La Cooperativa Monteverde e il suo bilancio che parla di inclusione ed economia circolare – Io Faccio Così #393
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Verona, Veneto - Anni fa, insieme alla Federazione dell’Economia del Bene Comune, intraprendemmo un bellissimo percorso di racconto approfondito di questa realtà sul nostro giornale. Analizzammo il Bilancio del Bene Comune, le sue caratteristiche e vi raccontammo le aziende che avevano deciso di stipularlo e di fare propri i principi pionieristici di sostenibilità umana, ambientale e sociale propri di questo strumento.
MONTEVERDE ONLUS
Una di queste aziende è la Cooperativa Sociale di Solidarietà Monteverde Onlus che vi raccontiamo oggi. È una cooperativa storica, nata nel 1986 a San Zeno di Colognola ai Colli, “con l’intenzione precisa di occuparsi di servizi rivolti alle persone con disabilità perseguendo l’interesse generale della collettività alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini”. La cooperativa oggi ha sede a Badia Calavena, in provincia di Verona, e opera sia in città che nella parte orientale della provincia veronese corrispondente alla Val d’Illasi, occupandosi delle necessità di duemilacinquecento persone e di quelle delle loro famiglie, ospitando inoltre sessanta persone nei centri residenziali diurni.
È una cooperativa sociale di tipo A e fornisce servizi socio sanitari ed educativi. Lo fa mettendo al centro il lavoro come forma riabilitativa per l’inserimento sociale delle persone che usufruiscono dei loro percorsi. Cosa significa? «Significa che abbiamo dei laboratori all’interno dei quali i ragazzi e le persone che frequentano i nostri centri lavorano in falegnameria e nel quale facciamo oggetti di legno, in particolare con materiale riciclato», ci spiega Stefania Toraldo.
Stefania si occupa del marketing, della comunicazione sociale e della raccolta fondi per la Fucina della Solidarietà, vetrina fisica e virtuale per la vendita dei prodotti della Cooperativa. «Legno di bancali o qualsiasi altro legno ci venga donato noi lo facciamo diventare un oggetto unico e particolare – racconta – che nasce dall’idea dei nostri utenti e degli educatori e dei maestri d’arte che li seguono. Sono oggetti per l’ufficio, per la casa e oggetti regalo che noi vendiamo successivamente».
ECONOMIA CIRCOLARE E CARTA
Curiosando tra le pagine del sito e nei diversi video pubblicati dalla Monteverde, si nota una particolare attenzione al tema della sostenibilità e alla sua valorizzazione lavorativa per i bisogni della cooperativa. L’attenzione al riuso, al riciclo e in generale ai temi dell’economia circolare non si ferma al legno, ma si espande alla carta e alla sua costruzione.
All’interno della cooperativa le ragazze e i ragazzi ospiti dei programmi della struttura – le fasce d’età sono diverse e ampie – costruiscono la carta: «I ragazzi hanno imparato dai maestri di Fabriano, attraverso un progetto che è stato finanziato inizialmente dalla Fondazione Cattolica», spiega Stefania. Successivamente «le ragazze e i ragazzi hanno imparato a fare questo tipo di lavoro insieme agli educatori e adesso producono fogli di carta, in quello che possiamo considerare come un esempio di economia circolare».
Nella fase iniziale della produzione arriva in cooperativa la carta, donata o recuperata. Sono le ragazze e i ragazzi con disabilità grave a realizzare un primo lavoro di sminuzzamento. Successivamente viene realizzata la polpa, che viene poi immessa nelle vasche dove con i telai si realizzano i fogli. «A partire da quei fogli fabbrichiamo biglietti di carta, segnalibri e bomboniere completamente fatte di carta riciclata», conclude Stefania.
UN’IMPRESA PER IL BENE COMUNE
Come accennato, da alcuni anni Monteverde è una realtà che fa parte del Movimento internazionale dell’Economia del Bene Comune, redigendo il Bilancio del Bene Comune per la sua seconda volta. Spiega Stefania Toraldo come «la Cooperativa abbia stipulato l’ultimo bilancio attraverso la formula del peer to peer. Il bilancio è uno strumento di comunicazione interno potentissimo perché unisce tutti i soci della cooperativa intorno a un obiettivo comune, che è quello della sostenibilità integrale a tutti i livelli della nostra organizzazione».
«Abbiamo fatto un diario di bordo che raggruppa tutti gli obiettivi del bilancio e io, ogni tre mesi, insieme al bilancio finanziario faccio un controllo di come stiamo raggiungendo tutti gli obiettivi qualitativi nella nostra organizzazione», spiega in conclusione Stefania. «Incontro tutti i colleghi, chiedo loro sia a che punto del percorso siamo sia se hanno delle difficoltà in merito. Questo ci aiuta tantissimo a fare impresa in modo sistemico e collettivo».
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