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Il fiume di denaro proveniente da Piazzale Ostiense 2 a Roma, dove ha sede Acea Solar, fluisce copioso nei conti dei Lai sin dal 20 gennaio 2020, giorno in cui le parti sottoscrivono il preliminare di costituzione del diritto di superficie registrato il mese dopo. L’atto vale oltre mezzo milione di euro, da sommare ai 42,8 milioni appena visti. Per l’esattezza, si parla di 557.800 euro così suddivisi: un risarcimento a fondo perduto da 207.800 per tenere a disposizione della società i terreni durante l’iter autorizzativo e un anticipo di 350mila euro per il “supporto” che i Lai si impegnano a fornire per il preventivo di connessione e l’autorizzazione unica.
Vale a dire il provvedimento dell’assessorato all’Industria che sancisce il via libera definitivo agli impianti. In assenza di quell’atto, arrivato nell’aprile del 2022 con qualche mese di ritardo rispetto alle previsioni, i Lai son chiamati a restituire 150mila euro. Non si sa quindi se i 350mila euro siano stati incassati per intero. La somma, in ogni caso, pone degli interrogativi sul supporto fornito dai Lai rispetto al rilascio del provvedimento autorizzatorio.
UN COMUNE QUASI COMMISSARIATO
Una porzione di 13 ettari sui 90 opzionati dalla società è soggetta ai vincoli del Pai, che assegna a quest’area una classe di pericolosità idraulica molto elevata. Ce ne sarebbe abbastanza per rispedire il progetto al mittente, ma le norme sanno essere poco chiare, quando non contraddittorie. Aree simili vengono infatti considerate non idonee all’installazione di fotovoltaici dalla giunta regionale, ma l’impasse può essere superata grazie alle Norme tecniche di attuazione (Nta) del Pai. Occorre però uno uno studio di compatibilità idrogeologica dell’opera – e l’essenzialità o non delocalizzabilità di cui diremo tra un attimo.
Su un punto però le norme sono chiare: lo studio deve essere approvato dai Comuni, come stabilito da una legge regionale del 2014. Nel nostro caso c’è lo studio, ma manca l’approvazione del Comune di Bolotana, scettico sull’opera, sel cui territorio ricade l’impianto. Accade questo: durante la Via, lo studio dei tecnici di Acea Solar viene esaminato da due professioniste incaricate dall’Unione dei Comuni del Marghine. Le quali rilasciano un “parere sospensivo con richiesta di integrazioni” il 25 maggio del 2021 e “parere favorevole” il successivo 12 luglio. Nel primo elaborato si legge anche che “in assenza dell’allegato 2 a firma del Comune di Bolotana, il rilascio del parere rimane sospeso”.
L’allegato non è altro che la dichiarazione di ammissibilità degli interventi e «non verrà mai prodotto dal Comune», spiega l’ex sindaca di Bolotana Annalisa Motzo. Successivamente l’ufficio tecnico dell’Unione dei Comuni “prende atto” dell’elaborato delle due professioniste. All’assessorato alla Difesa dell’Ambiente che conduce la Via tanto basta. Ma, per quanto alla fine dell’iter i 13 ettari a rischio alluvione verranno ridotti di un terzo, nella famosa autorizzazione unica l’assessorato regionale all’Industria impone alla società un atto liberatorio con cui si dispensa l’amministrazione pubblica in ordine ai danni a cose e persone causati dal dissesto segnalato.
Sui 90 ettari opzionati da Acea Solar, 13 sono classificati come area con pericolosità idraulica molto elevata. Possono cioè verificarsi eventi alluvionali gravi che, stando al parametro del danno potenziale, potrebbero causare su tutta l’area la perdita di vite umane e ingenti danni al tessuto socioeconomico. La matassa delle verifiche ambientali si aggroviglia anche sulla dichiarazione di essenzialità, vitale per il progetto. Come detto, sarà il consorzio industriale a sbrogliarla con una delibera del cda del marzo 2021.
UN PROGETTO “ESSENZIALE”, MA PER CHI?
In quest’atto, l’impianto viene definito appunto essenziale e non delocalizzabile “in quanto in linea con gli obiettivi del Pears [Piano Energetico Ambientale Regionale, ndr] e perché raggiunge l’obiettivo di creare le condizioni affinché possa svilupparsi la possibilità di accesso a tutti i soggetti insediati nell’area industriale e a quelli che vorranno insediarsi nel prossimo futuro, a prezzi competitivi”. Frase scivolosa, ma il senso è chiaro: energia a basso costo. Ma in un’area industriale morente in cui già da tempo non si fa altro che produrre energia dal sole. Il passaggio clou dell’atto è però un altro.
Quello in cui si ricorda l’esito del colloquio sull’essenzialità tra il Cip e l’ingegner Antonio Sanna, direttore dell’Agenzia del distretto idrografico della Sardegna [incardinata nella presidenza della giunta regionale, ndr]. Incontro dal quale è emerso che “la dichiarazione di essenzialità spetterebbe al Comune di Bolotana, ma anche il consorzio è chiamato a esprimersi”. Chi deve dunque pronunciarsi sul punto? Il consorzio, in virtù del piano regolatore, o il Comune che approva la compatibilità idrogeologica e rilascia i permessi a costruire? O entrambi? Le norme non aiutano a fare chiarezza, per ottenere la quale il Comune di Bolotana scrive all’assessorato all’Industria nel corso della Via.
«Anche perché il sindaco è stato sollecitato a rilasciare la dichiarazione», racconta Motzo. Segno che l’intervento del municipio veniva ritenuto importante o addirittura risolutore. «Ma le domande sono rimasta inevase», continua l’ex sindaca. Non proprio un esempio di garbo istituzionale. Impossibile non vedere sullo sfondo della mancata risposta le tensioni innescate dalle vicende del consorzio all’assessorato all’Industria e cioè il soggetto pubblico che rilascia l’autorizzazione per la quale i Lai hanno supportato Acea Solar. Come raccontato da Indip, nel corso dell’attività di vigilanza l’assessorato aveva infatti attribuito al dg Serra e all’ex presidente Guiso “gravi violazioni”.
Ma era mancato l’input politico al commissariamento da parte della titolare dell’Industria Anita Pili. Un altro passaggio poco chiaro della vicenda, che s’intreccia con l’iter del fotovoltaico di Acea. Ritornando all’essenzialità, l’assessorato all’Ambiente e la giunta regionale – le cui approvazioni sono precedenti a quella dell’Industria – hanno in ogni caso ritenuto sufficiente il via libera accordato dal cda del consorzio nel marzo 2021, quando a capo dell’ente c’era il sardista Gianni Pittorra, approdato a febbraio di quell’anno proprio grazie al mancato commissariamento del Cip.
Insomma, la Sardegna ospiterà l’impianto dei record. Come da record è anche il compenso che l’azienda pubblica ha deciso di corrispondere solo ad alcuni proprietari terrieri coinvolti nel progetto. Ai fortunati proprietari, tra l’altro, sono stati versati lauti bonus già in sede di preliminari. La vicenda chiama in causa la Regione. A chi l’ardua sentenza?
Leggi qui per saperne di più sulla collaborazione fra Indip e Sardegna Che Cambia.
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