28 Nov 2023

Dai maestri di strada all’asilo nel bosco: Danilo Casertano ha cambiato la scuola? – Dove eravamo rimasti #25

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti

Lo abbiamo incontrato la prima volta nelle vesti di maestro di strada a Ostia, poi in quelle di ideatore del primo asilo nel bosco d'Italia, quindi dell'asilo del mare, adesso come facilitatore di patti educativi di comunità. Ma al di là dei cambiamenti, una cosa resta salda: l'idea di ottenere un impatto significativo sul sistema educativo nel nostro paese.

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Roma, Lazio - Non abbiamo una classifica ufficiale, ma se l’avessimo credo che Danilo Casertano sarebbe in vetta, o perlomeno sul podio, delle persone che abbiamo intervistato più volte in questi anni. E questo non tanto o non solo perché gli vogliamo bene, ma soprattutto perché ha realizzato e continua a realizzare una serie impressionante di progetti rincorrendo l’idea visionaria di cambiare la scuola in Italia. Quindi ecco, se seguite Italia che Cambia con un briciolo di attenzione, probabilmente conoscerete già almeno alcune delle sue iniziative di questi anni. Ma andiamo con ordine. 

La prima volta che Daniel Tarozzi e Paolo Cignini intervistarono Danilo Casertano, si trovava in una casetta di legno a Ostia e con la sua associazione Manes portava avanti il progetto dei Maestri di Strada. In quel primo articolo, scritto da Elena Risi, erano già presenti alcuni degli elementi che hanno caratterizzato il suo percorso successivo: l’idea di comunità educante, quella di pedagogia dei talenti, la volontà di mettere la massima qualità al servizio degli ultimi e l’importanza di una educazione all’aria aperta.

DANILO CASERTANO E L’EDUCAZIONE OUTDOOR

Negli anni successivi abbiamo raccontato le molte iniziative che Danilo, assieme a diversi colleghi e colleghe, ha realizzato. A partire dall’Asilo nel bosco di Ostia, esperienza capostipite di una concezione nuova, quella di educazione outdoor, che ha finalmente fatto breccia nel panorama educativo italiano. L’Asilo nel bosco è stato un concetto talmente dirompente da aver generato centinaia di progetti simili e aver creato un nuovo concetto nell’immaginario collettivo (cosa, quest’ultima, che davvero in pochi posso vantare).

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Una foto di Danilo Casertano ai tempi della prima intervista, nel 2013

Sulla stessa lunghezza d’onda, è proprio il caso di dirlo, è nato poco dopo anche l’asilo del mare, sempre ad Ostia. «Le risorse naturali di questo territorio sono sia la pineta ma anche chilometri e chilometri di spiaggia – ci raccontava allora Danilo Casertano – e dopo l’archetipo del maestro contadino avevamo bisogno di trovare l’archetipo del maestro navigatore, quindi abbiamo deciso di provare anche questa strada dell’Asilo del Mare».

I PATTI EDUCATIVI DI COMUNITÀ

Ma quali progetti animano la mente e riempiono le giornate di Danilo Casertano adesso? «Dopo l’esperienza dell’asilo nel bosco e dei maestri di strada – ci racconta – mi sono trasformato principalmente in un divulgatore e formatore, il che mi ha portato a girare moltissimo. Mi mancano solo otto province italiane dove non ho fatto eventi, poi ho completato la cartina», aggiunge ridendo. 

Nel suo viaggiare, sia in Italia che all’estero, Danilo ha incontrato un concetto tanto affascinante quanto poco applicato: quello di patti educativi di comunità. Si tratta di accordi che mettono assieme, su un medesimo territorio, soggetti pubblici, enti del terzo settore e, in alcuni casi, anche imprese e privati che mettono a disposizione spazi, conoscenze e competenze per partecipare all’educazione scolastica. 

danilo casertano

«Di patti educativi di comunità si sente parlare da tanto tempo – continua Danilo – anche se negli ultimi anni, per motivi sociologici e politici, le scuole si sono spesso ancora più arroccate dentro sé stesse, una traiettoria che ha raggiunto l’apice con la pandemia». Essa tuttavia è stata anche uno stimolo per avviare soluzioni alternative: «In quel periodo, ho cominciato a approfondire il materiale che riguardava questi patti educativi, ho studiato. Ci sono anche in rete delle organizzazioni monitorano i patti educativi, per esempio il forum delle disuguaglianze ha pubblicato un report molto interessante su questo, che consiglio a chi è interessato». 

Lo scorso febbraio, la nuova avventura di Danilo ha trovato un primo sbocco concreto: «Un Comune italiano mi ha dato l’incarico di cominciare ad aiutarli concretamente per fare un patto educativo di comunità. Un comune molto frizzante, il Comune di Valdobbiadene [ne abbiamo parlato qua, ndr]». 

Negli ultimi anni, per motivi sociologici e politici, le scuole si sono spesso ancora più arroccate dentro sé stesse

Ma come si costruisce esattamente un patto educativo di comunità? Come ci spiega Danilo, si tratta di un percorso: «Con il Comune di Valdobbiadene abbiamo cominciato facendo incontri di facilitazione con i vari stakeholder, quindi significava incontrare insegnanti, educatori, genitori, associazioni. Ho usato tantissimo uno strumento chiamato mappe educative di comunità, che consistono nell’individuare all’interno di un comune le possibili “aule all’aperto”, ovvero quegli spazi, quelle organizzazioni, quelle persone che sono disponibili ad accompagnarti o ad accoglierti in un luogo all’aperto per fare un’esperienza di apprendimento, la mattina, il pomeriggio, il fine settimana o durante le vacanze. Insomma, l’idea è quella di costruire un sistema di apprendimento diffuso, una scuola diffusa».

Concludendo la nostra chiacchierata, Danilo Casertano fa un bilancio di questi anni di lavoro incessante e appassionato: «Abbiamo cambiato il mondo? No. Ne abbiamo cambiato un pezzettino piccolo? Sì. È cambiata incredibilmente la mia vita? Totalmente». Dal canto nostro, continueremo a raccontare i suoi cambiamenti e quelli del sistema educativo italiano, due storie piuttosto intrecciate.

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