28 Nov 2023

La Via del Cambiamento, dalla fiducia al clan ecco i racconti dei partecipanti

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Presso l’ecovillaggio Tempo di Vivere, sull’appennino emiliano, si è concluso il primo anno de La Via del Cambiamento-Circleway Academy. I partecipanti del percorso hanno avuto la possibilità di crescere grazie a questa esperienza, trovando nuovi strumenti da portare nella propria vita. Abbiamo raccolto le loro testimonianze.

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Piacenza, Emilia-Romagna - Fiducia è la parola ricorrente, il minimo comune denominatore che, pur declinato diversamente a seconda del sentire e del vissuto personale, accomuna molte delle persone che hanno partecipato ai primi passi di un lungo percorso di consapevolezza e ascolto interiore, quello de la Via del Cambiamento, un percorso di evoluzione personale e spirituale calato nella pratica che ha preso il via a gennaio 2023 a Tempo di Vivere.

Qualche settimana fa Katia ed Ermanno, del gruppo fondatore di Tempo di Vivere, ci hanno introdotto ai temi che saranno affrontati nel corso dei tre anni di percorso che, attingendo ispirazione dai valori e dagli strumenti fondamentali della Via del Cerchio, parte dal contatto genuino con sé stessi, passa attraverso la percezione della verità interiore e si estende alla creazione di un nuovo mondo basato su valori autentici e trasformativi.

circle way academy1

Ma quali sono i primi riscontri che giungono da parte di chi si è messo in cammino? «Ho cambiato la qualità dell’ascolto che rivolgo a me stessa», spiega Maria, una delle partecipanti. «Io non mi ascoltavo quasi per nulla, ora sto imparando piano piano a farlo nei confronti di quello che sento nel cuore per poi dargli voce. Mi porto a casa il coraggio di poter saltare nel vuoto, ma tenendo la luce della consapevolezza accesa su quello che sto facendo perché sento che è la direzione per me giusta per me in questo momento della mia vita».

È ricorrente nelle testimonianze di chi ha partecipato al primo anno de La Via del Cambiamento – Circleway Academy il concetto di ascolto interiore, l’attenzione verso sé stessi e sé stesse, la consapevolezza del fatto che a volte non prestiamo abbastanza orecchio alle nostre parti più profonde. «Da quando ho cominciato il percorso mi sento più leggera e allo stesso tempo più profonda e in contatto con me», confessa Luisa, a cui fa eco Giulia: «Sento di essere molto più in ascolto e in accettazione di me e degli altri. La consapevolezza di essere in cammino mi permette di accettare e di lasciare andare, rispettarmi e rispettare e nello stesso tempo riscoprire i doni, i talenti e le risorse che ho».

C’è una nuova società che mette radici e in cui puoi esprimerti, puoi essere te stesso e far emergere quello che veramente senti senza paura di essere giudicato

Dicevo all’inizio dell’idea di fiducia che emerge dalle testimonianze. Idea che, a sua volta, è generata dal fatto che il cammino si percorre insieme, in uno spazio sicuro, accogliente e attento ai bisogni di ciascuno. «Una cosa bella di questo percorso è il poterlo vivere in un gruppo – conferma Giulia – dove c’è quello spazio protetto per potersi guardare dentro e poter guardare l’altro e mostrarsi all’atro, chi è davvero e qual è la sua vera natura», che fra le tre parole con cui definirebbe il primo anno di cammino mette anche “famiglia”.

«A me ha ridato la fiducia, fiducia nella vita, negli altri e in me stessa Ed è già tanta roba», dice Jessica. E sempre di fiducia parla Domenico, in particolare di «fiducia nell’altro, sapere che c’è una nuova società che mette radici e in cui puoi esprimerti, puoi essere te stesso e far emergere quello che veramente senti senza paura di essere giudicato perché sei in un ambiente protetto».

Secondo Tiziana, è «come se ci fosse un’attrazione tra di noi nel gruppo, che è meraviglioso. Qui sembra tutto possibile, anche se quando esci ti trovi di fronte persone che non hanno assolutamente strumenti per poter fermarsi guardarsi e ascoltarsi. Avendo qualche strumento in più, io penso di poter essere d’aiuto e d’ispirazione anche per gli altri. Sento che lo sto lavorando per me e per tutte le persone che mi stanno intorno».

Pur senza dimenticare l’aspetto più spirituale, Catia si concentra anche sull’utilità che gli strumenti appresi grazie a La Via del Cambiamento possono avere nella quotidianità: «A casa mi porto un bellissimo strumento da usare in tutti i contesti della mia vita – osserva – perché questo bel percorso mi ha cambiato profondamente. Nei rapporti familiari ma anche nei rapporti di lavoro, trasforma la visione della vita in un prezioso strumento. Mi ha portato a guardarmi nel profondo e a indagare aspetti che solitamente siamo più abituati a osservare negli altri. Per me il percorso è uno strumento prezioso, in divenire, che ci si porta dietro per tutta la vita, un bell’investimento».

circle way academy

La conclusione di questa carrellata di testimonianza è affidata a Michele, il cui personale percorso di consapevolezza è iniziato ben prima di accostarsi a La Via del Cambiamento. Lui infatti si porta a casa «una grande accelerazione di tanti processi. Io già vivo in una realtà che lavora costantemente sulla crescita personale di gruppo (ndr, nella comunità di Tempo di Vivere), che è un nostro pilastro. Però devo dire che con la Via del Cambiamento di modulo in modulo, di clan in clan, è come se tutte queste tematiche che già affronto quotidianamente si amplificassero e molti processi subissero una spinta. Per questo parlo di una vera e propria accelerazione di un processo di crescita che è già in atto.

«Del penultimo incontro mi ha colpito il fatto che la leadership è rivolta verso l’esterno, verso gli altri. Alla base c’è questo pensiero di incarnare valori positivi, di qualità, per fare sì che gli altri sviluppino le proprie capacità e mettano in campo i propri doni e si sentano proprio agio», osserva Michele. «È difficile definire in due o tre parole, è tante cose l’Academy. È tante cose tutte insieme, dal counseling alla via del cerchio, dall’ascolto alla scoperta e molto altro. Se dovessi individuare solo due parole per definirla direi: tanta roba!».

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