Caccia in Sicilia: a dispetto del buon senso e della crisi ambientale si continua a sparare
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È un tira e molla a suon di decreti, ricorsi, sospensioni e riattivazioni quello della stagione della caccia in Sicilia. Un tira e molla partito già quest’estate quando, prima dei terribili incendi che hanno devastato il patrimonio boschivo siciliano, l’assessorato all’Agricoltura aveva pubblicato il calendario venatorio e che ha segnato le ultime – o meglio penultime – battute il 16 novembre con la firma da parte dell’assessore all’Agricoltura, Luca Sammartino, del decreto che riattiva la stagione venatoria 2023-2024 che era stata sospesa dopo l’ordinanza del Consiglio di giustizia amministrativa appena sei giorni prima.
«Abbiamo operato in tempi celeri, onorando l’impegno di riaprire la stagione venatoria. Una buona notizia attesa dai cacciatori siciliani ai quali voglio rinnovare il mio sostegno», è stato il commento dell’assessore a margine della pubblicazione del decreto sul portale istituzionale della Regione Siciliana. Una pubblicazione che ha avuto effetto immediato per la riapertura anche se le associazioni ambientaliste – WWF Italia, Legambiente Sicilia, Lipu BirdLife Italia, LNDC Animal Protection, Enpa e LAC – in prima linea in questa battaglia, non demordono e hanno già pronto il prossimo ricorso.
«Con incredulità apprendiamo dell’emanazione del decreto dell’Assessore regionale all’agricoltura Luca Sammartino che riapre la caccia cedendo alle pressioni della lobby venatoria», hanno subito commentato le associazioni ambientaliste. «Si tratta di un provvedimento di “deregulation venatoria” e di una gravissima violazione dell’ordinanza del C.G.A. che ha sospeso la caccia fino al prossimo 10 gennaio proprio allo scopo di salvare agli animali selvatici sopravvissuti a incendi, siccità ed emergenza meteoclimatica, secondo il principio di precauzione ambientale e in attuazione della Costituzione, che tutela la biodiversità come valore fondamentale della Repubblica».
Ma andiamo con ordine perché questa storia merita di essere compresa meglio anche attraverso la lettura e la spiegazione di carte, permessi, decreti e, appunto, ricorsi. La caccia, in Italia, lo sappiamo è “legittima” – i vari tentativi di referendum e di raccolta firme per indire nuovi referendum sono sempre falliti e di questo bisogna prendere atto. Ci sono però norme che ogni regione deve seguire alla lettera sin dalla predisposizione del calendario venatorio che non è una semplice tabella dei giorni in cui è possibile imbracciare il fucile ma anche delle eccezioni e delle regolamentazioni.
ENNIO BONFANTI, WWF SICILIA: LA CACCIA IN SICILIA APERTA PERSINO PRIMA DEL PREVISTO
Per farci spiegare meglio cosa è successo in questi ultimi mesi in Sicilia, ho chiesto a Ennio Bonfanti, referente fauna WWF Sicilia, di raccontarci com’è andata. «Il calendario venatorio 2023 è stato emanato dall’assessore dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della pesca mediterranea tra giugno e luglio prima che i terribili incendi straziassero la nostra regione», mi spiega.
«Già allora comunque presentava, a nostro parere, delle illegittimità perché, ad esempio, non rispettava il parere dell’Ispra – Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale su alcune specie in difficoltà e anticipava persino la stagione alla prima domenica di settembre anziché alla terza domenica di settembre come dice la legge; l’Ispra consiglierebbe addirittura di aspettare la prima domenica di ottobre, sottolineando che ancora a settembre persistono siccità e rischio incendi».
Sottolineando alcune criticità, le associazioni hanno fatto quindi ricorso al Tar, chiedendo un decreto urgente anche perché in Sicilia nel frattempo era scoppiata la situazione degli incendi e la stessa Regione Siciliana tra luglio e agosto aveva emanato delibere di giunta per dichiararare lo stato di crisi e di emergenza, per la durata di dodici mesi. «Ci siamo rivolti al Tar di Palermo ma il presidente ha rigettato la nostra richiesta con la considerazione che “tanto la caccia è vietata nei terreni bruciati”. In effetti, la motivazione della nostra richiesta non riguardava affatto questo elemento, quanto il fatto che, proprio a causa degli incedi gli animali che si sono salvati si concentrano in altre zone».
