Food Not Bombs: la lotta contro lo spreco alimentare parte dalla strada
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Torino - Il movimento Food Not Bombs nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni ’70, in risposta alle conseguenze della guerra e all’aumento degli sprechi di pochi in contrapposizione alla povertà di molti. Nel tempo il movimento si è espanso in tutta Europa attraverso l’impegno di piccoli gruppi che crescevano a macchia d’olio e arrivando, circa una decina di anni fa, anche a Torino.
Tutto è partito dalla spinta di un ragazzo torinese che, incoraggiando conoscenti e amici, ha dato l’avvio a quel movimento di lotta allo spreco che tuttora si sta facendo spazio tra i mercati torinesi. Per descrivere al meglio il fondamentale lavoro di Food Not Bombs ci siamo recati di persona in uno dei luoghi in cui il gruppo opera: lì abbiamo potuto incontrare Seta, ragazza che è parte del movimento dal 2021 e che, grazie alla sua esperienza diretta nel progetto, ci ha spiegato nel dettaglio come lavora Food Not Bombs.
IL RECUPERO DEL CIBO NEI MERCATI RIONALI, L’AZIONE DI FOOD NOT BOMBS
Le attività si svolgono partendo dal recupero di frutta e verdura nei mercati rionali di Torino, quando i commercianti sono prossimi alla chiusura. Ad eccezione di qualche evento organizzato, l’incontro – stabilito dai partecipanti attraverso un gruppo su whatsapp –, avviene il sabato intorno all’una e mezza.
Chi arriva prima ha il compito di ritirare lo striscione di Food Not Bombs che verrà posto nel punto dove verranno raccolti tutti gli “scarti” di cibo. Spesso l’invenduto – che nonostante sia considerato scarto è perfettamente commestibile – viene ceduto dai venditori e, dopo un’attenta pulizia, è pronto per essere cucinato.
Il “raccolto” viene quindi portato al laboratorio culturale di Manituana – Laboratorio Culturale Autogestito, dove viene lavato e tagliato per essere poi cucinato. Seta ci racconta che «tutti i preparati sono appositamente scotti per essere facilmente mangiabili. Inoltre, il progetto in origine nasce vegetariano ma a Torino si è scelto di intraprendere la strada del vegano, partendo da una visione che promuove sostenibilità e antispecismo».
Dopo la fase di preparazione, è giunto quindi il momento in cui frutta e verdura vengono impacchettati per iniziare la fase della distribuzione. I contenitori e i piatti compostabili, che vengono sporzionati dai volontari sul momento, sono quindi trasportati in bicicletta per raggiungere i senzatetto nelle vie del centro.
DISTRIBUIRE IL CIBO INVENDUTO PER DONARE IL PROPRIO TEMPO
L’obiettivo del movimento, ci spiega Seta, è «riuscire a far capire alle persone che intraprendono per la prima volta questo tipo di attività, perché lo stiamo facendo. Ognuno di noi può fare qualcosa per qualcun altro». Ma non solo. Per Seta c’è un valore importante che deve essere condiviso: il proprio tempo.
«Il regalo più grande che puoi fare a una persona è dedicarle il tuo tempo. Con le nostre attività di recupero e distribuzione noi non intendiamo semplicemente “donare” una cena, vogliamo diffondere l’importanza dello stare insieme, del socializzare. Mi auspico che sempre più persone si interessino a questo tipo di attività perché mentre facciamo del bene agli altri ne facciamo anche a noi stessi. Il nostro movimento non ha obiettivi di espansione, semplicemente vogliamo che la nostra attività continui nel tempo. Se ci sarà tra vent’anni vorrà dire che saremo riusciti a passare il testimone».
Come testimonia il progetto di Food Not Bombs, ogni anno tonnellate di cibo ancora commestibile vengono buttate a causa dello spreco. Nel frattempo milioni di persone in tutto il mondo soffrono la fame e la malnutrizione. Quello dello spreco alimentare è un problema globale e tutti noi dobbiamo e possiamo fare la nostra parte per dare il nostro contributo.
Movimenti come Food Not Bombs si impegnano a dare valore al cibo per aiutare gli ultimi della nostra società: capire l’importanza dello spreco alimentare e di come il cibo possa essere utilizzato è un grande passo avanti. Diventare volontario o volontaria in un progetto attivo nel sociale significa essere parte di una comunità attiva e impegnata nel contrasto alle disuguaglianze. Così mettere le proprie abilità, il proprio tempo e i propri strumenti al servizio degli altri diventa un’opportunità: in fondo ogni piccolo gesto conta e c’è sempre qualcosa che ognuno di noi può fare per aiutare il prossimo.
L’iniziativa fa parte di “AGISCI ORA! Ognuno fa la differenza”, progetto che mira a promuovere l’attivismo e la partecipazione dei giovani nella periferia sud di Torino sui temi dell’emergenza climatica e ambientale. Questo articolo è stato realizzato con il sostegno finanziario dell’Unione Europea, attraverso la Regione Piemonte nell’ambito di Mindchangers – Regions and youth for Planet and People. I contenuti sono di sola responsabilità di Italia Che Cambia e non riflettono necessariamente le opinioni dell’Unione Europea.
Articolo scritto da Angelo Molle, Daniele Oddo, Alessandro Di Marzo e Simone Bolzon della classe 3A dell’ITIS Pininfarina di Moncalieri.
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