La solidarietà che anima i librai della strada, la grinta e l’entusiasmo con cui stanno dimostrando ogni giorno che Port’Alba è viva, e ancora, la partecipazione di centinaia di persone agli eventi che in questi giorni si stanno tenendo in strada, lasciano ben sperare in un lieto fine per questa lunga storia.
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