In ogni caso, pur in stato di crisi, il 2 settembre in Sicilia si apre regolarmente la caccia. «Il Tar il 21 settembre rigetta nuovamente il nostro ricorso, pur sospendendo la stagione venatoria limitatamente ad alcune specie in declino. E noi tutti ricorriamo in appello al Consiglio di giustizia amministrativa. Tra l’altro a fine ottobre è stato persino prolungato lo stato di emergenza in Sicilia. Ecco, a questo punto, arriva la buona notizia: il presidente del Cga sottolinea la questione dello stato di crisi e accoglie l’appello cautelare delle sei associazioni protezioniste e, oltre a sospendere la caccia con effetto immediato, il 10 novembre, ordina all’Assessorato dell’Agricoltura della Regione Siciliana di pronunciarsi sull’istanza presentata dalle associazioni richiedenti del 18 agosto 2023».
IL CGA HA DATO RAGIONE ALLE ASSOCIAZIONI SULLA QUESTIONE DELLO STATO DI CRISI IN SICILIA
Nell’ordinanza cautelare del Cga si legge: “Dovendo l’Assessorato verificare la compatibilità dell’attività venatoria con la situazione ambientale, climatica ed ecologica determinatasi nell’anno in corso a fronte degli avversi eventi climatici sopravvenuti riesaminando il decreto assessoriale in questa sede impugnato nell’ottica di valutarne la compatibilità con il principio di precauzione, onde apportare le eventuali modifiche necessarie e disporre le misure idonee a salvaguardare la fauna presente sul territorio siciliano dal pericolo di estinzione”. E sospende la caccia fino al 10 gennaio quando è fissata l’udienza collegiale del Tar per discutere di tutta la questione.
Per le associazioni ambientaliste quella del 10 novembre era una vittoria perché metteva la parola fine alla stagione di caccia in Sicilia. Il Cga, infatti, ha riconosciuto che, “come adeguatamente comprovato dalle associazioni ambientaliste appellanti, i notevoli incendi divampati nel territorio regionale associati allo straordinario aumento delle temperature verificatisi nel periodo estivo hanno determinato un, facilmente intuibile, significativo rischio per la sopravvivenza degli animali. In tal senso sono particolarmente significative le due delibere con le quali la giunta regionale siciliana ha opportunamente preso atto della gravità della situazione, avanzando ai competenti organi statali la richiesta di deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale per la durata di 12 mesi“.
L’ASSESSORE LUCA SAMMARTINO RIAPRE LA CACCIA IN SICILIA
Ma la gioia è durata ben poco. «Una volta ottenuta questa sospensiva del Cga, il venerdì 10 novembre, verso l’ora di pranzo l’abbiamo notificata all’assessore e ne hanno subito parlato i media. Di fatto la sospensione è poi arrivata il lunedì 13 novembre e appena 3 giorni dopo, l’assessore Sammartino ha firmato il decreto che riattiva la stagione venatoria 2023-2024, sostenenendo di aver eseguito tutte le verifiche richieste dal Cga e quindi d’aver chiuso l’istruttoria», sottolinea Ennio.
Tra sbalordimento e incredulità le associazioni hanno annunciato nuova battaglia, anche se il provvedimento costringe a un nuovo ricorso tout court. «Avevamo pensato di ricorrere di nuovo al Cga ma la giurisprudenza non lo prevede. Purtroppo, tra tira e molla, anche se tenteremo nuovi ricorsi, temiamo si arrivi al 17 gennaio quando, anche in caso di vittoria la stagione venatoria sarebbe ormai salva e quasi finita», dice Ennio non senza un filo di rassegnazione misto a rabbia e sconforto.
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