22 Nov 2023

IA: l’intelligenza artificiale rischia di rompere quel legame (già precario) con la natura?

Scritto da: Paolo Piacentini

Paolo Piacentini riflette sull'uso della IA, l'intelligenza artificiale, e sulle possibilità che essa presente, insieme a sfide e insidie. Se infatti da un lato si prospettano allettanti opportunità, dall'altro il rischio è rescindere definitivamente un legame fra gli essere umani e i luoghi, le storie, la Natura che ormai sembra essere già compromesso.

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I finanziatori globali dell’IA, l’intelligenza artificiale, hanno una potenza enorme perché il rapporto d’investimento tra privato e pubblico è uno su cento. La fanno da padrone poche grandi multinazionali a cui la ricerca pubblica universitaria e di altri Enti statali non può che accodarsi raccogliendo le briciole. Gli stati nazionali sembrano muoversi timidamente e con idee poco chiare sulle questioni etiche e della governance. Sembra si stiano svegliando dal torpore in ambito europeo. 

Questo vuol dire che come cittadine/i dobbiamo arrenderci a un dominio assoluto dell’IA anche per quei risvolti negativi e molto preoccupanti che solo una certa informazione qualificata e non allineata prova a mettere in luce? È’ ancora possibile la crescita di una coscienza collettiva che facendo la sintesi dei tanti movimenti di pensiero non allineati possa preservare una fondamentale dimensione umana capace di utilizzare le magnifici sorti dell’IA senza essere soggiogati ? 

passo dopo passo piacentini2

Credo che non solo è possibile ma è un dovere che abbiamo verso il nostro essere corpi dotati di emozioni e spiritualità, dimensioni che dobbiamo preservare nel modo più assoluto per trasferirle alle generazioni che verranno. Ormai indietro non si torna e allora tanto vale adeguarsi al meglio, questo è il mantra del mainstream. Certo che non è pensabile riavvolgere il nastro, anche se ci sono  molte incrinature e dubbi fin dentro le cabine di comando della IA. Il problema non è il tornare all’analogico – di cui personalmente ho sempre più nostalgia, soprattutto dopo la lettura di UFO 78 del collettivo Wu Ming che mi ha riportato al mondo dei ciclostili e dell’assenza di internet degli anni ’70.  

La questione di fondo è che forse abbiamo perso già troppo tempo nell’affrontare i risvolti più delicati, uno su tutti quello sollevato dall’importante inchiesta della trasmissione Presa Diretta su Rai 3. Pensare a un  mondo in cui le fake news saranno praticamente irriconoscibili anche da un cittadino attento e informato è qualcosa che dovrebbe preoccuparci seriamente. Avendo una figlia adolescente mi capita spesso di catturare dai discorsi tra ragazze o ragazzi commenti a fatti lapalissianamente falsi, per i quali viene rifiutato anche il solo suggerimento ad approfondire per una verifica della veridicità.

Nonostante ad oggi i software per l’IA trasformativa pecchino di imperfezione, come evidenziato nell’inchiesta di Presa Diretta,  siamo già al punto che una finta scena di guerra può essere costruita con facilità inserendo nell’immagine il reporter che vogliamo: anche noi stessi con un semplice clic. Siamo al punto in cui possiamo trasformare voci, linguaggi  e tanto altro. È solo l’inizio, come lo è il banale strumentino di Alexa, che dialoga con i nostri figli per qualsiasi tipo d’informazione. Dove arriveremo nel condizionamento delle nostre vite quotidiane e nell’angoscia di non riconoscere il falso dal vero?

IA

Qualcuno potrà dire che è un costo accettabile visti gli straordinari e impensabili risultati nel  campo biomedico e non solo. Si prospettano miracoli anche per raggiungere più velocemente gli obiettivi della transizione ecologica, ma siamo sempre nel campo minato della tecnocrazia. Dobbiamo capire, senza indugiare ancora, dove si colloca l’umano in questa nuova storia, fino a che punto il dominio della tecnica – già in essere – possa essere arginato da una presa di coscienza individuale e collettiva. Una conversione ecologica della società non può affidarsi solo alla tecnica. 

L’umano deve rimanere centrale nello spazio delle relazioni orizzontali, quelle che caratterizzano le micro storie locali. Deve recuperare terreno nel rapporto con una prossimità ormai quasi esorcizzata, mentre è la sola capace di dare ancora un senso al mondo reale che ci circonda senza la necessaria intermediazione della tecnica. Il filosofo Byung Chul Han ci ricorda come infocrazia e tecnocrazia ci hanno allontanato dal contatto con il reale, quindi dalle emozioni più profonde e uniche. 

Dove si colloca la libertà di scegliere se avvalersi o meno degli straordinari strumenti della IA per arricchire la nostra sfera di vita ancorata alla concretezza del reale ? Torna qui il tema degli anticorpi, che per fortuna sono già presenti in modo diffuso nella società. Sono anticorpi da far crescere ancora e mettere in rete, sono tutte le esperienze che danno centralità a una riscoperta profonda del rapporto con la natura. Le storie diffuse che provano a raccontare da anni o decenni mezzi informativi come AAM Terra Nuova, Italia Che Cambia  o Comune-Info, per esempio.

Una conversione ecologica della società non può affidarsi solo alla tecnica

Vuol dire scegliere di mantenere percorsi di cura olistici e avvalersi dei successi della medicina senza dimenticare che al primo posto c’è la prevenzione intesa come salute globale. Oggi si parla sempre più di One Health, rivisitazione del concetto di salute in cui al centro non c’è la malattia ma il benessere psico-fisico e la qualità della vita di una comunità. La salute globale e unica si costruisce nel rapporto armonico con la natura, che non può essere sostituito dalle macchine perché il mondo lo conosciamo anche e soprattutto attraverso le emozioni e la spiritualità. La IA estremizza il disincanto mentre l’umano deve avere sete di un nuovo incanto che nasce da un rinnovato equilibrio con il mondo

Nel mio ultimo libro – Passo dopo Passo della Pacini editore – insisto molto sul concetto di benessere e su come la salute deve essere un fatto collettivo in cui anche la cura del territorio gioca un ruolo fondamentale. Curo il territorio se lo attraverso con amore ogni giorno, se mi immergo corpo, sguardo, mete e anima nella sua complessità. Non si tratta di fare rete per creare un mondo parallelo ma di lottare per la libertà di scegliere senza essere relegati tra i derelitti della storia. In modo provocatorio dissi a un giovane e illuminato imprenditore del settore, durante una camminata nei boschi, che se mi costringeranno a essere schiavo di una società tecnocratica e disincantata sceglierò di rifugiarmi nelle foreste

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