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Lucca, Toscana - Ogni anno centinaia di migliaia di persone si riversano a Lucca per la celeberrima fiera del fumetto e del gioco, seconda in Italia solo dopo quella di Roma. E ogni anno leggiamo post inferociti su come la fiera viene gestita. Questa edizione in particolare ha fatto molto parlare di sé per diverse questioni, alcune nuove, altre invece di cui si parla ogni anno dall’alba dei tempi. Sono andato a Lucca Comics & Games a toccare con mano la situazione e cercare di capire qualcosa di più.
L’ORGANIZZAZIONE DELLA FIERA
Iniziamo con ordine. Dal 2015 la fiera viene organizzata da Lucca Crea Srl, società nata dalla fusione di Lucca Comics & Games e Lucca Polo Fiere e Congressi. Tra i vertici della società – ne è stato anche il presidente – compare Mario Pardini, imprenditore e fondare della sezione Movie del festival, ma anche sindaco di Lucca dal 2022. Pardini era già stato al centro di polemiche. Sostenuto da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, aveva sollevato un polverone perché appoggiato anche dall’ex leader di Casapound lucchese Fabio Barsanti, con tutte le conseguenze del caso.
IL PATROCINIO DELL’AMBASCIATA ISRAELIANA
Insomma, che Lucca Comics & Games sia un evento organizzato dalla destra è cosa nota. Ancora prima che la fiera iniziasse è emersa la questione legata al patrocinio dell’ambasciata israeliana portata sotto i riflettori dal fumettista Zerocalcare. Del pessimo giornalismo fatto relativamente alle dichiarazioni dell’autore parla approfonditamente qui Andrea Degl’innocenti. Io invece vorrei soffermarmi su come sia stata mal gestita – o meglio, non gestita – la questione da parte di Lucca Crea.
Dopo le dichiarazioni di Zerocalcare – strumentalizzate da parte della destra – diversi autori e autrici hanno ritirato la loro adesione alla fiera, cito come esempio Giancane, Fumettibrutti e Davide Toffolo. Alcuni espositori, a dir la verità pochissimi da quel che ho potuto vedere, hanno esposto un’immagine di Handala per manifestare la loro vicinanza al popolo palestinese. Quello che stupisce è che Lucca Crea non si sia minimamente espressa sulla questione.
Quello che sappiamo è che il patrocinio dell’ambasciata israeliana non è oneroso ed è in qualche modo collegato alla presenza – poi ritirata dagli stessi – dei due artisti israeliani della locandina dell’evento Tomer e Asaf Hanuka. Controllando negli archivi emerge che nessuna ambasciata di paesi esteri fosse mai stata tra i patrocinatori di Lucca Comics & Games. Fa eccezione il 2014 in cui era stata coinvolta nuovamente l’Ambasciata d’Israele per una mostra personale dedicata all’autrice israeliana Rutu Modan. Viene da pensare che l’intervento di un’ambasciata estera si riveli necessario solo ed esclusivamente quando si tratta di Israele, ma delle caratteristiche di tale vincolo non si sa nulla e Lucca Crea non ha ritenuto importante esprimersi in materia.
Ad aggravare la situazione, nel programma appare un panel chiamato “Raccontare la guerra” in cui si legge “Dal Medio Oriente all’Ucraina, dal Sudan fino all’Africa dimenticata, per arrivare alle migrazioni”. Nessun accenno al conflitto israelo-palestinese. Sarà un caso? Oppure una mossa strategica? Anche qui l’intento non è stato chiaro e il panel è diventato oggetto delle più svariate ipotesi senza che nessuna fosse confermata né smentita.
IL PRIVILEGIO DEL BOICOTTAGGIO
Un altro tema connesso alla scelta di Zerocalcare è quello del privilegio del boicottaggio, ovvero chi può effettivamente boicottare Lucca Comics & Games? Ho raccolto un po’ di testimonianze e quello che è emerso è che in molti avrebbero voluto boicottare la fiera ma non hanno potuto. Le piccole case editrici hanno pagato cifre enormi per poter presenziare – si parla di migliaia di euro al metro quadrato – e tirarsi indietro all’ultimo le avrebbe condannate.
