L’eolico in Sardegna e Paesi Baschi. Approcci a confronto
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Ottobre 2022, Comune di Azpeitia, Gipuzkoa, 15mila abitanti. L’auditorium comunale è gremito. Gli amministratori locali e i rappresentanti della multinazionale norvegese Statkraft presentano davanti a 500 cittadini il progetto Piaspe, una centrale eolica di cinque pale alte 200 metri che si estenderebbe sul territorio di tre Comuni e che produrrebbe il 50% del fabbisogno dell’intera zona di Urola Erdia, che conta circa 30mila abitanti. In pratica, una sola pala sarebbe sufficiente per dare energia pulita al 70% delle abitazioni del Comune: con un’investimento di 32 milioni di euro a carico dell’azienda in totale verrebbero prodotti 84,7GW.
A CHI INTERESSA L’EOLICO?
La sindaca si chiama Nagore Alkorta ed è esponente della federazione della sinistra indipendentista EH Bildu. Ha vinto le elezioni municipali con il 54,65% ottenendo la maggioranza assoluta in consiglio comunale: 10 consiglieri su 17. I restanti 7 consiglieri sono del PNV, partito autonomista che ha ottenuto il 40,78%. Stessi risultati delle precedenti elezioni del 2015. La terza e ultima forza politica candidata era il PSOE-EE, che avendo raccolto solo il 3,2% dei voti non ha eletto nessuno. Secondo quanto riporta la giornalista Maddi Txintxurreta sul giornale Gara, l’assemblea pubblica è tesa, molte delle persone presenti si oppongono a quella che definiscono industrializzazione dei monti.
Gli amministratori sono cauti e disegnano davanti ai propri concittadini un quadro fosco della situazione della crisi energetica. La Comunità Autonoma Basca produce infatti solo la metà dell’energia che consuma e solo il 6,8% di questa viene prodotta da energie rinnovabili.
«Pensiamo che dobbiamo invertire il sistema energetico attuale e ridurre la nostra dipendenza. Siamo convinti che la transizione energetica deve essere democratica e deve passare per le energie rinnovabili», afferma il vicesindaco Josu Labaka. «Non possiamo dire no all’energia eolica così come abbiamo fatto in passato per il nucleare. Condividiamo le preoccupazioni dei cittadini sull’impatto che la centrale può avere». La sala rumoreggia, si sentono grida: «Non sui nostri monti».
Il concetto più importante sostenuto dagli amministratori sembra essere ai nostri occhi quello esposto dal vicesindaco: «Se nello sviluppo del progetto capiremo che i danni sono maggiori dei benefici la centrale eolica non verrà costruita. È troppo presto per saperlo, ma dobbiamo quantomeno esplorare questo percorso come opportunità per cambiare in modo democratico il modello dei combustibili fossili. Il progetto è aperto alla partecipazione attiva dell’industria, dei cittadini e degli enti pubblici: i benefici di questo progetto ricadrebbero sul territorio, questa è la nostra priorità più grande».
EOLICO È TERRITORIO
Prima di questa assemblea le notizie che erano giunte all’opinione pubblica sul progetto erano basate su una lettera bilingue Castigliano-Basco che l’impresa norvegese ha inviato alle assemblee comunali a metà settembre 2022, prontamente pubblicata sul sito del Comune, nella quale veniva annunciato l’interesse a portare avanti un ragionamento con i cittadini per consentire la socializzazione e la compartecipazione. In un incontro istituzionale con il Lehendakari Iñigo Urkullu, i rappresentanti dell’impresa hanno illustrato lo stato dei loro progetti e l’intenzione di socializzare l’energia, distribuirla a chilometro zero e lavorare in collaborazione con gli enti pubblici.
Inoltre Statkraft sostiene il diritto alla partecipazione diretta dei cittadini alla transizione energetica «percependo benefici economici come il significativo taglio dei costi dell’elettricità». La sindaca è d’accordo con questa impostazione: «In un mondo in cui il sistema energetico è nelle mani di pochi per la prima volta si parla di proprietà condivisa, di socializzazione dell’energia e di comunità energetiche». In un comunicato ufficiale gli amministratori affermano che «la proposta è tesa a promuovere la cooperazione tra pubblico e privato» e che «per la prima volta in progetti di queste dimensioni si parla di partecipazione dei cittadini attraverso le comunità energetiche, di proprietà condivisa tra aziende locali e Comuni».
Un modello fino ad ora sconosciuto che potrebbe consentire di cambiare l’attuale sistema energetico in favore di una dinamica innovativa che risponde ai bisogni di tutti i cittadini: da semplici consumatori a creatori di energia». Si pone inoltre l’accento sul fatto che Statkraft, l’azienda proponente, primo produttore rinnovabile d’Europa e capofila dell’idroelettrico, è una società per azioni di proprietà dello Stato norvegese. Dalle informazioni che è possibile rintracciare in rete l’azienda produce energia idroelettrica, eolica, solare e con gas e si occupa anche di fornire servizi di riscaldamento domestico urbano. Ha 4500 dipendenti in 19 Stati.
La volontà dell’amministrazione di procedere in modo partecipato, condiviso e trasparente è confermata dal fatto che il progetto è ancora in fase preliminare. Di fronte alla realtà della crisi energetica, la sindaca segnala che le iniziative energetiche come la cooperativa già esistente in Azpeitia non sono sufficienti a soddisfare le esigenze di una comunità che consuma tanto e produce poco. Da osservatori internazionali che guardano dall’alto la vicenda non possiamo non concentrarci e non sottolineare il modus operandi dei vari attori coinvolti in questa vicenda.
Come non apprezzare la lettera bilingue che l’azienda recapita ai Comuni, l’attitudine alla trasparenza e al confronto pubblico degli amministratori, i concetti esposti dai proponenti, la qualità del dialogo in corso che rispetta la dignità e gli interessi di tutte le parti in causa, il riconoscimento esplicito della sovranità della comunità sui territori e dei diritti dei cittadini, la compartecipazione al progetto di abitanti, industrie ed enti locali, la comproprietà delle infrastrutture, la condivisione dei ricavi, i servizi e le ricadute economiche territoriali dell’investimento.
Evidentemente l’approccio alla questione eolica nei Paesi Baschi è lontana anni luce dalle dinamiche burocratiche e politiche che regolano questo settore nello stato italiano e quindi in Sardegna. Ma in ogni territorio gli amministratori locali possono fare la differenza. E i buoni esempi non mancano neanche alle nostre latitudini. I cittadini di Azpeitia vivono una realtà, frutto di decenni lavoro politico e sociale, nella quale è naturale che il popolo basco, le sue comunità e le loro prerogative vengano rispettati dai rappresentanti istituzionali e dagli investitori che non si trovano ad agire in un far-west fatto di vuoto pneumatico identitario, politico, sociale e culturale. È anche per questo che c’è bisogno di rimboccarsi le maniche.
C’è necessità di proseguire l’attività politica per rendere possibile un salto di qualità collettivo del nostro popolo che ci consenta di progredire verso un nuove soggettività e nuovi poteri delle comunità locali nella gestione e nella regolamentazione di progetti che toccano il cuore della nostra nazione. L’indipendentismo sardo, progressista e nonviolento, da almeno vent’anni continua a proporre soluzioni sensate e immediatamente applicabili per la gestione delle fonti rinnovabili. Abbiamo le capacità per lasciarci alle spalle dinamiche umilianti e logiche di rapina delle nostre risorse naturali, umane e territoriali, con coscienza e dignità.
Questo articolo fa parte di una serie di approfondimenti realizzati in collaborazione con Helis Blog.
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