6 Nov 2023

BabelebaB, un festival dove la musica diventa espressione di giustizia e solidarietà

Gli scorsi 14 e 15 ottobre, il quartiere Scampia di Napoli ha ospitato BabelebaB, il primo Festival di cori interculturali, nato da un progetto di ricerca di Luciana Manca. I cori interculturali nascono con lo scopo di favorire l'inclusione di migranti, offrendo sia uno spazio di accoglienza sia un aiuto concreto, e utilizzando la musica come linguaggio comune. BabelebaB ha visto la partecipazione di quattrocento coristi, uniti per cantare a gran voce il loro messaggio di pace e giustizia.

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Campania - La musica è un linguaggio universale che accomuna ogni cultura del mondo e che risuona allo stesso modo nel cuore di ogni essere umano. Nessun linguaggio migliore dunque per veicolare un messaggio di solidarietà. È questa convinzione che ha portato alla nascita di BabelebaB, il primo Festival Nazionale dei cori interculturali, esito del lavoro di ricerca di Luciana Manca e ospitato, per questa sua prima edizione, nel quartiere Scampia di Napoli.

LE ORIGINI DI BABELEBAB TRA MUSICA E INCLUSIONE

La ricerca di Luciana Manca inizia nel 2017, quando ancora non aveva cominciato il suo dottorato. All’epoca aveva già iniziato a collaborare con Alessandro Portelli del circolo Gianni Bosio e aveva iniziato a indagare, attraverso una serie di interviste, il rapporto che alcune famiglie immigrate in Italia avevano con la musica. Questa collaborazione portò alla creazione di un CD, intitolato “Ius soli, voci e canti dell’Italia futura”.

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Nei suoi studi, Luciana ricercava esperienze in cui la musica venisse usata come medium per la socialità e per l’inclusione. Scoprì prima i cori multiculturali di Roma e poi entrò in contatto, grazie a Sandro Portelli, con quelli del Friuli e del Veneto – rispettivamente “Voci dal mondo” e “Canto sconfinato” – e iniziò a cercare esperienze simili in tutta Italia.

I CORI MULTICULTURALI D’ITALIA

«I cori multiculturali non sono solo cori con un repertorio internazionale o di cui facciano parte persone straniere, ma nascono con l’intenzione specifica di favorire l’inclusione dei migranti, sia creando uno spazio di accoglienza, sia aiutandoli concretamente nella stesura di pratiche burocratiche o in altre cose di cui potrebbero avere bisogno», ha spiegato Luciana.

Mentre girava di città in città per conoscere i coristi e i direttori, Luciana notava che molti di loro mettevano in atto strategie simili pur non essendo mai venuti in contatto gli uni con gli altri. Ad esempio, per fare sentire qualcuno accolto, usavano tutti la strategia del “canto regalato”, facendo scegliere alla persona straniera un canto che porta nel cuore da arrangiare o improvvisare.

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IL FESTIVAL REGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA

Nel tempo, con Luciana che faceva un po’ da anello di congiunzione, i coristi e i direttori di diverse città d’Italia iniziarono a mettersi in contatto gli uni con gli altri, attirati dall’affinità di passioni e di scopi. Iniziò a bazzicare nella mente di tutti l’idea di dar vita ad un Festival, ma nessuno ancora immaginava BabelebaB e questa idea non riusciva a uscire dalla sfera dell’utopia. BabelebaB iniziò a sembrare possibile e reale soprattutto dopo che, nel 2022, si riuscì a mettere in piedi, totalmente dal basso e senza finanziamenti, un festival regionale che raccolse in sé tutti i cori dell’Emilia-Romagna.

IL VIA ALL’ORGANIZZAZIONE DI BABELEBAB

Ebbero così inizio le riunioni volte all’organizzazione di BabelebaB. Dopo diversi confronti, le decisioni venivano prese democraticamente tramite una serie di Google form creati da una delle coriste, Martina Libertà. «Fui contattata da padre Eraldo, che mi propose di ospitare il Festival a Napoli e dopo esserci confrontati sui costi e sulle possibilità economiche, abbiamo accettato», ha raccontato Luciana.

È stato l’incontro di persone che hanno un’idea precisa di giustizia sociale e che mettono le proprie capacità musicali al servizio di questa idea

BABELEBAB ARRIVA A SCAMPIA

Babelebab ha visto così la partecipazione di quattrocento coristi, uniti dal desiderio di apertura verso culture diverse e dalla volontà di usare la musica per esprimere un messaggio di accoglienza in risposta al crescendo di intolleranza istituzionale degli ultimi anni. L’ospitalità a Napoli è stata offerta dalla Caritas, mentre le spese di viaggio per coristi e coriste sono state coperte grazie ad un crowdfunding organizzato dalla stessa rete e dalla vendita di gadget.

Durante la prima giornata si è svolto un convegno presso la sede di Scampia dell’Università di Napoli Federico II, dove docenti esperti di tematiche musicologiche legate alle migrazioni hanno dialogato con i direttori di coro e con i coristi. Al termine del convegno, le associazioni e congregazioni religiose di Scampia hanno offerto il pranzo presso il ristorante italo-romanì Chikù. Nel pomeriggio, i coristi hanno cantato liberamente tra le strade di Napoli, mentre la sera, a piazza Mercato, si è tenuto un grande concerto dove si sono alternati tutti i cori e che si è concluso con due brani scelti e cantati da tutti e quattrocento coristi insieme.

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«I momenti più emozionanti sono stati quelli in cui hanno cantato tutti insieme», ha raccontato Luciana. «Hanno scelto un brano intitolato “The prayers of the mothers”, un canto in ebraico e in arabo che trasmette un messaggio profondamente pacifista e che i coristi hanno intonato circondando il pubblico. Insieme poi hanno cantato anche “Nostra patria è il mondo intero”, un canto anarchico scritto da Pietro Gori, accompagnato da una bandiera della pace che è stata fatta passare tra il pubblico».

Il giorno successivo, si sono tenuti dei workshop alla metro di Scampia che hanno coinvolto diverse persone con esercizi vocali e corporei. «BabelebaB stata un’esperienza magnifica per tutti», ha commentato Luciana. «I coristi, hanno avuto modo di incontrarsi di persona e di creare insieme qualcosa di così bello. Per me poi è stato davvero emozionante, perché grazie alle interviste ho avuto modo di conoscere quasi tutti loro e alla fine è nato tra noi un affetto sincero».

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Il ritrovarsi tutti è stata un’emozione forte. «È stato l’incontro di persone che hanno un’idea precisa di giustizia sociale e che mettono le proprie capacità musicali al servizio di questa idea. Tutti sono mossi da una fortissima motivazione e tra loro sono nate immediatamente delle affinità perché hanno in comune questo amore per la musica e per la giustizia», ha commentato ancora Luciana.

BABELEBAB NEL FUTURO

L’idea che si spera diventerà realtà è quella di far diventare BabelebaB un festival itinerante, con diverse edizioni in giro per l’Italia. Tutto è nato da una ricerca scientifica che è stata portata fuori dall’ambito accademico e che ha avuto degli effetti sociali. Nel frattempo Luciana Manca, facendo tesoro delle tecniche imparate dai cori con cui è venuta in contatto, sta provando a far nascere un coro multiculturale in un quartiere difficile di Roma, Tor Bella Monaca.

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