Lo stesso vale per chi lavora per le stesse case editrici. Autori e autrici, che vengono anche impiegati negli stand, non sono nelle condizioni di poter boicottare la fiera. Per non parlare poi dei singoli utenti. Già è da considerarsi un privilegio essere riusciti ad accaparrarsi i biglietti a prezzi esorbitanti, magari aver affittato con enormi difficoltà un appartamento. Rinunciare alla fiera avrebbe comportato una spesa che non tutti possono affrontare.
Il risultato qual è stato? Che il conflitto è rimasto al di fuori della fiera. Pochissimi i segnali di solidarietà per il popolo palestinese, difficili da notare anche per gli occhi più esperti. Si intravede qualcuno con il lutto al braccio, qualche spilla con la bandiera palestinese, ma poco altro. Se ipoteticamente qualcuno non avesse saputo nulla del conflitto né del boicottaggio, sicuramente non ne sarebbe stato informato all’interno della fiera.
ALTRE CONTRADDIZIONI A LUCCA COMICS & GAMES
Quest’anno la fiera si intitolava “Together”, ma ho realizzato che moltissime persone non si sono sentite incluse. Non si sentono accolte le persone neurodivergenti che non trovano zone di decompressione in cui rilassarsi. Non ci sono sedie o poltrone dove chiunque sia affaticato possa riposare. I bagni sono pochi e le fontanelle inesistenti. I prezzi sono proibitivi, per quanto riguarda sia il cibo all’interno della fiera che i biglietti di entrata. Per non parlare poi di quanto sia diventato difficile e oneroso trovare un alloggio.
Da diversi anni è in corso anche la protesta di chi occupa la zona dedicata alle autopubblicazioni. Anche in questo caso i prezzi per poter esporre le proprie opere sono elevatissimi – circa seicento euro al metro quadrato – e si viene relegati in un cortile interno difficile da individuare in cui, quest’anno, la pioggia ha inzuppato le opere di un’autrice. La loro voce si leva in coro per denunciare Lucca Comics, che si rivela essere solo una grande vetrina disinteressata alla vera promozione della cultura.
LA QUESTIONE BASTIEN VIVÈS
Come se tutto questo non bastasse, è stato invitato a presenziare alla fiera con un panel e un firmacopie Bastien Vivès, autore francese denunciato per apologia dell’incesto e produzione di materiale pedopornografico. In Francia è già stato escluso da una delle fiere più importanti dedicate ai fumetti, quella di Angoulême. Le sue dichiarazioni legate ai temi che affronta sono decisamente problematiche. Alcuni anni fa aveva anche attaccato la disegnatrice Emma Clit con commenti violenti, volgari e scabrosi, che coinvolgevano anche il figlio di lei. Era proprio necessario invitarlo a un evento frequentato da migliaia di bambini e famiglie? Per approfondire nel dettaglio la questione consiglio di leggere questa analisi.
IN CONCLUSIONE
Le lista delle cose che non funzionano a Lucca Comics & Games potrebbe essere ancora lunga, ma ho deciso di fermarmi qui. Nonostante tutto l’affluenza alla fiera è in costante aumento e quest’anno si è sfiorato il record registrato l’anno scorso. Non voglio neppure spiegare come approcciarsi a eventi di questo tipo perché non lo so. Ognuno è libero di portare avanti le proprie battaglie secondo la propria sensibilità e con il metodo che ritiene più consono, secondo le proprie possibilità.
Si può criticare Lucca Comics & Games pur essendoci andati oppure la si può criticare dall’esterno. Vi dirò di più: ci si può addirittura divertire. L’errore è appiattire una realtà complessa e spesso contraddittoria, riducendola a una lotta tra schieramenti tra cui il dialogo risulta impossibile.
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